Intrichi d'amore di Torquato Tasso pagina 16

Testo di pubblico dominio

lei! L'Odio non deve offender me, che l'amo. Sdegno, se ben permette che lo sdegni, fugge in un tratto e io ritorno ad amarlo. E in fine Amor, rappresentandomi l'oggetto così caro a gli occhi miei, allontanandosi da lui fa che l'ingrato m'odia. Dolente me! Che posso, che debbo fare, sola, senza anima, senza aiuto, senza consiglio, contro questi inimici contra di me potenti e contra gli altri deboli? M'indebolisce il dolore, non posso più dire. Scena 3 GIALAISE Io saccio moto bene, Signor astrologo mio, ca Amore pretende de vendecarese contra de me pecchè mi chiamo Gialaise, avenno in odio chella consonanza ise, pe respietto d'Anchise, ca fece la scarsiel<l>a alla matre, e pe chisso se portò male co Cefise, Narcise, Parise, Silladise, Ciparise, Malagise, Marfise. Ma co lo Signore Gialaise no' farà nente, ca io te lo boglio scuzzoniare di buona manera, alla fè. ALESSANDRO Se ben comprendo alla vostra fisonomia che avete un cuor di leone, e sete per riuscire d'ogni impresa, per difficile che fosse; nondimeno, considerando la potenza d'Amore, vi pronostico che fra pochi giorni vi sottometterete al suo imperio, come fece Cesare, Scipione e Pompeo e gli altri che furno pur nostri Romani. GIALAISE Ma io no' songo delli Romani, ma se bene delli Napoletani, Cavalieri diverzi assai da chilli Cavalieri antichi, ca annavano alla buona, e perzò disse l'Ariosto: «Oh gran bontà de' cavalieri antichi!». Ma noi autri ca sapimo e vedimo co l'essere, co la forza e co lo 'ngegno, no' la cedemmo ad Apollo, Marte, nè allo altitonante Iove. ALESSANDRO L'importanza sta che Amore non combatte col sapere, potere e vedere, ma adopra arme contrarie a queste, come sono pazzia, odio e vanità; che non essendo egli altro che furore nelli petti nostri, inimico delle fatiche, amico delle cose vane, con le quali arme incende le vene, occupa le viscere e consuma il cuore. GIALAISE È troppo lo vero, per l'àrema delli muorti miei; e tu sì no bravo ommo, avennome 'nnovinato quanto tiengo allo stomaco, ca ped amore di Pasquina si sface dintro la zulfatara di Puzzuolo. ALESSANDRO E quel che è peggio, ti fa amar chi t'odia, e odiar chi t'ama. GIALAISE Dà ccà la mano, ca te boglio essere scavottolo 'ncatenatissimo, poi che me tocchi l'osso pic<c>irillo, e me dai allo vivo. Ha da sapere Vostra Signoria ca io amo Pasquina, e issa m'odia; e fuggo poi Lavinia sua padrona, ca m'ama sprofondatamente. ALESSANDRO Voi dite Lavinia, figlia di Leonora, che abita in questa casa? GIALAISE A punto. Como diavolo sai chesso? ALESSANDRO Professionis gratia. E ti dirò un'altra cosa, che questa Lavinia è amata da altri, ed ella li odia a morte. GIALAISE Chesso è lo vero, ca secondo aggio 'nteso poco 'nante da issa proprio, nella strata, e aveva 'nteso chiù prima da Cuosemo, servitore meo, no cierto Flavio figlio di Manilio l'amava quanto se poteva amare, e issa non volendolo amare, se pose in desperazione e se n'andò alla guerra. Appriesso dopo l'ama no cierto Camillo, e issa pe lo contrario no' l'ama. Ben che mo 'ntienno ca singa tornato Flavio, e hanno fatto na cierta 'mbroglia, e Camillo e Flaminio. LEANDRO Sentite, padrone! Ecco che Camillo ama altra donna che Cornelia: a poco a poco si dichiararà il vero. ALESSANDRO Sì, ma tu non intendi quella cosa d'imbroglia: lascia far a me, che ne cavarò il costrutto. GIALAISE De ca cosa ragionate insieme secretamente? Lo boglio intennere, alla fè. ALESSANDRO Io parlo, che voi dite Camillo figlio di Alessandro genovese, il quale già è morto. GIALAISE Fusse muorto diece anni a reto! Ca sìngano mardetti quanti genovesi si trovano! ALESSANDRO E perchè tanto male? Che cosa vi ha fatto? GIALAISE Se isso no' veniva ccà, Camillo no' <n>ce saria benuto, e Pasquina non terria la parte sua, ca pe consequenzia me dà sospietto ca se amano 'nsieme, e io piglio palic<c>hi. ALESSANDRO Di sorte che il padre ha da portar l'iniquità del figlio? Ah! non è giusto, Signor Giovan Luigi. GIALAISE Ora lassamo no poco stare chissi cunti, ca io no' ped autro songo benuto a trovarete, avenno 'ntiso la fama tua, eccietto pe sapere ca fine averà l'amore mio co Pasquina, e sa ti fidi di faremela disonestare. ALESSANDRO Adoprarò tutta l'arte, metterò ogni cura che restiate sodisfatto; ma vorrei prima intendere l'imbroglia che dite aver machinata Flavio, Camillo e Flaminio. GIALAISE Se voi sapite on<n>e ncosa, como no' sapite chess'autra ancora? ALESSANDRO Io so che Camillo è innamorato di Cornelia. GIALAISE È lo vero, pe vita mia. Aspetta, aspetta, ca mo me n'allecordo. LEANDRO Or sentiamo, che altro intoppo sarà questo. GIALAISE Stannome a sguazzare co na Signora romana delle principalissime, spiai ca 'n cierte case rotte, <l>loco vicino, si travestivano da schiavi Camillo, Flavio e Flaminio. Camillo diceva ca essenno muorto Alessandro, quale veramente no' l'era padre, se boliva sfocare la fantasia co Cornelia, Flaminio co n'autra giovane, ch'have lo nome 'n lilia. ALESSANDRO Ersilia volete dir voi. GIALAISE Sì, sì, Ersilia. Ora mirate ca fa la virtute a<s>sapere on<n>e ncosa! E Flavio co Lavinia. Chesso è chillo ca intesi. Lo muodo non me curai d'intennerlo; pecchè 'n chello medesimo 'stante venne la detta Signora, e bracciannome dereto, e scoppannome docemente 'ncoppa lo lietto, le feci compotare Luna quater latuit. ALESSANDRO Ahimè, ahimè! LEANDRO Che fate, padrone? Venite in qua, di grazia, respirate. Che cosa avete? Dissimulate, non vi scoprite; volete credere alla dapocagine di costui, che secondo voi l'imboccate le parole così aggiunge e rigiunge a suo modo? ALESSANDRO Servo traditore, moglie infidele... Lasciatemi! LEANDRO Eh! Fermate, di grazia, dove volete andare? Che fede si può prestare alle parole di costui? Che se Camillo e Cornelia s'amassero, come voi presupponete, stando essi insieme, non averebbero bisogno di travestirsi, nè d'artificio, nè d'imbroglia, come dice questo vantatore. ALESSANDRO Ohimè, Leandro, che io me lo vedo come in un specchio. GIALAISE Ca dite di specchio? Lo boglio 'ntennere, alla fè. ALESSANDRO Diciamo che dentro un specchio vi faremo venire la vostra Pasquina più bella che mai. GIALAISE Aspetta, aspetta. Ecco ccà lo spiecchio, ca l'aggio intro la saccoc<c>ia: no' te tricare chiù, pe vita toia, fammela benire chella cornutiella; e poi se hai bisuogno di quarche favore a Napole, appriesso chilli reggienti, presidienti, e lo Vicerè, lascia far a me, ca te siervo alla coscia. Scena 4 PASQUINA Bisogna aver cento braccia, dugento mani e quattro cento piedi per servir la padrona. Mi manda a vedere se venisse in casa lo strofilo o il strongolo, non me ricordo bene. Ma ohimè, ecco Gialaise! Vuo' passar pian piano per dietro le spal<l>e, e fermarmi in quel cantone sin che lui si parte. GIALAISE Signor astrologo, io te bedo moto cogitabondo: ca dici? No' darai chesso gusto a chi prova di continuo l'amoroso disgusto? LEANDRO Averti, padrone, che quella figliuola che è passata di là credo certo sia Pasquina: dissimula, fingi, e vedi di dar la pastura a questo bufalo vestito di seta. ALESSANDRO Lasciane a me il pensiero. Or tien così lo specchio, Signor Giovan Luigi, e mira bene chi è colei che sta dentro. GIALAISE Oh, meracolo grandissimo! oh, vertute terribile! Chesta è Pasquina: è puro issa, Pasquina! oh, Pasquina! No' bole dicere autro, eccietto ca me passi ccà na spina. Abbracciami, baciami, vita mia, baciami, baciami. ALESSANDRO State saldo, Signor Giovan Luigi, guardatevi di voltarvi indietro, perchè si disfarebbe l'incanto e Pasquina ci disparrebbe per sempre. GIALAISE Sì, se io fosse pacchiano come fu Orfeo, ca pe voltarese indietro perdè la sua Eurìdice, o Euridìce: non m'allecordo mo sa bole essere breve o longa; ma starò contemplando sempre chesso spiecchio, dove s'inserra quanta bellezza ha sotto e sopra l'uno e l'autro cuorno del Tauro, e la fanciulla di Titone. LEANDRO Oh, che solenne bestione!

Tag: leandro    amore    issa    bene    specchio    aspetta    poco    vero    vita    

Argomenti: secondo aggio,    credo certo

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo
La strega ovvero degli inganni de' demoni di Giovan Francesco Pico Della Mirandola
La vita comincia domani di Guido da Verona
Corbaccio di Giovanni Boccaccio
Decameron di Giovanni Boccaccio

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Madrid, la regina della "movida"
Consigli per una dieta veloce ed efficace
Stili di vita ed alimentazione
Una buona tazzina di caffè
Offerta capodanno a Bruxelles


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36 successiva ->