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Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga pagina 40Perché?... perché non mi lasciate entrare?... Che ho fatto?... - Essa tremava così che i denti facevano tintinnare il bicchiere, quasi fuori di sé, fissando addosso alla gente gli occhi spaventati. - Lasciatemi! lasciatemi entrare! Lo zio marchese si affrettò a cavare il fazzoletto, per asciugarle tutta l'acqua che si era versata addosso. Il barone Mèndola e la zia Macrì stavano discorrendo nel vano del finestrone: - Una malattia lunga!... Tutti così quei Trao!... non c'è che fare!... - Guarda! - esclamò il barone che stava da un po' attento. - Hanno aperto un finestrino sul mio tetto... laggiù!... quel ladro di Canali!... Fortuna che me ne sia accorto! Lo citerò in giudizio!... una citazione nera come la pece!... - Don Luca! don Luca! - si udì gridare. L'uscio si spalancò a un tratto, e comparve don Ferdinando, agitando le braccia in aria. Don Luca corse a precipizio. Successe un momento di confusione: delle strida, delle voci concitate, un correre all'impazzata, donna Agrippina che cercava l'aceto dei sette ladri, gli altri che stentavano a trattenere Bianca, la quale faceva come una pazza, con la schiuma alla bocca, gli occhi che mandavano lampi, e non si riconoscevano più. - Perché?... perché non volete? Lasciatemi! lasciatemi!... lasciatemi entrare!... - Sì! sì! - disse lo zio marchese. - È giusto che lo veda!... Lasciatela entrare. Ella scorse un corpo lungo e stecchito nel lettuccio basso, un mento aguzzo, ispido di barba grigiastra, rivolto in su, e due occhi glauchi, spalancati. - Diego!... Diego!... fratello mio!... - Non fate a quel modo, donna Bianca! - disse piano don Luca. - Se ci sente ancora, il poveretto, figuratevi che spavento!... Essa si arrestò tutta tremante, atterrita, colle mani nei capelli, guardandosi intorno trasognata. A un tratto fissò gli occhi asciutti ed arsi su don Ferdinando che annaspava stralunato, quasi volesse allontanarla dal letto. - Nulla!... nulla m'avete fatto sapere!... Non son più nulla... un'estranea!... Fuori, dalla casa e dal cuore!... fuori!... da per tutto! - Zitta!... - balbettò don Ferdinando mettendo il dito tremante sulla bocca. - Poi!... poi!... Adesso taci!... Tanta gente, vedi!... - Bianca! Bianca!... - supplicavano gli altri abbracciandola, spingendola, tirandola per le vesti. - Portatela via!... - gridò la zia Macrì dall'uscio. - Nello stato in cui è, la poveretta... succederà qualche altra tragedia!... Frattanto giunse donna Sarina Cirmena, scalmanata, in un bagno di sudore. - L'ho saputo or ora! - balbettò lasciandosi cadere sul seggiolone di cuoio in mezzo ai parenti riuniti nella gran sala. - Che volete? con quel parapiglia che c'è stato nel paese! Se non era pel viatico che vidi venire da queste parti... Il marchese indicò l'uscio dell'altra stanza con un cenno del capo. La zia Cirmena, accasciata sul seggiolone, col fazzoletto agli occhi, piagnucolò: - Io non ci reggo a queste scene!... Sono tutta sottosopra!... - E siccome continuava a interrogare cogli occhi or questo e or quello, donna Agrippina rispose sottovoce, compunta, facendo il segno della croce: - Or ora!... cinque minuti fa! Don Giuseppe venne recando in fascio le bandiere: - Ecco!... Il falegname è avvertito. Il barone Mèndola s'alzò per andare a sentire cosa volesse... - Va bene, va bene, - disse Mèndola. - Or ora si pensa a tutto. Don Luca? ehi? don Luca? Appena il sagrestano affacciò il capo all'uscio, si udirono delle strida che laceravano il cuore. - Povera Bianca!... sentite? - Fa come una pazza! - confermò don Luca. - Si strappa i capelli!... Il barone Mèndola lo interrogò dinanzi a tutti quanti: - Avete pensato a ogni cosa, eh, don Luca? - Sissignore. Il catafalco, le bandiere, tante messe quanti preti ci sono. Ma chi paga? - Andate! andate! - interruppe vivamente la Cirmena, spingendo per le spalle il sagrestano verso la camera del morto, dove cresceva il trambusto. - Mi dispiace! - osservò la zia Macrì alzandosi per vedere dov'era arrivato il sole. - Mi dispiace che si fa tardi, e a casa mia non c'è nessuno per preparare un boccone. Uscì don Luca dalla camera del morto, turbato in viso. - È un affar serio... Bisognerà portarla via per amore o per forza!... Vi dico ch'è un affar serio! - È permesso? Si può? Era il vocione del cacciatore che accompagnava la baronessa Mèndola, col cappello piumato, le calze imbottite di noci. La vecchia, senza bisogno di udir altro, diritta e stecchita come un fuso, andò a prendere il suo posto fra i parenti che al suo apparire s'erano taciuti, seduti intorno sui seggioloni antichi, col viso lungo e le mani sul ventre. La baronessa guardava intorno, gridando a voce alta: - E la Rubiera? e la cugina Sganci? Ora che si fa? Bisogna avvertire il parentado per le esequie... - Eccola lì! - disse donna Sarina all'orecchio della Macrì. - Cascasse il mondo... non manca mai!... Avete visto il subbuglio che c'è per le strade? La cugina rispose con un sorriso pallido, facendo segno che la vecchia non aveva paura di nulla perché era sorda. - Il fatto è... - cominciò il barone. Ma in quel momento portavano Bianca svenuta, le braccia penzoloni, donna Agrippina e il sagrestano rossi, ansanti, e col fiato ai denti. - Quasi fosse morta! - sbuffò il sagrestano. - Gli pesano le ossa!... La zia Macrì consigliò: - Lì, lì, nella sua camera!... - Il fatto è... - riprese il barone Mèndola sottovoce, tirando in disparte il cugino Limòli e donna Sarina Cirmena, - il fatto è che bisogna concertarsi pel funerale. Adesso vedrete che spuntano fuori i parenti del cognato Motta... Faremo un bel vedere!... al fianco di Burgio e di mastro Nunzio Motta!... Ma il marito non si può lasciarlo fuori... È una disgrazia, non dico di no... ma bisogna sorbirsi mastro-don Gesualdo, eh?... - Sicuro! sicuro! - rispose la zia Cirmena. Essa voleva fare qualche altra obiezione. Ma il marchese Limòli disse il fatto suo: - Lasciate correre, cugina cara!... Tanto!... il morto è morto, e non parla più. - Allora!... - ribatté la Cirmena diventando rossa, - è una bella porcheria che mastro-don Gesualdo non si sia fatto neppur vedere! Mèndola uscì sul pianerottolo per dire a Barabba di correre a casa Sganci. - Ci vogliono denari, - disse piano tornando indietro. - Avete sentito il sagrestano? Le spese chi le fa? La zia Macrì finse di non udire, discorrendo sottovoce colla Cirmena: - Povera Bianca!... in quello stato! Quanti mesi sono? lo sapete?... Sette... devono esser sette... Insomma un affar serio!... Il marchese Limòli, che discuteva insieme a Mèndola e a Barabba sui preparativi del funerale, conchiuse: - Io inviterei l'Arciconfraternita dei Bianchi, trattandosi di una persona di riguardo... - Sicuro... Bisogna far le cose con decoro... senza risparmio!... Ma ciascuno vogava al largo quando si parlava di anticipare un baiocco. Nella camera del morto durava intanto il contrasto fra la moglie del sagrestano, che voleva farne uscire don Ferdinando, e lui che si ostinava a rimanere: come un guaiolare di cagnuolo, e la voce aspra della zia Grazia, la quale strillava: - Madonna santa! non capite proprio nulla?... Siete un ragazzo tale e quale! Il mio ragazzo avrebbe più giudizio di voi, guardate! E tutt'a un tratto, in mezzo al crocchio dei parenti che discorrevano sottovoce, si vide capitare don Ferdinando strascicando le gambe, coi capelli arruffati, la camicia aperta, il viso di un cadavere anch'esso, recando uno scartafaccio che andava mostrando a tutti quanti: - Ecco il privilegio!... Il diploma del Re Martino... Bisogna metterlo nell'iscrizione mortuaria... Bisogna far sapere che noi abbiamo diritto di esser seppelliti nelle tombe reali... una cum regibus! Ci avete pensato alle bandiere collo stemma? Ci avete pensato al funerale? - Sì, sì, non dubitate... Come ciascuno evitava di impegnarsi direttamente, voltandogli le spalle, don Ferdinando andava dall'uno all'altro biascicando, colle lagrime agli occhi: - Una cum regibus!... Il mio povero Tag: don zia occhi fatto bianca donna barone sagrestano morto Argomenti: piano don, corpo lungo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: La via del rifugio di Guido Gozzano Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Fior di passione di Matilde Serao Il benefattore di Luigi Capuana Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Caratteristiche del mixed wrestling Il trucco giusto per gli occhi celesti Adottare criceti e roditori domestici Caratteristiche del catfight Il trucco giusto per gli occhi scuri
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