Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
Intrichi d'amore di Torquato Tasso pagina 5spanzare mo, ma me ne boglio 'nformare meglio. FLAMINIO Informase Vostra Signoria, che mi trovarà innocentissimo. PASQUINA Non può stare che Cosmo m'abbia detto la bugia, perchè mi vuol bene, mi ama, mi pizzica, mi gratta la mano, mi dà mille cosette; e io voglio ancor bene a lui, sa? GIALAISE E chisso da chiù? Confessati, e zitto. FLAMINIO O Dio, che possono fare li testimonii falsi! LAVINIA Ancora non arrivi a dodeci anni, e così figliuola ti sei messa nel ballo d'Amore? PASQUINA Sì, perchè voi cantate più volte quel sonetto: «S'amor non fosse, il mondo non saria - E gli uomini sarian com'animali...». Non voglio esser animale io, padrona mia. LAVINIA Ma aspetta. Come sai che Cosmo ti vuol bene? PASQUINA Lo so perchè me l'ha detto lui, e per questo io fo quanto egli mi commanda. LAVINIA Che cosa ti commanda? PASQUINA Mi ha commandato che quando io veggio Gialaise, lo fugga, lo scacci e l'odii come la morte. GIALAISE Ca dici mo, vegliacchissimo Cosemo? FLAMINIO Costoro mi han veduto del certo, e ne vogliono far corrivi. GIALAISE Appila, zitto! Sentimmo, sentimmo, sentimmo, ca poi... LAVINIA Donque lo Signor Gialaise fa l'amore con te? PASQUINA E chi non lo sa? Oh! oh! non te l'ho detto ancora? Egli spasma e muore per me. LAVINIA Sì, ah? e per ciò ne dicevi male, per levarmelo dal cuore! Tu sei da tanto? Tu ardisci opponerti all'amor mio? Tu sei causa del mio travaglio? Per te non mi ama colui, per te m'odia? Non so chi mi tiene che non ti cavi gli occhi. To', to', ribaldella; to', to', traditora. PASQUINA Ohimè! che colpa è la mia? Basta, che io non li voglio bene. GIALAISE Ah! Cane mastino, tradetore Cuosemo! Tu m'hai sprofonnato, tu m'hai acciso! Pe te me scaccia Pasquina, pe te mi fugge ogn'ora. FLAMINIO Ecco come si pate a torto. LAVINIA Ah! ingrato e veramente sciocco Gialaise! Ingrato, che paghi d'ingratitudine a chi ti serve, a chi t'adora. Sciocco, che disamando me, che son pure della qualità tua, ami una vil feminella! GIALAISE Ah! pazza Pasquina, ca lasci la rosa e pigli la spina: lasci me ca te boglio, ca te pozzo fare patrona, e pigli chillo ca non ti buole e non ti puole far autro ca fantesca! LAVINIA Sciocche noi, ch'avemo fiducia in serve che sempre incostanti, sempre infideli sono! Ma perchè io non mi vendico con le proprie mani? Ladra, traditora a questo modo! Ah! ti tirarò questi capelli, mi ti mangiarò il cuore! PASQUINA Ohimè, Dio! Ohimè, Dio! Voglio dire ogni cosa al padrone, e anche al padre di Flavio, che voi foste causa della sua disperazione. LAVINIA Al padrone, ah? E questo di più! Lèvamiti dinanzi solo perchè m'hai nominato Flavio, il cui nome abborrisco come si abborrisce la febre. Anzi, vien qua, che dentro la camera terrena me ne saziarò a posta mia. PASQUINA Che siano maledetti quanti Gialaisi si trovano! GIALAISE Ecco oscurato lo mio sole, perza è la luce: e tutto per causa tua, ruffiano di Camillo, traditore de' padroni tuoi. Spogliati ccà mo, spogliati chessi vestiti; dammi ccà chessa spata! Priesto, non tricare chiù! FLAMINIO Non vi accostate, di grazia, che questa spada bisognarà pigliarla per la punta: e forse che la giusta cagione che ho di lamentarmi si sfogarà sopra di voi; e se pur ne volete, mettete mano. GIALAISE No' <n>ce saria l'onore mio a mettereme co no vaiassone, e massime co no desperato como sì tu. Averemo tiempo. Su, lasciami annare dallo Governatore, ca a forza o bona voglia bisognarà ca restituischi la robba allo padrone. Scena 8 FLAMINIO In fine è vero quel proverbio, che un uomo riservato è di valor dotato, e un uomo mal soffrente non può esser valente. Ecco già l'esperienzia delle belle riuscite di questo mio padrone posticcio, ritratto vero della sciocchezza e vanità del mondo. Ma sciocco son io, che vado calculando li fatti altrui e non so reanumerare i miei; anzi, quanto più penso dedurre travaglio dalla somma di miei travagli, tanto più il numero si fa infinito. Io son Flavio e non Cosmo: quel Flavio abborrito dalla crudel Lavinia come si abborrisce la febre. Io son colui che avendola amata per molto tempo, in ricompenza dell'amor mio non ho ricevuto altro che ripulse, dispregi e un continuo no. In tanto che dandomi in preda alla disperazione son fugito di casa, lasciando il mio padre vecchio; e non tenendo altro figlio che me, vive discontentissimo. Diedi nova che ero andato alla guerra di Fiandra; ed è un mese che vado vestito da servo, tinto da moro per non esser conosciuto, ponendomi a' serviggi del Napolitano con proposito che, Lavinia amando quest'uomo così fieramente, potesse come a suo servo aver comodità di parlargli, e vedere se ella sentiva dolore della mia disperata partita; e se pure la sorte mi avesse conceduto di commoverla ad aver qualche pietà di me. Ma ora veggio apertamente che mi odia più che mai, e ama un suggetto così indegno di sè come è il Napolitano. E quel che è peggio, vi s'aggiunge un altro concorrente, come è Camillo, per cui procura Pasquina: ed io, misero, non ho nessuno che procuri per me, anzi tutti me sono contrarii. O sorte crudele! O stelle inimiche! O cieli, perchè non mi cadete sopra? O terra, perchè non m'inghiotti? O acqua, perchè non m'affoghi? Fuoco, perchè non m'ardi? Aere, perchè non m'ammorbi? Chè chi ha per contrarii la sorte, le stelle, i cieli, il fuoco, l'aria, l'acqua e la terra non merita di viver più. Ma perchè mi mantenete in vita? Per farmi sentir maggior pena che di morte? Io mi tolgo le vesti, getto la spada; anzi, questa prendo per passarmi il petto. Ohimè! Ecco mio padre. Ripiglio le vesti e fuggo di qua. Scena 9 ALBERTO Quae de novo emergunt, novo indigent auxilio. Lasciate dunque, Messer Manilio mio, il tanto condolervi della fuga, o vogliamo dire della perdita, di vostro figliuolo, e a questo nuovo accidente porgete nuovo rimedio; come saria in disporre altrimente della vita e della robba vostra. Perchè il figliuolo che è vizioso e disobidiente al padre deve esser privato dell'eredità: autore Eschino Prelio in certa orazione a Rodio; anco tutte le leggi ne parlano diffusamente. MANILIO Il mio giustissimo dolore mi ha di sorte penetrato il petto, che non posso far altro che dolermi continuamente, considerando che non avevo al mondo <alcuno> eccetto quest'unico figliuolo, cresciuto con tante delizie, con tanti commodi, sotto speranza che egli doveva essere il bastone della mia vecchiezza; e ora me lo vedo tolto, non so da chi, non so come; e non so dove sia capitato. ALBERTO Felix quem faciunt aliena pericula cautum: casus dementis correctio fit sapientis. Di modo che io mi risolvo, e così si devono risolvere tutti i padri di famiglia, a farsi cauti con l'essempio vostro, cioè di non allevare i figliuoli con tanti commodi e permetter loro tutto quello che dimandano; poichè deteriores omnes licentia sumus; e così queste delizie, queste licenzie sono le spinte che traboccano li figliuoli, e sono le cause potissime che danno poto amaro alli poveri padri. MANILIO Perchè di me stesso? Debbo dolermi della madre, la quale da principio non mi ha lasciato riparare al danno che io prevedeva doverne succedere. Io pur li dicevo: vedi, moglie mia, che Flavio è troppo licenzioso, mira che è discorretto; non ti opponere quando io lo castigo, lascia fare a me; sappi che il mal suo si converte in natura; considera che quando vorremo, non potremo ritrarlo. Sì, a punto nulla fa, anzi in collera mi replicava dicendo: non avemo altro che questo figliuolo, e tu pensi farlo morire sotto le stirature; lasciamolo fare, perchè quando l'arbore è buono, è meglio il frutto. A chi potrà rassomigliarsi, se non al padre? E con simili girandole a poco a poco, crescendo di male in peggio, m'ha indotto a questo pessimo termine. ALBERTO Agentes et consentientes pari poena puniuntur. Voi avete consentito al cavezzo di vostro figliuolo, meritate l'istessa pena che merita la madre: e certo quella che diede Solone ad un padre Tag: padre padrone sorte voglio tanto ecco fare bene dio Argomenti: nuovo accidente, sei messa, sei causa, uomo riservato, poto amaro Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Novelle rusticane di Giovanni Verga Il benefattore di Luigi Capuana Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Rinaldo di Torquato Tasso Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Cosa fare all'arrivo di un cucciolo a casa Il romanzo autobiografico Beneficenza durante le nozze con i matrimoni solidali Bigne al limone Taglia calorie!
|
||||