Rinaldo di Torquato Tasso pagina 14

Testo di pubblico dominio

null'a par del mio gravoso ed empio. Ben caro avrò che tu mi narri poscia qual passion t'affliga e quale angoscia. 25 Là dove già l'alta Numanzia sorse, ch'osò ben spesso al gran popol romano co l'intrepido ferro audace opporse, e fe' del latin sangue umido 'l piano, dove or per abitar usan raccôrse solo i pastor del territorio ispano, nacqui io, ma sotto stella iniqua e ria, del più ricco uom ch'in quelle parti sia. 26 Siede ivi un tempio a maraviglia adorno, ch'a Venere sacrar nostri maggiori, dove sempre di maggio il primo giorno vengono cavalier, vengon pastori, donne e donzelle dal vicin contorno a porgere a la dea solenni onori; né questo antiquo stil ponto è dismesso, perch'or s'adori il gran Macone in esso: 27 anzi premii son posti a qual più dotta gagliarda mano il pal di ferro tira, a chi il nemico al gioco della lotta con maggior forza ed arte alza e raggira, a chi con l'arco di più certa botta ferisce il segno, ov'altri indarno mira, a chi con ratto piè gli altri precorre, a chi la lancia più leggiadro corre. 28 Le donne poi, che son di basso stato, menano insieme vaghe danze a gara; l'altre ch'in maggior grado ha 'l ciel locato, e che di stirpe son nobile e chiara, si baciano a vicenda; e chi più grato il bascio porge, in ciò più dolce e cara a giudizio commun rapporta il pregio, ch'orna la sua beltà di nuovo fregio. 29 Soleano già, quando concesso ei n'era da' secoli miglior più libertate, i giovanetti ch'a la primavera erano giunti di lor verde etate, anch'essi intrar confusamente in schiera con le vaghe donzelle inamorate, e insieme gareggiar nel dolce gioco: ma ciò l'uso corresse a poco a poco. 30 Avenne, ed or passato è il secondo anno, ché i dì non sol, ma l'ore in mente anch'aggio, ch'al tempio venne per mio eterno danno la vaga Olinda il dì primo di maggio: la vaga Olinda, mio gravoso affanno, c'ha bellissimo il volto, il cor selvaggio, Olinda ch'è del nostro re figliuola, di cui chiaro romor per tutto vola. 31 Lasso! non prima in lei gli occhi affisai, che per l'ossa un tremor freddo mi scorse. Pallido ed aghiacciato io diventai allora, e fui de la mia vita in forse; quasi in un tratto ancor poi m'infiammai, e contra il giel l'ardore il cor soccorse, spargendo il volto d'un color di fuoco, né dentro o fuor potea trovar mai luoco. 32 Non conobbi io l'infirmità mortale a segni, ohimè! ma nel bel volto intento, misero! dava a l'amoroso male esca soave e dolce nutrimento. Ben me n'avidi al fin, ma che mi vale, s'ogni rimedio era già tardo e lento, ed ogni sforzo van, ché 'l crudo Amore s'era in tutto di me fatto signore? 33 Conosceva il mio error, vedeva aperto, quanto a lo stato mio si sconvenisse in donna di tal sangue e di tal merto l'insane voglie aver locate e fisse, e che era ben per sentiero aspro ed erto fuggir pria ch'altro mal di ciò seguisse: ma mi sforzava il micidial tiranno gir volontario a procacciarmi danno. 34 Non così fonte di chiar'acqua pura a stanco cervo ed assettato aggrada, né tanto al gregge il prato e la pastura piace ch'è sparsa ancor da la rugiada, né tanto il rezo e la fresca ombra oscura a peregrin ch'errando il luglio vada, quanto sua dolce vista a me piacea, bench'ella fosse di mia morte rea. 35 L'ora de' giuochi era venuta intanto, ed al palo tirar si cominciava, e già fra gli altri omai la palma e 'l vanto un gagliardo pastor ne riportava. Siegue la lotta: io che mostrarmi alquanto al mio gradito amor pur desiava, corro al certame; e tal fu la mia sorte che giudicato fui d'ognun più forte. 36 Si giostrò poscia, e i giuochi anco si fêro de le donzelle; ed io che vidi allora molte che baci a la mia donna diero, e che gli ricever più cari ancora, arsi di dolce invidia, e col pensiero mi formai grate frodi ad ora ad ora, perché mi parve, inganno aventuroso, d'esser fra loro al bel gioco amoroso. 37 Ultimamente al corso poi si venne, di cui teneva Olinda il pregio in mano; io m'accinsi al certame, e non ritenne il corpo stanco l'appetito insano. M'aggiunse ai piedi Amor veloci penne, e mi rendè l'andar facile e piano, tal che gli altri precorsi, e giunsi dove sedean l'alte bellezze altere e nove. 38 Come fui sì vicino al mio bel sole, un gelato tremor tosto m'assalse, tal ch'io mi dibattea sì come suole tenero giunco in riva a l'acque salse. Quasi lasciò le membra vuote e sole l'alma, che gli occhi bei soffrir non valse. Al fin mi porse Amor cotanto ardire che 'n parte sodisfeci al mio desire; 39 e con sùbita astuzia, di cadere fingendo, nel bel sen quasi mi stesi. Or chi potria mai dir quanto piacere e qual dolcezza in quel istante io presi? Ma non deggio di ciò punto godere, da poi che fu cagion che più m'accesi: ché se caldo era pria, non fu in me dramma da indi in qua se non di fuoco e fiamma. 40 Poi tolsi il pregio, e lieve in tôrlo strinsi la man che quel tenea bianca e gentile, e in questa di rossor le guancie tinsi, ed a terra chinai lo sguardo umile. Or veder pòi quant'oltre io mi sospinsi, io di nissun valore uom basso e vile, verso dama sì degna e sì sovrana, e s'Amor mi rendea la mente insana. 41 Ma già dal ciel Apollo era sparito, onde ancor seco il mio bel sol spario, ed io restai di tenebre vestito, preda del duol che soffro ognor più rio. Oh pur, oimè! di queste membra uscito se 'n fusse allor l'infermo spirto mio, ch'a maggior pene ed a più fera sorte tolto m'avria quell'opportuna morte. 42 Quella inquieta notte in quanti e quanti angosciosi martir, lasso! passai; quanti trassi dagli occhi amari pianti, quanti dal petto arsi sospir mandai, non credendo i celesti almi sembianti e gli occhi belli riveder più mai: ma vietò questo per maggior mio male l'atrocissimo mio destin fatale. 43 Perciò ch'Olinda, a chi il paese piacque per lo ciel che temprato era e sereno, per l'amene selvette e limpid'acque, e' bei colli che 'l fan vago ed ameno, perché di caccie, a cui da ch'ella nacque ebbe il cor volto, è copioso e pieno, in un castel che signoreggia intorno tutto il paese, elesse far soggiorno. 44 E quinci ella uscia poi sovente fuori coi primi rai, con l'aura matutina, allor che le verdi erbe e i vaghi fiori aprono il seno a la celeste brina, cinta da cavalier, da cacciatori, e da schiera di dame pellegrina; ed or seguiva i lepri e i cervi snelli, or tendea reti ai semplicetti augelli. 45 Io c'ho tutti i miei dì cacciando spesi con quei che sono in ciò dotti e maestri, e ch'era annoverato in quei paesi tra i più veloci e tra i più cauti e destri, oltre che sapea i luochi ove son presi più facilmente gli animai silvestri, ne la sua compagnia tosto raccolto fui con grate parole e lieto volto. 46 Sempre era seco e gli pendea dal lato, e per felice allor mi riputava, ch'avea il suo cane a lassa o l'arco aurato, o la carca faretra io le portava; felicissimo poi se m'era dato toccar le veste ond'ella cinta andava. Così ne vissi insin ch'il solar raggio portò di nuovo il dì primo di maggio. 47 Ma 'l crudo Amor, ch'altrui piacer perfetto non fa sentire, insin ch'al fin s'arriva, e traendo di questo in quel diletto l'uom, sempre in lui più il desiderio avviva, mi sospinse a mortale infausto effetto, onde ogni mio tormento in me deriva, e 'l lume di ragion sì mi coperse, ch'egli dal bene il mal punto non scerse. 48 Deliberai, feminil vesta presa, tra le donzelle anch'io meschiarmi, quando vengono insieme a placida contesa, l'una soavi baci a l'altra dando, per poter poscia, oh temeraria impresa! cagion ch'or sia d'ogni mio bene in bando, congiunger con la mia la rosea bocca, onde Amor mille strali aventa e scocca. 49 E mi pensava ben poter ciò fare sicuramente, perché 'l pelo ancora, che suol più ferma età seco apportare, non mi spuntava da le guancie fuora. Vesti trovai d'oro fregiate e care, e molti

Tag: bel    volto    dolce    maggior    occhi    altri    pregio    poscia    ciel    

Argomenti: sangue umido,    corpo stanco,    ferro audace,    eterno danno,    esca soave

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo
Fior di passione di Matilde Serao
L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza
La favorita del Mahdi di Emilio Salgari
La spada di Federico II di Vincenzo Monti

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Il trucco giusto per gli occhi celesti
Trattamento delle rughe con il laser
Lifting degli occhi per ogni budget
Tour nel Nevada: non solo Las Vegas
Madagascar, parchi, laghi e mare per una vacanza nella natura


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40 successiva ->