Rinaldo di Torquato Tasso pagina 16

Testo di pubblico dominio

parti il campo avea diviso, ed ei tenea con una un picciol monte; Namo s'era con l'altra al piano assiso; gli stava con la terza Amone a fronte. L'essercito infidel d¢mo e conquiso è cinto intorno e chiuso in Aspramonte; ben molti ancor vi son de' Saracini, che stan ne' forti luoghi ivi vicini. 8 Poi che 'l campo da lunge ebber mirato e sodisfatto al lor desire in parte, Florindo, bene instrutto ed informato di quel che deggia far, da l'altro parte, e dritto se 'n va dove attendato s'era il gran Carlo in elevata parte. Ma Rinaldo che gir seco non volle, si fermò giù nel piano a piè del colle. 9 Passa Florindo tra l'altere squadre, adorne di valor, di ferro cinte, ed a varie fatiche, opre leggiadre, tutte le vede in util modo accinte. Quinci l'anime vili, oscure ed adre, cui l'ozio piace, son scacciate e spinte; quivi Vener non ha né Bacco loco, né dado infame od altro inutil gioco. 10 Quivi si vede sol chi dal forte arco aventi strai con certa aspra percossa, chi di scudo coperto e d'arme carco poggi in loco erto con destrezza e possa; chi porti il destro suo terreno incarco con lieve salto oltra ben larga fossa, chi mova a marzial feroce assalto gli aspri piombati cesti or basso or alto; 11 chi con robusta man la spada giri in fiammeggianti rote o l'asta vibri, e chi lottando a la vittoria aspiri, e diverse arme paragoni e libri; chi con gran forza il pal di ferro tiri, chi d'arte militar rivolga i libri, chi muova tutto armato il piede al corso, chi volga o lente ad un corsiero il morso. 12 Deh! come in tutto or è l'antica norma e quel buon uso e quei bei modi spenti! Com'or nel guerreggiar diversa forma si serba, oimè! tra le cristiane genti! Or chi celebri Bacco o inutil dorma, chi tutti aggia i pensieri al gioco intenti, chi ne' piacer venerei impieghi e spenda le forze, è sol de' campi in ogni tenda. 13 Che meraviglia è poi se 'l rio serpente, sotto cui Grecia omai languendo more, orgoglioso minaccia a l'Occidente e par che 'l prema già, che già il divore? Ma dove or fuor di strada inutilmente mi torcon giusto sdegno, aspro dolore? Dove, amor e pietà, mi trasportate? Deh! torniamo a calcar le vie lasciate. 14 Florindo, uno scudier tolto in sua scorta, si fa condurre al padiglion di Carlo. Giunto a le guardie de la regia porta, prega ch'entro al signor voglian menarlo. Come il re vide, con maniera accorta, chini i ginocchi al suol, prese a mirarlo; indi fatte le guancie alquanto rosse, riverente ed umil tai voci mosse: 15 — Sir, qui vengh'io da la tua fama tratto, che quasi un novo sol risplende e vaga, per esser di tua man cavalier fatto: benigno adunque il mio desire appaga. — Carlo del suo parlar ben sodisfatto, e de la nobil sua sembianza vaga, cavalier fello, ancorché non sapesse dirgli a pieno onde origine ei traesse. 16 Prega Florindo che la man d'Orlando, l'invitta man di Dio ministra in terra, sia quella che gli cinga al fianco il brando, lieto e felice augurio in ogni guerra. Il paladin di ciò gli è grato, usando detti cortesi, ond'egli umil s'atterra, ed al gran Carlo ed a lui grazie rende; indi di nuovo il dir così riprende: 17 — Un cavalier che qui vicin m'aspetta, ed io, che ambi d'Amor seguaci siamo, per la sua face e per la sua saetta d'esser campioni suoi giurato abbiamo; onde or de l'armi dando altrui l'eletta, al tuo cospetto mantener vogliamo, ch'ascender non può l'uomo a vero onore se non gli è duce e non gli è scorta Amore. 18 Dunque s'alcun de' tuoi guerrier si truova che nemico d'Amor si mostri e sia, e ciò voglia negar, venga a la pruova, ch'a lui con l'arme in man risposto fia. — Parve proposta tal leggiadra e nuova, e v'è chi contradirvi omai disia. Carlo vuol poi che sia l'alta proposta per un suo messo a' Saracini esposta. 19 Tosto di ciò si sparse fama, e molti che ne' lacci d'Amor non furon mai, o che se 'n quelli pur vissero involti, ed aspri e duri gli provaro assai, ed essendone già liberi e sciolti, fissi in mente tenean gli antiqui guai, disposer d'adoprar l'asta e la spada, perché d'Amor la gloria a terra cada. 20 Carlo già presso al piano era disceso, intorno cinto da' suoi duci alteri, per risguardar come l'incarco preso sostenerian gli incogniti guerrieri. Rinaldo, a cui toccava il primo peso, attendeva a la giostra i cavalieri: primo è a venir Gualtier da Monlione, e primo anco a lasciar scarco l'arcione. 21 Sorse vario parlar fra i circostanti, vedendo il fiero corpo inaspettato, ma cessò tosto, perché fessi avanti Augiolin ch'era a vincer spesso usato. Segnano i colpi a l'elmo ambo i giostranti: ecco si danno, ecco cader sul prato l'aventurier ch'a quel colpir non resse, e col tergo e col capo il suolo impresse. 22 Berlingier ch'Angiolino a terra ir vede, e ne vuol fare a suo poter vendetta, la lancia arresta e 'l destrier punge e fiede, e veloce ne va come saetta. Dal fren la mano e da la staffa il piede gli leva il colpo averso: ei pur s'assetta, e ferma in sella, e torna a giostra nuova; ma lunge dal cavallo al pian si trova. 23 Molti ch'eran d'Amor fidi e devoti, spinti da invidia e da pensier superbo, vennero a giostra allor, ma lasciar vòti i cavalli al colpir grave ed acerbo. Tu primiero col tergo il suol percuoti, benché sii di gran forza e di gran nerbo, o fier Riccardo; poi seguonti appresso Druso, Alcasto, Orion, Pulione e Bresso. 24 Tosto dopo costor giostra Gismondo; tosto è dopo costor sospinto a terra. Cadde ancor seco Orin che furibondo, per voler troppo, il colpo falla ed erra. Arban suo maggior frate ora è secondo, ch'Orin prima e poi lui Rinaldo atterra; bene Aldrimante, il terzo lor germano, venne terzo a cader disteso al piano. 25 Mentre Rinaldo fa sì agevolmente verso il cielo a costor volger le piante, ecco a pugna venir chiaro e lucente di forte acciaro il saracino Atlante. Sembra egli a l'apparir torre eminente, sembra il destrier c'ha sotto alto elefante; tutto di marzial sdegno s'accende il guerrier, come in lui le luci intende. 26 Senza parlar, senza pur dirgli “guarda!”, ratto muove a l'incontro il fier pagano; né men ratto di lui l'altro ritarda, ma l'asta indrizza, non mai corsa in vano. De' circonstanti ognun sospeso guarda qual de' duo deggia roversarsi al piano; batte a quelli per dubio e per sospetto, per ira e brama a questi il cor nel petto. 27 Con quel vigor, con quelle voglie pronte con cui colpirsi Achille e 'l forte Ettorre, là 've asconde tra nubi il sacro monte Ideo l'aerea testa, e 'l Xanto scorre, con quelle o con maggior ne l'ampia fronte vengonsi questi al primo scontro a côrre: e fu 'l colpo crudel di tanta forza che gir tre volte o quattro a poggia e orza. 28 Si scontrano i cavalli, e 'l fier Baiardo, quanto minor, cotanto ancor più forte, l'altro distende con urtar gagliardo, e dàllo in preda a la gelata morte. Il pagan si drizzò, ma lento e tardo, ché gli presse il destrier le gambe a sorte; intanto il cavalier lui non offende, ma con l'integra lancia al pian discende. 29 Ride il superbo Atlante e lui minaccia, come da sella al pian disceso il vede, e dal fodro Fusberta altero caccia, Fusberta il brando ch'ogni prezzo eccede. Rinaldo verso quel volta la faccia, e inanzi il manco e dietro 'l dritto piede ben fermo in terra, e l'asta a mezzo presa, coraggioso si move a la contesa. 30 Tutto feroce l'African si lancia, ed a trovare il va con un mandritto, ma in mezzo il corso da l'aversa lancia gli è tronco il calle e l'omero traffitto. S'allegra tutto allor lo stuol di Francia, ma si conturba il Saracino afflitto: freme il gigante e di rabbiosa fiamma le guancie e gli occhi orribilmente infiamma. 31 E da la destra uscir si lascia il brando, ch'a catena di ferro avinto pende, sì ch'afferrar può l'asta, e lei tirando quasi per terra il cavalier distende, e di man gliela cava. Indi,

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Argomenti: sacro monte,    dado infame,    forte arco,    lieve salto,    feroce assalto

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