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Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga pagina 28come due mummie addirittura!... Donna Bianca, nel passare, udì quelle parole. - Tanta salute! - interruppe il sagrestano vedendo la signora. - Sarà una festa per quei ragazzi, quando arriveremo a casa!... Cinque figliuoli, donna Bianca!... Poi, voltandosi verso la moglie che se ne andava barcollando, con quell'altro fardello sulla pancia: - Salute e figli maschi!... La roba ce l'avete!... Ora pregheremo il Signore di darvi i figliuoli... Vogliamo vedervi come Grazia fra nove mesi... Il marchese per tagliar corto l'accomiatò: - Va bene! Buona sera, caro don Luca! Nell'altra stanza, appena furono usciti gli invitati, si udì un baccano indiavolato. I vicini, la gente di casa, Brasi Camauro, Giacalone, Nanni l'Orbo, una turba famelica, piombò sui rimasugli del trattamento, disputandosi i dolciumi, strappandoseli di mano, accapigliandosi fra di loro. E compare Santo, col pretesto di difendere la roba, abbrancava quel che poteva, e se lo ficcava da per tutto, in bocca, nelle tasche, dentro la camicia. Nunzio, il ragazzo di Burgio, entrato come un gatto, si era arrampicato sulla tavola, e s'arrabbattava a calci e pugni anche lui, strillando come un ossesso; gli altri monelli carponi sotto. Don Gesualdo, infuriato, voleva correre col bastone a far cessare quella baraonda; ma lo zio marchese lo fermò pel braccio!... - Lasciateli fare... tanto!... La zia Cirmena che si era divertita almeno un po', si piantò nel bel mezzo della stanza, guardando in faccia la gente, come a dire ch'era ora d'andarsene. In quel frattempo tornò di corsa il sagrestano, ansante, con un'aria di gran mistero: - C'è qui tutto il paese!... giù in istrada, che stanno a vedere!... Il barone Zacco, i Margarone, la moglie di Mèndola anche... tutti i primi signori del paese!... Fa chiasso il vostro matrimonio, don Gesualdo!... E se ne andò com'era venuto, frettoloso, infatuato. La zia Cirmena borbottò: - Che seccatura!... Ci fosse almeno un'altra uscita!... Il canonico invece, curioso, volle andare a vedere. Di rimpetto, alla cantonata di San Sebastiano, c'era un crocchio di gente; si vedevano biancheggiare dei vestiti chiari nel buio della strada. Altri passavano lentamente, in punta di piedi, rasente al muro, col viso rivolto in su. Si udiva parlare sottovoce, delle risa soffocate anche, uno scalpiccìo furtivo. Due che tornavano indietro dalla parte di Santa Maria di Gesù si fermarono, vedendo aprire il balcone. E tutti sgattaiolarono di qua e di là. Rimase solo Ciolla, che fingeva d'andare pei fatti suoi canticchiando: Amore, amore, che m'hai fatto fare? Donna Sarina e il marchese Limòli si erano avvicinati anch'essi al balcone. Quest'ultimo allora disse: - Adesso potete andarvene, donna Sarina. Non c'è più nessuno laggiù!... La zia Cirmena scattò su come una molla: - Io non ho paura, don Alfonso!... Io fo quel che mi pare e piace!... Son qui per far da mamma a Bianca... giacché non c'è altra parente prossima. Non possiamo piantar la sposa quasi fosse una trovatella... pel decoro della famiglia almeno!... - Ah? ah?... - sogghignava intanto il marchese. Donna Sarina gli ribatté sul muso, frenando a stento la voce: - Non mi fate lo gnorri, don Alfonso!... Lo sapete meglio di me!... Deve premere anche a voi che siete della famiglia... Bisogna farlo per la gente... se non per lei!... - E infilò l'uscio della camera nuziale, continuando a sbraitare. - Va bene, va bene! Non andate in collera... Vuol dire che ce ne andremo noi!... Ehi, ehi, canonico... Mi par che sarebbe tempo d'andarcene!... Un po' di prudenza!... - Ah! ah!... Ah! ah! - chiocciava il canonico. - Buona notte, nipoti miei! Vi dò pure la benedizione che non costa nulla... Bianca s'era fatta pallida come un cencio lavato. Si alzò anche lei, con un lieve tremito nei muscoli del mento, coi begli occhi turchini che sembravano smarriti, incespicando nel vestito nuovo, e balbettò: - Zio!... sentite, zio!... - E lo tirò in disparte per parlargli sottovoce, con calore. - Sono pazzi! - interruppe il marchese ad alta voce, accalorandosi anche lui. - Pazzi da legare! Se torno a nascere, lo dirò anche a loro, voglio chiamarmi mastro Alfonso Limòli!... - Bravo! - sghignazzò il canonico. - Mi piace quello che dite! - Buona notte! buona notte! Non ci pensare! Andrò da loro domattina.. - E fra nove mesi, ricordati bene, voglio essere invitato di nuovo pel battesimo... il canonico Lupi ed io... noi due soli... Non ci sarà neppure bisogno della cugina Cirmena!... - Poca brigata, vita beata! - conchiuse l'altro. Don Gesualdo li accompagnò sino all'uscio, solleticato internamente dai complimenti del canonico, il quale non finiva dal dirgli che aveva fatto le cose ammodo: - Peccato che non sieno venuti tutti gli invitati! Avrebbero visto che spendete da Cesare. Mi sorprende per la signora Sganci!... Anche la baronessa Rubiera sarebbe stata contenta di vedere come le rispettate la nipote... che non siete di quelli che hanno il pugno stretto... giacché dovete esser soci fra poco. - Eh! eh! - rispose don Gesualdo che si sentiva ribollire in quel punto i denari male spesi. - C'è tempo! c'è tempo! Ne deve passare prima dell'acqua sotto il ponte che non c'è più... Diteglielo pure, alla signora baronessa. - Come? come? Se era cosa intesa? Se dovete esser soci? - I miei soci son questi qua! - ripeté don Gesualdo battendo sul taschino. - Non vorrei che la signora baronessa Rubiera avesse a vergognarsi d'avermi per compagno... diteglielo pure! - Ha ragione! - aggiunse il marchese fermandosi a metà della scala. - Ha l'amor proprio dei suoi denari, che diavolo!... La cugina Rubiera avrebbe potuto degnarsi... Non si sarebbe guastato il sangue per così poco, lei!... - Chissà? chissà perché non è venuta?... Ci dev'essere qualch'altro motivo... Poi, gli affari... è un'altra cosa... Pensateci bene!... Vi mancherà un appoggio!... Li avrete tutti nemici allora!... - Tutti nemici... oh bella! perché? - Pei vostri denari, caspita!... Perché potete mettere anche voi le mani nel piatto!... Poi vi siete imparentato con loro!... Uno schiaffo, caro mio! Uno schiaffo che avete dato a tutti quanti! - Sapete cosa ho da dirvi? - si mise a strillare allora il marchese levando il capo in su. - Che se non avessi il vitalizio della mia commenda di Malta per non crepare di fame, sarei costretto a dare uno schiaffo anch'io a tutta la nobile parentela... Sarei costretto a scopar le strade!... E se ne andò borbottando. - Don Gesualdo, - disse Nanni l'Orbo facendo capolino dalla cucina. - Son qui i ragazzi che vorrebbero baciar la mano alla padrona... se non c'è più nessuno... - Spicciatevi! spicciatevi! - rispose lui infastidito. Prima s'affollarono sulla soglia simili a un branco di pecore; poscia, dopo Nanni l'Orbo, sfilarono dietro tutti gli altri, col sorriso goffo, il berretto in mano, le donne salutando sino a terra come in chiesa, imbacuccate nelle mantelline. - Questa è Diodata, - disse Nanni l'Orbo. - Una povera orfanella che il padrone ha mantenuto per carità. - Sissignora!... Tanta salute!... - E Diodata non seppe più che dire. - Un cuore tanto fatto, don Gesualdo! - seguitò Nanni l'Orbo accalorandosi. - Gli ha fatto anche la dote! Domeneddio l'aiuta per questo! Don Gesualdo andava spegnendo i lumi. Poi si voltò tutto di nuovo vestito, che Diodata non osava nemmeno alzare gli occhi su di lui, e conchiuse: - Va bene. Siete contenti? - Sissignore, - rispose Nanni l'Orbo, guardando con tenerezza Diodata. - Contentoni!... può dirlo anche lei!... - È un pezzo che compare Nanni teneva d'occhio a quei baiocchi, per non lasciarseli sfuggire! - aggiunse Brasi Camauro. - È nato col berretto in testa! - Sposa Diodata, - narrò allora alla moglie don Gesualdo. - La marito con lui. Il camparo aggiunse altre informazioni, ridendo: - Si correvano dietro! Bisognava far la guardia a loro pure!... Il padrone mi dovrebbe ancora qualche regaluccio per quest'altra custodia che non era nel patto!... Allora scoppiò una risata generale, Tag: don marchese tutti orbo canonico bene donna buona signora Argomenti: caro don, bel mezzo, cuore tanto, lieve tremito Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il benefattore di Luigi Capuana Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Valorizzare il proprio fisico vestendosi bene Spunti per scrivere un libro Come vestirsi per un appuntamento galante Le vacanze insieme per salvare la vita di coppia Ufficio stampa
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