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Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro pagina 44dello spirito. Laura, del resto, vedova da qualche anno, sdegnava la galanteria. I suoi amici dicevano ch'ella permetteva a Dane di petrarcheggiare un po' con lei per ricordarsi di esser donna, perchè non le avvenisse di mettere in isbaglio un cappello di ministro o un zucchetto di cardinale; e più innocuo memento non si sarebbe trovato. Bice, orgogliosa di aver ispirato un vero amore a Destemps, molto più savia che talvolta non sembrasse, lo teneva legato ma in rispetto. Si parlò della piccola città dove Bessanesi diceva di sentire, Dio sa perchè, uno spirituale odore di mare, tanto da immaginare il malinconico Adriatico dietro a ogni cresta diroccata di muro tagliante il cielo. Destemps era innamorato di tutto che aveva visto, anche di un vecchio sagrestano guercio, storpio, gobbo, sudicio, adoratore devoto della sua chiesa, che a un'uscita di Gonnelli "Puzzolenta la tua chiesa!" aveva risposto: "Eh no signor, son mi che spuzzo". Gonnelli che non aveva mai passato il Po, compativa molto. "Carino questo, carino quello, ma non è Toscana, via! Somiglia, ma non è!" "Eppure" gli disse Carlino Dessalle, "hai veduto sulla facciata di quella bella chiesa gotica gli avelli dei fiorentini che posero dimora proprio qui, nel Trecento." "Sì, ma per forza, e che moccoli fiorentini avran tirato! Non vedi che l'arciprete li ha posti fuori?" Allora Bice protestò ch'era fiorentina, che adorava le città piccole e che sarebbe stata felice di abitare quella lì sei mesi l'anno. Dane, stentando le parole, compiendole in aria con il gesto della mano femminilmente bella e bianca, fece un discorsino finissimo. La città era incantabile. Aveva una piccola vecchia anima geniale di vecchio prete italiano, furbo, culto di classici, spirituoso, voglioso del queto vivere bene nonchè con qualche piccolo episodio tenero, un poco scettico, un poco unto la collana, un poco bianco i gomiti de' manichi. Tale idea curiosa suggerivano a Dane "tutte queste piccole strade perfidette che fingono sempre andare a destra per arrivare a sinistra e andare a sinistra per arrivare a destra, e tutto questo vecchio latino un poco di seminario, un poco rimasticato dall'antico, di tutti questi vecchi palazzi di Cinquecento e anche di Settecento, e questi contrasti molto spirituosi di queste piccole architetture eccessivamente pretty con vicine case stupide, e questi silenzi dove qua e là spunta erba con un verde così dolce che uno si sente anche dolcemente vivere con esso e non pensare niente e diventare dentro tutto tenero e primaverico." La città morta era così, ma com'era la città vivente? Com'era la società? Bice voleva pure saperlo. "Se ci vengo a stare!" E rise del suo riso breve, giovanile ancora, che faceva palpitare e impallidire Destemps. Carlino rispose che la città vivente era un mondo infinitamente più grande, vario e curioso di quel mondo piccolo dove "si vive noi", nelle città grandi, eccetto forse in Roma e in Parigi. "È questo delizioso mondo provinciale" soggiunse "che vedrete alla mia conferenza, stasera; e qui ne sarà tutto pieno." "Non la fare, la conferenza" disse Jeanne. "È una cosa che non va. Vedrai, accontentati delle proiezioni. Saranno cancans da non dire. Si è già cominciato, io lo so. Scandali addirittura!" Bice battè le mani. "La faccia, la faccia!" Gli occhi della Gonnellina scintillarono e le sfuggì un "sì, sì!" fra le risate di tutti, le proteste di suo padre "birbaccione di Carlino che mi ammalizia la figliuola!" e i giuramenti di Carlino: "Ma se la mia conferenza sarà una Filotea dell'amabilità e della verecondia!". "Con quelle proiezioni?" fece Jeanne. Qui successe uno scoppio di allegra curiosità. Anche la franca Bice voleva sapere. La Gonnellina taceva rossa rossa, e Laura, la gelida, taceva con indifferenza sprezzante, mentre Carlino si sbracciava a protestare contro sua sorella, la quale spiegò subito che nemmanco avrebbe supposto di poter venire fraintesa a quel modo, che le proiezioni rappresentavano persone conosciute della città, cosa innocente senza commenti del conferenziere ma pericolosa con i commenti, per quanto amabili. Appena caduto questo discorso, donna Laura uscì a dire: "E socialismo, qui, ne avete molto?" Carlino rispose che non ne sapeva niente, che viveva perfettamente fuori della politica. Sapeva solamente che il Municipio della città era in mano dei clericali e che il suo proprio giardino era in mano degli anarchici. "Sì" fece la dama, "ma per poco tempo ancora, il Municipio." Parlava col tono di una persona sicura, che sa tutto, l'avvenire come il passato. Ne sapeva infatti, circa le condizioni politiche della piccola città, molto più di Carlino, e perchè questi n'era ammirato, volle abbagliarlo addirittura. "E come sta quel vostro raccomandato, quel marchese ambiziosetto che ha una figlia pazza? E come sta il genero, ex-sindaco, ex-clericale? È a Brescia? Ci lavora per noi?" Udito da Jeanne che il genero era infatti andato a Brescia, ma per affari suoi e non per occuparsi di elezioni politiche, la dama scattò: "Ma come! Bisogna che lavori! Si lavora tutti per quel collegio! È una febbre!" Jeanne fremeva, Bice rideva. "Eh, si capisce!" disse Gonnelli. "Una Vittoria di Brescia! Capperi, non sarebbe piccola cosa." "Una Vittoria di stucco" osservò Bessanesi. Donna Laura si adirò: "Già Lei, Bessanesi, per un calembour darebbe anche quella di bronzo!". "Forse, contessa: ma la darei a Lei! Al Ministero darei quella di stucco." Donna Laura si riscaldò tanto che Carlino, per placarla, le promise di mandar subito un biglietto al marchese con l'invito di salire a villa Diedo per un affare urgente. Donna Laura gli parlerebbe, lo impegnerebbe, con paroline verdeggianti di lusinghe, a lanciare il genero sul campo di battaglia. Donna Laura, dissimulando una vaga notizia degli amori di Maironi, pervenutale attraverso il Ministero dell'Interno, domandò se questo signor Maironi avesse ingegno, se si occupasse di studi sociali. Invece Destemps domandò della Demente. Egli e donna Bice credevano aver conosciuto i Maironi ai Bagni di Bormio. Lui, non era un giovane alto, bruno, con una selva di capelli indocili e con gli occhi grigi che avevano una espressione singolare di avidità intellettuale? Lei era sottile e di statura media, secondo Destemps, aveva gli occhi color del Rodano, una fisionomia di Sfinge che non vuol proporre il suo enigma. Gli altri, compresa donna Bice, la trovavano insipida; Destemps no. Vero che parlava poco e che le sue parole non avevano mai un'individualità; ma Destemps paragonava queste parole bigie a crittogame di un'acqua stagnante, che ne celano il colore vero e la profondità. Egli la giudicava infatti una creatura profonda e chiusa certo anche a suo marito. Donna Bice si burlava di questa psicologia. Già donna Bice e Destemps si contraddicevano sempre a questo modo, regolarmente. "Sì" diss'egli, "una creatura singolare, profonda e chiusa. E infatti è impazzita. Ho ragione io. E scommetto che nessuno sa perchè sia impazzita." No, i Dessalle non lo sapevano. Carlino aveva udito che si trattava di eredità. Jeanne l'aveva udito smentire. Bessanesi le domandò se ci fossero speranze di guarigione. "Eh no" diss'ella con una conveniente gravità del volto e della voce. Si dubitò ipocrita, trasalì nel cuore e passò oltre: "Non c'è speranza". Allora Dane raccontò d'una sua conoscente russa, guarita dopo vent'anni di manicomio e uscitane in mal punto perchè i suoi l'avevano pianta come una persona morta e poi se n'erano consolati, ne godevano i beni, si erano accomodati nella vita come s'ella non esistesse più. Dane descrisse con arte delicata, squisitamente, il momento in cui la povera signora, rientrando in casa, potè osservare tracce di mutamenti fatti scomparire in fretta e senza parlarne, tracce della sala da musica che l'antica sua camera da letto era diventata, indizi e segni di altri mutamenti più offensivi ancora che cercavano celarsi a lei. Jeanne parve Tag: donna carlino laura poco tutto piccola conferenza uno vecchio Argomenti: vecchio prete, vero amore, piccolo episodio, innocuo memento, spirituale odore Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Corbaccio di Giovanni Boccaccio La divina commedia di Dante Alighieri I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il fiore di Dante Alighieri Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Bali Abitudini alimentari sbagliate Alla scoperta della Nuova Zelanda Vacanze in Portogallo Praga fra i principali poli turistici europei
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