Intrichi d'amore di Torquato Tasso pagina 20

Testo di pubblico dominio

Flaminio si contenta che io negozii a mio modo con Lavinia sua sorella? CAMILLO Sicuramente; perchè oltre che ci siamo di novo confederati insieme, e stretta in una indissolubile amicizia, lo desiderava anch'egli, per esser il Signor Flavio della sua qualità, e che la ricerca poi per moglie; avenga che Lavinia non gli sia sorella, ma figlia alla sua madrigna. BIANCHETTA Sia lodato Iddio! Mi piace certo, perchè se ben io faccio questa professione, non vorrei esser passata per ruffiana, a tempo che le parti non fossero d'accordo. FLAMINIO Saviamente, a fè! Or dite. BIANCHETTA Non bisogna di dire, ma di fare. Rimettetevi qui dietro, che io vo' prima tentar Lavinia e vedere, che quando le mie persuasioni non bastaranno, la farò cadere con la sua lotta, e allora conoscerai, Signor Flavio, che è stato necessario vestirti da Cosmo. Appresso andarò da Cornelia, e conoscerai, Signor Camillo, che quanto ho fatto non è senza grandissimo misterio. Ma però desidero una cosa da voi. CAMILLO Comandate. FLAMINIO Disponete. BIANCHETTA Per mia rimunerazione, cedetemi quanto cavarò di sotto a Cornelia. CAMILLO Di grazia. FLAMINIO Come voi volete. BIANCHETTA A rispetto poi di Flaminio, non vi correrà troppo manifattura, perchè, aggiustati i pesi tra voi e Cornelia, possiate dopo disporre Ersilia a condiscendere all'onesto suo desiderio. CAMILLO Si farà senz'altro. FLAMINIO Dite benissimo. BIANCHETTA Orsù, fermatevi, che io vado: e secondo il bisogno così vi accomandarete alle parole mie; e tenete per fermo che Bianchetta imbiancherà oggi con effetto il tinto de' vostri cuori. CAMILLO Così speriamo. FLAMINIO Così confidiamo. Scena 10 BIANCHETTA Io batterò l'uscio. E voi all'erta, perchè avemo una bella commodità per l'assenzia della madre, che l'ho vista già in casa della Signora Quintilia. Tic, toc, tic, toc. LAVINIA Chi è? Chi batte? BIANCHETTA Son io, figlia mia senza peccato. Venite a basso, che vi ho da dir cose di grandissima importanza. LAVINIA Aspettate pur, Bianchetta mia, che adesso vengo. BIANCHETTA Quando le cose hanno buon principio, sta fatta la metà. Che dite, Signor Flavio? FLAMINIO Ahimè! BIANCHETTA Voi sospirate? FLAMINIO Sospiro, perchè natura, facendola così bella, non la doveva far sì crudele. BIANCHETTA Riposatevi, che col tempo e con la paglia si maturano le nespole. Ma olà, cheti, che già viene. LAVINIA Che cercate, Bianchetta? Dite, di grazia, brevemente quanto avete da dire, perchè sto sola in casa, e non vorrei che la Signora madre mi cogliesse sola in porta. BIANCHETTA Sarò breve; e così breve faccia Iddio la vostra ostinazione, e lunghi gli anni a voi e a chi v'ama con perfetto amore. LAVINIA Se non m'avete a ragionar d'altro che d'amore, fate fine, e ritornate quando volete a casa vostra. BIANCHETTA E perchè? Sete voi di stucco? Voi sete pur di carne e d'ossa, così ben composta e formata dalla natura che a viva forza bisogna ch'ivi s'annidi Amor con arco e strali. LAVINIA L'amor mio è la risoluzion fatta di viver casta e vergine. FLAMINIO Ecco nova invenzione di farmi affatto disperare. CAMILLO Fermatevi, che Bianchetta saldarà ogni cosa. BIANCHETTA Buona e perfetta risoluzion per certo; e non men di questa è l'altra, che io vi propongo, qual è il matrimonio. LAVINIA Io già ho eletta la prima, e non mi curo dell'altra. BIANCHETTA La prima fu di maritarvi, e perciò amasti Camillo, e perciò Flavio amava voi. LAVINIA Camillo non fu giamai amato da me; nè l'amo, nè l'amarò. Di Flavio non accade parlarmi, perchè merita di stare perpetuamente in galera, dove si trova al presente. CAMILLO Ecco, Flavio, la mia innocenzia. FLAMINIO Ecco, Camillo, la mia morte. CAMILLO Soffrite, e sperate. FLAMINIO Una speranza mi resta, di non sperar più salute. BIANCHETTA Se pensate ingannarmi, così vecchia come io sono, v'ingannate di lungo, Signora Lavinia mia. Io so molto bene quel che dianzi dicesti a quelli tre poveri schiavi, che eri maritata con Camillo, amato tanto da voi, desiderato anco dalla Signora madre. LAVINIA È vero che io dissi così, per levarmi dinanzi quei fastidiosi e importuni, e acciò lo scrivessero a Flavio, per farlo tanto più crepare di doglia, e principalmente per contentar mia madre. Ma la verità non fu così, nè tale è la volontà mia, avendo nell'animo altro che Camillo. CAMILLO Ti ringrazio, tempo, che col tuo spazio discopri la verità. FLAMINIO Ti disgrazio, tempo, che mai desti tempo a questa crudele di temperare la durezza sua. BIANCHETTA Io non intendo ragionarti di Camillo, perchè per non sapersi chi è, donde viene, possiamo di lui far passaggio. Ma che dite di Flavio, giovane, bello, ricco e unico al padre? Che t'ha fatto quell'infelice, che lo strazii in tanti modi, che tenti di farlo morire? LAVINIA Se io pensava che tu m'avessi a ragionar di Flavio, non vi calavo a basso per tutto l'oro del mondo; e se non vuoi altro, a Dio. FLAMINIO Ahimè! BIANCHETTA Ferma, scioccarella che sei, e pensa bene che questi capelli d'oro, queste ciglia d'ebano, queste guance di rose, queste labbia di coralli, questi denti di perle, questo collo di neve, questo petto di latte, diver<r>anno col tempo bianchi, bige, pallide, livide, nere, affumate e oscure. Anch'io, come sei tu, son stata bella; anch'io, come fai tu, feci la ritrosa, la rigida, la crudele; ma nell'ultimo fui vinta dall'umiltà grande, dal soffrir lungo e dal patir molto del mio gentilissimo amante: e avertita del mio errore, biastemai il tempo perso e la mia sorte, che non mi diede persona che m'avisasse di queste cose. Sì che prendi l'aviso, già che l'hai, e muta, muta pensiero, scioccarella che sei. CAMILLO Oh, come dice bene! FLAMINIO Ma predica al deserto. CAMILLO Soffri, e odi. LAVINIA Dimmi un poco, Bianchetta, non ti son pur divenuti i capei bianchi, bige le ciglia, pallide le guance, livido il labro, neri i denti, affumato il collo e scurato il petto? Che m'importa dunque d'esser crudele o pietosa, se sarà tanto così come così? CAMILLO Questo è un bel passo da sciogliere. FLAMINIO Se ben lo scioglie, non farà niente. BIANCHETTA Importa, figlia mia, che non ti rendi ingrata alla natura, che ti creò bella, dotata di tante grazie, di questi tuoi doni, per esser pietosa e non crudele. Che s'altramente fosse, t'averebbe dato coda come a serpe, unghie come a grifone, veleno come a basilisco, piedi come a cavallo, bocca come a leone e denti come a cignale. Talchè dispensa meglio questi doni di natura, e muta, muta pensiero, semplicetta che sei. LAVINIA E non son ben dispensati, stando così senza maritarmi? BIANCHETTA Sariano ben dispensati, figlia mia, quando da principio ti fossi eletta questa strada, andando in monastero senza dar occasione d'ingannar le genti. Ma poichè sei rimasta nel seculo, è forza che ti mariti, e goderai il dolce nome di madre, il gusto soave de' figliuoli e il perpetuo contento del marito. LAVINIA Quando ciò fosse, mi risolverei d'amar altro che Flavio. FLAMINIO Intendi? CAMILLO Taci. BIANCHETTA Che t'ha fatto quell'infelice? Forse non è bello come sei tu? Forse non è nobile come sei tu? E forse non t'ama più di nessun altro? Quanti guai ha patito, quante miserie ha scorse, e pate e scorre oggidì per amor tuo! Rompi, rompi la pietra di questo cuore, crudeletta che sei. LAVINIA Orsù, Bianchetta mia, vinta dalle tue ragioni, mi risolvo... BIANCHETTA Di', figlia mia, di'. LAVINIA Ad amare... FLAMINIO O Dio! CAMILLO Aspetta. LAVINIA ...con tutto il cuore... FLAMINIO Oh, se foss'io! CAMILLO Ferma. LAVINIA ...colui il quale... FLAMINIO Ohimè! BIANCHETTA Perchè non seguitate? Avete pur detto che volete amare... LAVINIA Sì. FLAMINIO Ma non Flavio. CAMILLO Eh, senti. BIANCHETTA Sete mutata di colore. Che cosa avete? LAVINIA Ahimè! BIANCHETTA Voi dite che volete amare con tutto il cuore...? LAVINIA Sì. BIANCHETTA Colui il

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Argomenti: dolce nome,    gusto soave

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