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Intrichi d'amore di Torquato Tasso pagina 7passato all'altra vita. BIANCHETTA Iddio li dia santa requie, e a noi commoda sanità, vita lunga e denari da spendere. E perchè, Signora Ersilia mia, se ben considero, che adesso non sarebbe tempo di dirvi quanto ho procurato in servizio vostro; non però l'occasione di questa morte m'invita maggiormente a dirvelo, che il tempo è già opportuno di accettar il partito, ritrovandosi la casa vostra senza il suo capo. ERSILIA Dite pure, e sia subito, perchè mi vergogno a stare in finestra, con tutto che sia luogo rimoto e non vi passino genti. BIANCHETTA Voi sapete, Signora mia, quante volte con le braccia aperte e con le lagrime a gli occhi mi avete pregata che io disponessi il Capitan Lopes ad amarvi, e che in ogni modo l'introducessi un giorno con disegno di sposarvi insieme; e perchè sempre l'ho trovato duro, oggi per buona sorte mia l'ho mollificato di sorte che verrà a trovarvi, con ferma deliberazione di far quanto voi volete. E già che quest'altra occasione vi dà il luogo e la buona fortuna, io direi che non la lasciaste passare. ERSILIA Vi ringrazio, Bianchetta mia, della buona vostra volontà; ma perchè la durezza del Capitan Lopes mi ha di sorte indurato il cuore che già mai si faria molle, ho mutato quel pensiero, impiegandolo tutto ad un altro soggetto degno di esser amato. Eh, così va il mondo! Adesso che egli vuole, io non voglio, e vada l'un per l'altro. FLAMINIO Ohimè! che sento? È possibile che in ogni abito, in ogni occasione questa crudele mi sia crudele? BIANCHETTA Dunque per un minimo sdegno volete lasciare un amore così grande? ERSILIA Chi nol sa? Non avete inteso che lo sdegno è soggetto potentissimo a cacciar via l'amore? BIANCHETTA Non ho inteso questo; ma sì bene che lo sdegno dell'amante è una reintegrazione d'amore; e così succederà in voi, che questo vostro sdegnetto doppiarà quel vivo e sincero amore che gli avevate portato sempre. ERSILIA L'acque delle mie lagrime, causate dall'empietà sua, hanno estinto il fuoco dell'affezion mia. BIANCHETTA Quando l'amore è vero, come è il vostro, e vi corre alle volte qualche sdegno, quel sdegno è proprio come la cenere: la qual coprendo il fuoco, par che non ci sia fuoco; ma discoprendosi, si ritrova sotto il fuoco. Così succederà in voi, figlia mia, che lo sdegno che avete conservarà e non consumarà il fuoco dell'amor vostro: e già che l'abbiamo sotto, discopriamolo. ERSILIA Di grazia, non me ne ragionate più. Io me ne vado: se volete niente, son vostra. BIANCHETTA Aspetta un poco, per farmi favore. Venite, Signor Lopes. Eccolo qua, Signora: ascoltatelo, solamente una parola. FLAMINIO Baso las manos di Vuestra Merced per mil vezes. Sientiendo, Sennora mia, la<s> iustissimas causas che tiene de non amarme, però creami per cierto che me affido de voluntade de corrispondere al eccessivos amores que Vuestra Merced me ha querido sempre: me affido so la dimostración per ver come persestia en la firmiezza de miis amores; y ya que... ERSILIA Y ya que? Non bisogna passar più innanzi, che fin oggi è stato a voi, adesso starà a me. Andate per li fatti vostri. FLAMINIO Escùchame, Sennora mia: dos otras palabras. Vuestra Merced non sarà llamada di todos la crudel Ersilia, que arde y quema los ombres affecionados? ERSILIA Quel che si diceva di voi mentre mi foste crudele, quell'istesso mi contento si dica di me oggi. BIANCHETTA Eh, Signora Ersilia, lasciate questa ostinazione, non perdete la sorte che vi viene in casa. ERSILIA Se io non considerasse che ho bisogno di voi, per persuadere colui a chi novamente ho dato il mio cuore, vi darei una buona risposta. BIANCHETTA Dite quel che volete, vi dirò sempre ch'avete il torto. ERSILIA Il torto è stato pur suo, che non doveva dispregiare chi con pura fede lo serviva e onorava. FLAMINIO Es berdad, entramas de mi corazon, mas ahora, come a culpado y fallido, de rodilas supplico a Vuestra Merced que me l'haya a perdonar, y recebir a quien pentido de sus defaltes li promette una perpetua y firma serbitud. ERSILIA Giongesti tardi. Andate in buon ora, lasciatemi stare. FLAMINIO Espetta ono poquitto, per vida soya. De manera che Vuestra Merced quiere che yo muera? ERSILIA Muori. FLAMINIO Y los dir da veros? ERSILIA Da vero. FLAMINIO Y perquè? ERSILIA Perchè non posso più amarvi. FLAMINIO Y perquè non mi puode amar mas? ERSILIA Non posso, perchè l'amore che vi portavo allora l'ho collocato in altri. FLAMINIO Y quièn es esto ben aventurado? ERSILIA Oh, come sete importuni voi altri Spagnoli! FLAMINIO Mi pena, que es infinita, los causa. BIANCHETTA Aspettate, Signor Flaminio: chi sa, forse la ruota della fortuna sarà rivolta in favor vostro, e sarete forse voi. FLAMINIO Placesse a Dios! Digame, Sennora mia, qui es esto affecionado di Vuestra Merced? qui sa se fosse Flaminio? ERSILIA Che Flaminio, che Flaminio! La fiamma di colui, se bene è cocente, non basterà mai a scaldarmi, non che a cuocermi. FLAMINIO Ah, ingrata, disleale, crudele, disamorevole Ersilia! Ecco che io non sono il Capitan Lopes, ma l'infelice Flaminio che vive fra cocentissime fiamme. Che t'ho fatto io che m'odii tanto? Qual segno d'amore e di viva affezione non t'ho io mostrato sempre? Perchè godi delle mie fiamme? Perchè fuggi chi t'ama? Perchè dispregi chi t'adora? Ahimè! che non posso più dire, vinto dal profondo dolore. ERSILIA Dunque non sete il Signor Lopes? Dunque sete Flaminio? Ahimè! che io fingeva di non volerli bene per confirmarlo tanto più nell'amor mio! Ma già che sono ingannata da voi, mi doglio che non sete il mio bene, e voi doppiamente odio e dispregio. Andate in malora, ch'io serro. FLAMINIO Che dici, Bianchetta? BIANCHETTA Che posso dire, se non che ragionevolmente vi possete dolere? Povero giovane! Il giusto sdegno gli ha occupato di sorte l'animo, che senza poter parlar più si è partito alla disperata. Vo' girli dietro. O donne ingrate! che la colpa è la vostra, per non amar chi v'ama. Atto II Scena 1 ALESSANDRO È vero, Leandro, che la vita inquieta non è altro che una continua morte; nondimeno, considerando che la sospizione non si toglie se non con l'esperienza di vedere il contro di quel che l'uomo sospetta, godo della mia inquietudine e delli travagli infiniti che ho patito e pato, a star tanti mesi fuori di casa, e a ritrovarmi oggi travestito e sotto abito d' astrologo, mentre considero dovermi quietar la mente dal sospetto che ho tenuto e tengo di Cornelia mia moglie e di Camillo mio servitore. Che se sarà così come congetturo dalli segni passati, farò che da lei prendino essempio tutte le moglie <ad esser> caste, e da lui tutti li servitori ad esser fedeli. Ella conoscerà che il marito che ha sale in zucca sa cuocere li capricci della moglie, ed egli quanto può lo sdegno d'un padrone che è stato cortese verso un servitore che se gli rende ingrato. Ma quando sarà il contrario, come par che tu mi vadi ragionando, ella averà da me la corrispondenza da perfetto marito, ed egli di padre, non che di padrone amorevole. Però dimmi un poco più per minuto che motivi fece Cornelia quando intese la nuova della mia morte; e che disse Camillo? LEANDRO Se è vero, padrone, che nel volto si legge l'animo, vi certifico che nel volto della Signora Cornelia uscì un dolore tanto eccessivo, che credo gli abbia di modo trafitto l'animo che viverà sempre sconsolata fin che non si discopra il vero. Nè più nè meno lessi nel volto di Camillo. Poichè a pena intesa da me la nuova della vostra morte che ella cominciò a gridar fortemente: o Alessandro mio!, o Alessandro mio!, si squarciò le vesti, e squarciò anco le lettere consolatorie che io li portavo da Genova; anzi come a forsennata sbatteva il capo or qua, or là; e Camillo dirottamente piangendo accusava la sua mala fortuna che già l'aveva finito di rovinare. Si vestirno subito di lutto, tutta la casa si messe in mestizia, e tutti mi han dato segni evidenti di Tag: sdegno amore sempre vero fuoco vostra sorte signora posso Argomenti: giusto sdegno, sincero amore, minimo sdegno, dolore tanto Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Stanze della gelosia di Torquato Tasso Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili La strega ovvero degli inganni de' demoni di Giovan Francesco Pico Della Mirandola Decameron di Giovanni Boccaccio Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Alla scoperta della città imperiale di Marrakech Consigli pratici per la creazione di un profumo Microdermoabrasione per manifestare la propria bellezza Odontoiatria cosmetica per un sorriso perfetto Offerta capodanno ad Amsterdam
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