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Piccolo mondo moderno di Antonio Fogazzaro pagina 45pigliare al racconto lo stesso interesse tranquillo che ci pigliavano gli altri. In fatto ascoltava con quel misto di raccapriccio e di piacere con cui ci s'immagina una cosa terribile che non succederà mai. Ma un'occhiata, una sola involontaria occhiata di Carlino le diede noia come un raggio elettrico saettatole nelle ombre del cuore. Tolse dal calice di cristallo davanti a lei una rosa e la porse a Dane. "Per l'artista" diss'ella sorridendo; e si alzò da tavola. Uscirono a fumare sulla terrazza di levante. Nell'attraversare la sala d'Ifigenia, donna Bice disse a Destemps: "Guardate che questo signor Maironi e la padrona di casa... credo, sì. Ditelo anche a Laura", mentre alle loro spalle Bessanesi esclamava: "Ecco il mare, ecco il mare! Thalatta, thalatta!". Non era il mare la sterminata pianura che appariva per l'uscio aperto della sala, laggiù nell'Oriente, fasciata in giro al curvo confine del cielo di freddi vapori; ma tutti lo sentivano il mare, in quel fosco, profondo Oriente, e Bessanesi chiedeva se qualche volta non se ne vedessero, splendendo il sole o la luna, scintille. Altri nominò Venezia. La Gonnellina sfavillò negli occhi di desiderio, osò sussurrare a suo padre che si sarebbe potuto tornare a Venezia, poi fare l'Adriatico fino a Ravenna, si udì rispondere secco: "Io faccio l'Oceano indiano." Invece Destemps ammirava le volute bianche di una grossa fumata di nuvole sospesa là di contro, sopra l'angolo della Foresteria con il pomposo colonnato che vi si appoggia, sopra più lontane chiome tondeggianti d'ippocastani, tagliate da sottili aste di cipressi, e sopra una villetta giallognola, ritta sull'orlo dei poggi, scolta del palazzo signorile, vigile sul piano immenso. "Come è goethiano questo Settecento!" disse Carlino. "Quelle nuvole mi figurano la sacrosanta parrucca del dio." Le bianche nuvole diedero un baleno d'oro, si gridò alla parrucca miracolosa, si pose mano ai turiboli e all'incenso. Donna Bice, che dell'opera goethiana serbava memorie lontane e non l'aveva, del resto, ben penetrata mai, che andava a messa quasi tutte le domeniche e pigliava Pasqua regolarmente, plaudì a Carlino incensante Goethe come il vero Uomo-Dio di una religione superiore, fatta per chi sente tutta la bellezza di tutto l'umano, compreso il senso del divino. Difese poi contro Destemps gli esteti moderni che egli chiamava piccoli concertisti di flauto e clarinetto, piccoli bravi gonfiagote, rispetto alla grande orchestra del Goethe. "Gonfiagoethe tu!" gli fece Bessanesi. Bice difese gli esteti, godendo in cuor suo, sentendo che Destemps parlava per gelosia di un giovanissimo esteta fiorentino, ammiratore di lei. Il discorso passò naturalmente all'amore nella religione goethiana e nella religione degli esteti e donna Laura si pigliò la Gonnellina, scese con lei dalla terrazza nel giardino, perchè i signori avevano preso a discutere, Bice inorridendo forte per il suo diritto di donna desiderabile, e ridendo più forte ancora per il suo diritto di suocera e di nonna, intorno a ciò che chiamavano la moralità sessuale. Bessanesi negava la validità delle leggi religiose, con parole velate, di fronte alle leggi fisiologiche, Destemps voleva che l'amore tutto renda lecito, puro e santo, Carlino sosteneva che l'amore verrebbe così a distruggere il suo proprio piacere, che una legge è necessaria per la deliziosa trepidazione dell'infrangerla e per il dolor piacevole dell'averla infranta, in che uno sentiva il potere proprio, si sentiva uomo veramente. Il solo Gonnelli, gran raccontatore di storielle allegre, difendeva il concetto morale antico, protestando però di non farlo per bigottismo. "Scusate molto" gli disse Dane, che aveva ascoltato fumando silenziosamente. "Io dico quello che dite voi del concetto morale cristiano. Lo dico perchè lo penso ed anche perchè sono bigottista nel modo che voi fareste bene di essere, e anche tutti questi signori pagani che hanno detto cose tanto eleganti e di colori vivi, come fiori giovani spuntati di rovine vecchie, un poco imputrite; belli fiori, scusate molto, che io non vorrei mettere in occhiello. Ma dov'è la signora Dessalle?" "Già" esclamò donna Bice. "Jeanne, dov'è?" "È andata a scrivere un biglietto" disse Carlino. "Temo che starebbe col professore Dane, e particolarmente contro di me." "Lo credo bene!" fece la signora. "Lei ha detto cose orribili!" E su queste cose orribili la discussione continuò. Appena staccatasi dal professore Dane, che nell'uscire dalla sala da pranzo le aveva piuttosto cavallerescamente che teologicamente offerto il braccio, Jeanne salì nelle proprie stanze per scrivere al marchese. Avida dei brevi, preziosi momenti di solitudine, non si sentiva più nella memoria quel che aveva detto Destemps della Maironi e l'altro racconto della pazza guarita, se non come ombre languide nello sfondo di un quadro che son vedute ma non richiamano l'occhio a sè. Il pensiero della lettera, il pensiero dell'incontro l'avevano ripresa con violenza; e smarrì, affissandosi nel proprio interno, il senso delle cose esteriori e del tempo. L'improvviso rombo delle grandi campane del Santuario non la scosse ma le entrò nel cuore, vi fece vibrare un ricordo della lettera. Sospirò, tolse quella lettera e ne riprese la lettura. "Nessuno mi aspettava, naturalmente. La casa era chiusa, dovetti mandare ad Albogasio, non c'eran candele e neppure acqua, ci volle del tempo non poco a prepararmi un caffè, una stanza per la notte e quando, finalmente, mi trovai solo col custode, verso le dieci, nella casa silenziosa, l'emozione del viaggio mi era passata, un po' per la fatica, un po' per la seccatura, interamente; anzi mi meravigliai, quasi mi dolsi, di trovarmi così freddo. Uscii sul terrazzino che fu costruito, secondo mi raccontò una vecchia del paese, certa Leu, da mio padre, e dove il mio povero zio Ribera, "el poer scior ingegner" come qui lo chiamano ancora, morto prima ch'io venissi al mondo, soleva passare lunghe ore e prendere qualche volta sulle ginocchia la mia povera sorellina, quella che annegò a quattro anni. Mi vennero in mente certe espressioni affettuose della Leu a loro riguardo: "lü che l'era inscì mai bon, lee che l'era inscì mai graziosa!". Pensando queste parole così soletto, in quella casa vuota, su quella terrazza dove la passiflora che diede ombra in antico a mio padre, a mia madre, a mio zio, alla mia sorellina, si abbarbica tuttavia, morta, alle aste di un padiglione di ferro, mi si cominciò a mover dentro qualche cosa che non so dire e finalmente ho pianto un pianto amaro sulla mia casa derelitta e taciturna, sulla mia famiglia spenta e anche su me stesso, non degno di quelle anime. "Lü che l'era inscì mai bon, lee che l'era inscì mai graziosa!" Povera cara sorellina innocente! Era una notte delle più buie, neppure si vedeva sotto la terrazza il lago nero e immobile come le montagne avviluppate la fronte di mostruose nuvole che sole avevano un fioco albore. Dato sfogo a quel gran bisogno di piangere, provai l'intenso desiderio accorato di un segno che mi dessero di sè i miei morti, stetti sospeso, in ascolto, pur con la coscienza della mia follia. Mi parve udir un bacio dell'acqua sulla riva, prima; poi una voce di uccello notturno nei boschi della sponda opposta; poi niente, niente, niente. Stavo per levarmi, sospirando, di là, quando udii per un momento suoni fievoli di campane grandi..." Jeanne non proseguì a leggere, si alzò pallida, quasi cupa, scrisse in fretta il biglietto al marchese Scremin e discese in tempo di udire Carlino difendere contro Dane e donna Bice la sua tesi sull'amore e la legge. Sentì che in quel momento Maironi avrebbe sofferto di vederla prendere le parti di Carlino e, pur sapendo che poi se ne sarebbe pentita, cedette a uno spirito di ribellione, disse con voce vibrante che certi sentimenti erano molto belli, molto buoni, molto poetici, che la verità era cattiva, dura e fredda ma che l'aveva detta Carlino. Donna Bice Tag: carlino donna casa contro mare terrazza cose sala religione Argomenti: povero zio, pianto amaro, concetto morale, interesse tranquillo, raggio elettrico Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi L'Olimpia di Giambattista Della Porta Decameron di Giovanni Boccaccio Fior di passione di Matilde Serao Il colore del tempo di Federico De Roberto Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Capodanno in Polonia Adozione e acquisto di pesci sul Web Come insegnare al gatto dove urinare Storia e carattere del carlino Storia dell'olio essenziale fino al presente
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