Rinaldo di Torquato Tasso pagina 4

Testo di pubblico dominio

selvaggi ed acqua prese ristor de la fatica e del camino. Ma quando Febo in Oriente accese di nuovo il vago raggio matutino, ritorno fece a la primiera inchiesta, e 'l viaggio seguì per la foresta. 51 Per quello andò gran spazio, avendo intenti gli occhi e 'l pensiero a l'alta impresa solo; ed ecco, allor che co' suoi raggi ardenti insino a l'imo fende Appollo il suolo, strepito pargli d'animai correnti sentir nel bosco; onde ne corre a volo là ond'il suono a le sue orecchie viene, e raddoppia nel cor desire e spene. 52 E in questa apparir da lungi vede leggiadra cerva e più che latte bianca, che ratta move a tutto corso il piede, ed annelando vien sudata e stanca; e sì il timor il cor le punge e fiede, e la lena e 'l vigor in lei rinfranca, ch'ov'è 'l garzone, arriva e inanzi passa, e gran parte del bosco a tergo lassa. 53 Vien dietro a lei sovra un cavallo assisa, che veloce se 'n va come saetta, di nuovo abito adorna in strana guisa disposta e vaga e snella giovinetta, dal cui dardo ferita e poscia uccisa fu la fugace e timida cervetta, dal dardo ch'ella di lanciar maestra tutto le fisse entro la spalla destra. 54 Mira il leggiadro altero portamento Rinaldo, e 'nsieme il ricco abito eletto, e vede il crin parte ondeggiar al vento, parte in aurati nodi avolto e stretto; e la vesta cui fregia oro ed argento, sotto la qual traspar l'eburneo petto, alzata alquanto discoprir a l'occhio la gamba e 'l piede fin presso al ginocchio: 55 la gamba e 'l piede, il cui candor traluce fuor per seta vermiglia a l'altrui vista. Degli occhi poi la dolce e pura luce, e la guancia di gigli e rose mista, e la fronte d'avorio, ond'uom s'induce ad obliar ciò che più l'alma attrista, e le perle e i rubin, fiamme d'amore, rimira, ingombro ancor d'alto stupore. 56 Non quando vista ne le gelid'acque da l'incauto Atteon fusti, Diana, tant'egli ne stupì né tanto piacque a lui la tua beltà rara e soprana, quant'or nel petto al buon Rinaldo nacque fiamma amorosa e maraviglia strana, vedendo in selva solitaria ed adra sì vago aspetto e forma sì leggiadra. 57 La vaga e cara imago in cui risplende de la beltà del ciel raggio amoroso, dolcemente per gli occhi al cor gli scende, con grata forza ed impeto nascoso; quivi il suo albergo lusingando prende. Al fin con modo altero imperioso rapisce a forza il fren del core e 'l regge, ad ogn'altro pensier ponendo legge. 58 Ma come quel che pronto era ed audace, e Fortuna nel crin prender sapea, e tanto più quant'era più vivace quel dolce ardor che l'alma gli accendea, disse: — V'apporti il ciel salute e pace sempre, qual che vi siate, o donna o dea; e come vi fe' già leggiadra e bella, così beata or voi faccia ogni stella. 59 E s'a la grazia, a la beltà del viso, pari felicità dal ciel v'è data, ardisco dir che non è in Paradiso alma di voi più lieta e più beata; ché tai son quelle in voi, ch'egli m'è aviso ch'angiola siate di là su mandata: onde per me felice io mi terrei di spender, voi servendo, i giorni miei. 60 Ma da poi che mostrarvi il ciel cortese ha per sì raro dono a me voluto, facciamisi or per voi chiaro e palese quel che sin qui nascosto ei m'ha tenuto; ch'avendo l'altre qualitati intese, come quelle apparenti ho già veduto, rimarrà sol che con onor divini voi mia dea riverisca, a voi m'inchini. — 61 Al parlar di Rinaldo la donzella d'un onesto rossor le guancie sparse; e qual veggiam del sol l'alma sorella, quando vento minaccia, in volto apparse: il che più la rendette adorna e bella, e di fiamma più calda il giovin'arse. Indi mosse ver' lui parole tali, che gli fur tutte al cor fiammelle e strali: 62 — Non son qual mi formate, o cavaliero, né va 'l mio merto al parlar vostro eguale; ma di Carlo soggiaccio al magno impero, come ancor voi da Dio fatta mortale; ben è 'l fratello mio prode guerriero, e di sangue chiarissimo e reale; ei che Guascogna, ond'è signor, governa, or segue Carlo a fiera guerra esterna. 63 Ed io ch'al giogo maritale unita non sono, e seguir Cinzia ancor mi lice, in un castel vicin tranquilla vita vivo, e meco ne sta mia genitrice, e compagnia, qual bramar so, gradita; resta or che 'l nome dica: egli è Clarice. Ma chi sète, guerriero, e di qual merto, voi che 'l vostro servir m'avete offerto? — 64 Allor Rinaldo a lei così rispose: — Traggo l'origin io da Costantino, che l'imperial sede in Grecia pose, lasciando altrui d'Italia il bel domino. Amone è 'l padre mio, le cui famose prove al grado l'alzar di paladino: Chiaramonte il cognome, io son Rinaldo, solo di servir voi bramoso e caldo. — 65 — Chi de' vostri avi invitti e del gran padre non ha sentito l'onorato grido? S'è testimon de l'opre lor leggiadre ogni remota piaggia e ogni lido: e chi d'Orlando, a le cristiane squadre prima difesa contra il Mauro infido? Ma di voi null'ancor la fama apporta. — Così a lui disse la donzella accorta. 66 E con que' detti gli traffisse il core, e 'l colmò di dolore e di vergogna, onde in se stesso, d'ira e di furore acceso, morte e più null'altro agogna. Tratte dal petto al fin tai voci fuore, rispose a quella tacita rampogna: — Affermo anch'io che molto Orlando vaglia, e che raro è colui che se gli aguaglia. 67 Ma 'l suo valor però non tanto parmi, ch'io col vostro favor punto temessi seco venir al paragon de l'armi, senza che biasmo a riportar n'avessi; e s'occasion tal vorrà mai darmi il ciel, voi ne vedrete i segni espressi. — Fra tanto ei scorse e la donzella altera di donne e di guerrier leggiadra schiera. 68 Eran costor la nobil compagnia di Clarice, che lei givan cercando, non ben sicuri che Fortuna ria non venga il lor seren stato turbando, ché lasciati gli avea ella tra via, dietro la cerva il suo destrier spronando, sì che, vedendola ora a l'improviso, segni mostrar d'alta letizia al viso. 69 Ella, veduto i suoi, tosto rivolse sorridendo a Rinaldo il vago aspetto, e gli disse: — Baron, s'il ciel raccolse tanto ardir e valor nel vostro petto, ch'ad Orlando, in cui porre il tutto volse che se richiede a cavalier perfetto, ne gite par nel gran mistier di Marte, mostrate qui vostra possanza in parte: 70 ché se d'Orlando voi non men valete, questo de' miei guerrier ardito stuolo giostrando superar ancor potrete, benché contra lor tutti andiate or solo. Io dirò poi che tal ne l'arme sète che mostrate d'Amone esser figliuolo, e che voi con la spada e con la lancia alzate al par di lui l'onor di Francia. — 71 A sì grate parole ingombra l'alma nova dolcezza al buon figliuol d'Amone, che spera aver di quei guerrier la palma, e far del suo valor qui paragone; pur a lei disse: — Assai difficil salma quella è, che 'l parlar vostro ora m'impone: ma quest'alma beltà tai forze aviva in me, che spero addur l'impresa a riva. — 72 Così detto, il destrier veloce gira, e tosto gionto a quei guerrieri a fronte, pria le fattezze altere intento mira, poi così parla con audace fronte: — Valorosi signor, non sdegno od ira, non da voi ricevute ingiurie ed onte, ma più bella cagion ora mi sforza provar quanto s'estenda in voi la forza. 73 Accingetevi dunque a la battaglia, che si vedrà chi di servir più degno sia l'alta dama, e più ne l'armi vaglia, tosto con chiaro ed apparente segno. — Il forte Alcasto allor, cui di Tessaglia, morto 'l padre, obedir doveva il regno, qual uom d'amore acceso e qual superbo, così rispose con parlare acerbo: 74 — Ben come hai detto, folle, or or vedrai quanto sia questa lancia e soda e dura; e qual error commette ancor saprai quel che le forze sue non ben misura. — Avea di Grecia in Francia a trager guai costui condutto empia sua ventura, ch'in Clarice non pria fisò lo sguardo, ch'al cor sentio d'amor l'acuto dardo. 75 E sendo tra il re Carlo e 'l genitore molti anni pria grave odio

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Argomenti: vago aspetto,    alzata alquanto,    sangue chiarissimo,    vago raggio,    nuovo abito

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