Intrichi d'amore di Torquato Tasso pagina 6

Testo di pubblico dominio

ch'aveva eseredato il figliuolo, secondo mi ricordo aver letto nella general istoria di Sabellico: e fu che il figlio incolpando il padre che egli era stato causa della sua vita licenziosa, perchè non osava castigarlo a tempo che era figliuolo; il padre replicando che se bene voleva castigarlo, egli non l'obediva; Solone sentenziò che il padre, perchè non l'aveva castigato, non fosse degno di sepoltura dopo sua morte; e il figlio, perchè non l'aveva obedito, fosse privato delli beni paterni: ma che il figliuolo di esso giovene succedesse poi all'eredità, perchè delictum patris filio nocere non debet. MANILIO E providde circa le robbe, in poter di chi dovevano restare tra quel mezzo che il vecchio fosse venuto a morte? ALBERTO Signor sì, che providde; e fu che le robbe fossero depositate in mano d'un terzo degno di fede, che desse da magnare al padre sin che viveva, e facesse una sepoltura al figliuolo dopo che morisse. Che ti pare di questa sentenza? Volesse Iddio che così si osservasse oggi, perchè tanti padri castigando i figliuoli non sarebbono infelici, e tanti figliuoli obedendo a i padri riuscirebbono perfetti. MANILIO Ohimè! che queste maledette donne sono state e sono causa della nostra rovina, opponendosi sempre a quel che noi procuriamo alla salute de' figliuoli, mirando solo al presente e non al futuro, senza discrezione. ALBERTO La donna non ha nessuna discrezione. Ma noi dall'altro canto dovemo ov<v>iare a questa, contradicendoli espressamente: che se ben la moglie è compagna nostra, non di meno non è nostra superiore. MANILIO È vero. Ma poi subito ti fanno il muso torto, ti voltan la schena e mai ti danno pace; e l'uomo stracco da gli altri pensieri, come non trova la moglie allegra in casa, vive in continuo inferno. ALBERTO Accade questo perchè omne nimium convertitur in vitium, e però si deve molto bene avertire dal principio a non assuefar le moglie in farle troppo carezze e concedere a loro quanto dimandano. Perchè mulier est mala herba, mala herba cito crescit. Devono dunque stare accorti i mariti in tener le moglie raffrenate di sorte che per troppa briglia non iscavezzino, nè per troppo sproni sbalzino. MANILIO Che strada dunque si ha da tenere? ALBERTO La strada di mezzo, perchè mediam viam tenuere beati: voglio dire che alcuna volta si devono ammonire, e alcuna volta conceder loro quanto ti par convenevole. MANILIO Ma a che giova trattar questo al presente, se il fatto è fatto, e io non mi posso in conto alcuno consolare? Figlio mio, dove sei? Figlio, come hai lasciato discontento il tuo vecchio padre? Figlio, che non ti vedo più! Coltello che m'hai passato il cuore! Ferita che non sanarà mai! Ohimè! ohimè! ALBERTO Ecco il frutto che si ha da i figliuoli. Quanto sono ignoranti molti uomini, che con le continue orazioni pregano Iddio che dia loro i figliuoli, et nesciunt quid petunt. Dall'altro canto, Messer Manilio mio, raffrenate le lacrime e non mostrate al mondo che sete altro che quel che gli altri vi reputano: sete prudente, e li prudenti non si han da dare così in preda alla disperazione. MANILIO Come non voglio disperarmi, considerando che dovendo morire, il sudor della mia vita sarà perduto? ALBERTO Anzi è guadagnato, perchè la robba lasciata ad un tristo erede è persa; poichè non ha tanto pensiero il padre in acquistar la robba, quanto ha fretta il figliuolo in consumarla. MANILIO Non posso far che non mi strazii, che non mi consumi. ALBERTO Eh! non fate, di grazia... che vi rileva questo? Voi ne morrete di doglia; e se vostro figliuolo è vivo, se ne rallegrarà, poi che al figliuolo par mill'anni che il padre chiuda gli occhi, per ereditar la robba; e se egli è morto, mors omnia solvit. Talchè, come dissi al principio, disponete di voi e della robba vostra in altro modo, con farvi alcun bene per l'anima; che tanto ne ha il padre quanto ne fa in vita, che dopo morte il figliuolo non si ricorda più del fatto tuo. MANILIO Ognun di noi quando sta bene sa dar buon consiglio all'infermo. Se voi foste in mio luogo, diresti altrimente. ALBERTO Dirrei il medesmo, certo. MANILIO Nol voglio credere. Io voglio morir così disconsolato. Io non voglio più vivere; voglio disperarme affatto. Ahimè! figliuol mio... Lasciatemi andar, di grazia. ALBERTO Povero vecchio, mi fa pietà. Io voglio pur seguirlo, acciò non si disperi in tutto; che veramente il cuore addolorato più si consola con le parole d'un amico, che con tutti gli altri rimedii del mondo. E poi per la salute dell'anima sua, inspiciendum est quod evenire potest. Instit. De rerum divi. par. Illud quaesitum. Scena 10 FLAMINIO Bianchetta mia, per buono e sano che sia un giudizio, ha sempre di bisogno di ricordi; e perciò non vi maravigliate se in questo vostro giudizio, qual reputo buono, io vi ricordo spesso che stiate avertita dal canto vostro; che dal canto mio, vi assicuro che avete un discepolo molt'a proposito. BIANCHETTA Non dubitate punto, Signor Flaminio, che chi è vecchia all'arte non si può ingannare. Dall'altro canto, mentre vi miro mi provocate al riso, così rassomigliate in tutto e per tutto al Capitan Lopes; tanto più che con quella barba posticcia rassomigliate egli stesso. E certo è stato buona ventura che vi abbia prestato li vestiti liberamente, con spada e cappa. FLAMINIO Un che è nato nobile, è forza che sia cortese e gentile. Il Signor Capitan Lopes è gentiluomo, e non può degenerare dalla natura de' buoni gentiluomini. BIANCHETTA Ogni cosa va bene; e io credo certamente che la Signora crederà che siate il Capitan Lopes suo innamorato, per cui ella si muore. Ma dubito che non vi conosca al parlare; però provate un poco come riuscite alla lingua spagnola. FLAMINIO Lasciate il pensiero a me, che avendo praticato di continuo con Spagnoli, ne parlo eccellentemente <la lingua>. Pensate forse che bisognando non sapesse far una bravata alla spagnola? BIANCHETTA Mi piace. Orsù, Signor mio, fatevi qui dietro, che io vo' chiamarla, e con bel modo vi farò comparire: che forse oggi ottenirete il desiderio vostro. FLAMINIO Deh, Bianchetta, in voi sta la salute e la vita mia, e del resto <mi> vi farò conoscere persona gratissima. BIANCHETTA Non vorrei faceste come suol fare la maggior parte di voi altri giovani, che sete larghi di parole fin che avete l'intento, e poi dite: a Lucca mi ti parse di vedere. FLAMINIO Sapete già che non son di quelli, perch'altre volte l'avete tocco con mano. BIANCHETTA È vero che io mi laudo di voi; ma nol dico già per disegno di pagamento. Dio nol voglia, che in questo modo sarei ruffiana! Dicolo sì bene, acciò sappiate che così si costuma oggi, e che meco non giovano quest'offerte. FLAMINIO Tanto è, quanto voi dite; e io vi ringrazio sommamente. Alla giornata vedrete che io corrispondo a questa vostra amorevolezza. BIANCHETTA Non voglio niente, guarda! che se bene averei bisogno d'una gonnella di sotto, non me ne curo, non pretendo nulla da voi. FLAMINIO Oh! che solenne mariola! Riposatevi sopra di me, Bianchetta mia. Orsù, mi son messo in questo cantone. Chiamatela pure. Scena 11 BIANCHETTA Toccarò la porta. Tic, toc. Ohimè! non sente nessuno. FLAMINIO Toccate più forte. BIANCHETTA Vorrei parlaste spagnolo, per assuefarvi. FLAMINIO Deagamos ahoras las burlas. Battide mas fuerte. BIANCHETTA Oh! così vi voglio. Tic, toc, toc. Io batto al vento... Ma eccola. FLAMINIO Ecco pur quel splendore che alluma le tenebre, rischiara gli abissi e abbella il tutto. ERSILIA Chi è quel che così forte batte? Oh, gli è Madonna Bianchetta. Che cosa cercate? BIANCHETTA Cerco di farvi sempre servizio, e procuro cosa che risulti in beneficio e satisfazion vostra. Ma prima ch'io parli d'altro, ditemi, che lutto è quello che tenete sopra? ERSILIA È morto il Signor Alessandro, mio padregno, in Genova, dove s'era conferito per ricuperare alcune ereditadi, e ieri a punto s'ebbero lettere per corriere, che è

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