La vita comincia domani di Guido da Verona pagina 62

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prima credette forse ad una celia, poi si mise a leggere affannosamente, sbarrando vieppiù gli occhi, senza trovare in sè la voce per emettere un grido, finchè rimase soggiogata da un enorme terrore. Egli non disse parola; solamente la guardò a lungo, la guardò intensamente, quasi per scendere nel suo più recondito pensiero. Ella taceva; l'ostinazione di quel silenzio era per lui come un'oscura nube che tutta l'avvolgesse. Ebbe d'un tratto la sensazione d'una distanza enorme che s'andasse interponendo fra loro; anzi gli parve di misurare per la prima volta il valore dell'accusa lanciata contro il suo nome. Si ricordò in quell'attimo, con una lucidità singolare, di averla veduta in ginocchio presso il letto del morto, e sopra tutto ricordava il suo piede scalzo, con il tallone roseo, le dita flesse, nella pianella dall'orlo d'ermellino... La medesima paura di quel momento l'assalse, il medesimo bisogno di trascinar lei pure nel delitto consumato, e farla consapevole in tal guisa, che mai più non potesse disciogliersi da una tale complicità. Si risovvenne di lei, seminuda, nella notte che vegliarono fino all'alba, e s'accorse che, infatti, un non so che di mortale, da quella notte in poi, si emanava dal suo corpo insieme con il profumo tormentoso della sua nudità, nè poteva ormai baciarla senza sentire, frammisto nei baci della sua bocca, un sapore nefasto ed ubbriacante, che gli percorreva le vene, dandogli un senso inscindibile di paradiso e d'agonìa. La guardava senza dir parola; ne' suoi grandi occhi fermi si condensava una specie di vacuo terrore, d'immobile ombra, che alterava i suoi lineamenti e rendeva più fredda, più sigillata, l'espressione del suo volto. Egli non poteva comprendere se quel terrore fosse pietà di lui, o fosse il dubbio invincibile della sua colpevolezza. Voleva domandarlo, e non osava; un'ansietà grande nasceva tra i loro cuori distanti, sebbene in tutto ciò, infuori, al di sopra d'ogni cosa, l'uno e l'altra non vedessero, non temessero in fondo che il pericolo nuovo sovrastante al loro amore. Egli temeva di perderla, ella di perdere lui; il resto era quasi una storia d'altre persone, un cupo avvenimento che tuttavia non li feriva nel cuore. Anch'ella, inconsapevolmente, amava nell'uomo il suo delitto. I suoi vigili sensi d'amante avvertivano la straordinaria potenza ch'era imprigionata nel fascio de' suoi nervi, e quasi godeva nel sentirsi amata d'un amore siffatto, che, non solo rendeva possibile quest'accusa lanciatagli a viso aperto, ma gli dava pure la forza di sopportarla tranquillamente, come se infatti anche d'uccidere fosse per lei capace. Tutta la sua femminilità si genufletteva davanti a questa magnificenza. Mentr'egli supponeva ch'ella stesse agitando in sè un dubbio, forse un vero sospetto, ella non faceva che abbandonarsi femminilmente a non so quale vertigine fatta d'orgoglio e di stupefazione, ov'eran commiste la paura e la gioia di sentirsi con lui ravvolta nel pericolo. Per un poco lottò co' suoi pensieri, ma infine il suo cuore d'amante la vinse. Fu come un'ondata soverchia d'amore che le salisse fino alla gola, e non potè non sorridere, anzi gli sorrise, gli aperse le braccia, lo guardò con gli occhi lucenti, mormorandogli una parola d'amore. Che potevano altro dirsi? Che bisogno avevano ancora d'interrogarsi a vicenda? Non era questa una parola di perdono, d'oblìo, di promessa? Non era, su la bocca lieve dell'amante, una parola di complicità? Ed a lui parve necessario inginocchiarsi, per baciare le sue mani profumate. Le sue mani eran colpevoli di tutta la gioia che gli avevan prodigata, e così la bocca, la gola, il seno, il grembo, la dolce capigliatura di lei, che non soltanto gli apparivano come le forme belle d'una creatura viva, non soltanto erano quel poco di polvere animata che poi si disgrega e si disperde, ma per lui divenivan l'accesso all'eterna felicità della vita, la sintesi nella quale possedere l'infinita bellezza del mondo. Questo egli pensava con chiaroveggenza, questo ella confusamente sentiva. Il morto, l'accusa, le conseguenze, il domani, tutto era in quel momento così lontano da loro... A dispetto d'ogni legge convenuta, eran due giovinezze feconde, gioconde, che liberamente si amavano; erano l'amore giovine che nasce dall'amore spento, e vuole per sè la vita, la gioia crudele della vita, che sgorga nel domani con impeto, come il fiume felice nel vivo mare... Allora si ricordò, fino alle radici dei capelli, della sensazione che gli dava il suo corpo nudo, e particolarmente si rammentò le fisionomie che il suo volto assumeva nella sofferenza del piacere. Ella, che si sentiva così amata, ne aveva nella gola gonfia qualche tremito di gioia, e si lasciò sopraffare dalla sua forza, inertemente, supinamente, senza chiedersi perchè, in quell'ora tragica, egli la volesse, nè perchè l'uomo che un paese intero aggrediva dimenticasse tanta battaglia per colmare d'una voluttà insensata la paura intima che li stringeva nell'ombra del medesimo delitto. Ma ella pure sentiva un uguale bisogno de' suoi baci aspri ed il bisogno d'incriminar quell'ora, fra tutte più pavida, con una memoria di orrendo pericolo e d'inebbriata voluttà. . . . . . . . Poi la fece sedere su le sue ginocchia, ed incominciò a raccontare. Ella era un poco ansante ancora, con la fronte leggermente sudata, le labbra umide, una specie d'innamorato abbandono, quasi di addormentata lascivia nelle sue calde spalle. Ora lo ascoltava senza rispondere, con la faccia china, il collo ingombro di capelli, che scintillavano, attenta e quasi distratta. Egli aveva sempre ragione; qualsiasi cosa dicesse, aveva sempre ragione. Non ammetteva ella nemmeno di poter esaminare le sue parole, tanto le piaceva di somigliare a lui, di pensare come lui, d'essere fisicamente in suo possesso anche quando parlava. Non era necessario affatto ch'egli spendesse tante parole per dimostrare le ragioni di quest'accusa... Ella sapeva bene di amare un uomo temuto e sapeva che i vili odiano a questo modo; non era necessario ch'egli le spiegasse come si sarebbe difeso; era certa che si sarebbe difeso con facilità, certa che avrebbe vinto. Ma il vederla così lontana del sospetto, lo empiva insieme di dolcezza e di spavento. Avrebbe preferito avere davanti a sè una donna risoluta, che l'afferrasse per i polsi e gli dicesse, guardandolo dirittamente negli occhi: — «No, tu hai ucciso! Tu, con la tua stessa mano, hai veramente ucciso!» Invece gli pareva di vederla ignara, lontana dal sospetto, aliena dal macchiare di una simile complicità la sua perfetta innocenza; e mentre s'accorgeva che per sempre avrebbe dovuto portare in sè l'orribile silenzio di quella morte, pensava che l'amore d'una donna è cosa troppo lieve per dividere una così grande colpa. Egli anzi temeva che l'ombra del delitto giungesse a pervadere ogni altro senso nel timido cuor femminile; e mentre un desiderio invincibile di confessione gli saliva dall'anima sino al fiore dei labbri, egli, con una strana duplicità, si perdeva ne' più sottili ragionamenti per distruggere in lei fin le radici del sospetto. Così passarono la notte, vicini, avvinti. Mentre la città urlava il suo nome per ogni quadrivio, e sin nella più tarda sera dappertutto infierivano lo stupore ed il tumulto, essi erano insieme, sotto il medesimo tetto, insieme avvolti nel dramma sovrastante, chiusi nell'ignoto e nell'ombra che si levavan dal sepolcro di laggiù. V La mattina dopo, di buonissima ora egli fu desto. Come al solito s'immerse nel bagno che lo ringagliardiva, scrisse alcune lettere che fece portare a mano dal suo domestico, telefonò a parecchie persone che gli urgeva di veder nella giornata. Ella uscì da quella notte affannosa, dal breve sonno incominciato verso l'alba, con l'anima piena di sperdimento e pervasa da una così grande stanchezza, che sentiva il sangue fermo dolerle nelle vene. Ma col mattino le tornava l'intuito preciso

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Argomenti: paese intero,    desiderio invincibile,    distanza enorme,    profumo tormentoso,    sapore nefasto

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