Corbaccio di Giovanni Boccaccio pagina 9

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udito fosse, che esse sieno sostenute da Dio. E, oltre a ciò, è, questa empia generazione, avarissima: e, acciò che noi lasciamo stare lo 'mbolare continuo che a' mariti fanno e le ruberie a' lor pupilli figliuoli e le storsioni a quelli amanti che troppo non piacciono, che sono evidentissime e consuete cose, riguardisi a quanta viltà si sottomettono per ampliare un poco le dote loro. Niuno vecchio bavoso, a cui colino gli occhi e triemino le mani e 'l capo, sarà cui elle rifiutino per marito, solamente che ricco il sentano, certissime infra poco tempo di rimanere vedove e che costui nel nido non dee loro soddisfare. Né si vergognano le membra, i capelli e 'l viso, con cotanto studio fatti belli, le corone, le ghirlande leggiadre, i velluti, i drappi ad oro, e tanti ornamenti, tanti vezi, tante ciance, tanta morbideza sottomettere, porgere e lasciare trattare alle mani paraletiche, alla bocca sdentata e bavosa e fetida, ch'è molto peggio, di colui cui elle credono potere rubare. Al quale se la già mancante natura concede figliuoli, sì n'ha; se non, non può perciò morire sanza erede. Altri vengono, che fanno il ventre gonfiare; e, se pure invetriato l'ha la natura fatto, i parti sottoposti gli danno figliuoli, acciò che vedova alle spese del pupillo possa più lungamente deliziosa vita menare. Sole le 'ndovine, le lisciatrici, le mediche e' frugatori, che loro piacciono, le fanno, non cortesi, ma prodighe: in questi niuno riguardo, niuno risparmio né avarizia alcuna in loro si truova già mai. Mobili tutte e senza alcuna stabilità sono: in una ora vogliono e svogliono una medesima cosa ben mille volte, salvo se di quelle, che a lussuria appartengono, non fossono; per ciò che quelle sempre le vogliono. Sono generalmente tutte presuntuose; e a se medesime fanno credere che ogni cosa loro si convenga, ogni cosa stia loro bene, d'ogni onore, d'ogni grandeza sien degne; e che, senza loro, niuna cosa gli uomini vagliano, né viver possano; e sono ritros'e inobedienti. Niuna cosa è più grave a comportare che una femina ricca; niuna più spiacevole che a vedere irritrosire una povera. Le cose loro imposte tanto fanno quanto elle credono per quello o ornamenti o abracciamenti guadagnare; da questo innanzi, sempre una redazione in servitudine l'essere obedienti si credono; e per questo, se non quanto loro dall'animo viene, niuna cosa imposta farebbono mai. E oltre a ciò, che così in loro dimora come le macchie nello ermellino, non favellatrici ma seccatrici sono. I miseri studianti patiscono i freddi, i digiuni e le vigilie: e, dopo molti anni, si truovano poche cose avere apparate; queste, che pure una mattina, che tanto ch'una messa si dica, stieno alla chiesa, sanno come si volge il fermamento, quante stelle sieno in cielo e come grandi, qual sia il corso del sole e de' pianeti, come il tuono, il baleno, l'arco, la grandine e l'altre cose nello aere si creino; e come il mare c'intorni e come la terra produca i frutti. Sanno ciò che si fa in India o in Ispagna; come sieno fatte le abitazioni degli Etiopi e dove nasca il Nilo; e se 'l cristallo s'ingenera sotto tramontana di ghiaccio o d'altra cosa; con cui dormì la vicina sua; di cui quella altra è gravida e di che mese dee partorire; e quanti amadori ha quell'altra e chi le mandò l'anello e chi la cintura; e quante uova faccia l'anno la gallina della vicina sua; e quante fusa logori a filare una dodicina di lino; e in brieve ciò che fecero mai i Troiani e' Greci o' Romani, di tutto pienamente tornano informate; e quelle colla fante, colla fornaia, colla lavandaia berlingano senza ristare, se altri non truovano che dia loro orecchie, forte turbandosi se alcuna loro riprovata ne fosse. È il vero che da questa loro così sùbita sapienza e divinamente in loro spirata ne nascie una ottima dottrina nelle figliuole: a tutte insegnano rubare i mariti; come si debbiano ricevere lettere dagli amanti; come ad esse rispondere; in che guisa metterlisi in casa; che maniere debbano tenere ad infignersi d'essere malate, acciò che libero loro dal marito rimanga il letto; e molti altri mali. Folle è chi crede che niuna madre si diletti d'aver miglior figliuola di sé o più pudica. E non nuoce che bisogna che per una bugia, per uno spergiuro, per una retà, per mille sospiri infinti, per cento milia false lagrime elle vadano a lor vicine, che, quando mestier lor fanno, le prestino loro: sallo Iddio, ch'io per me non seppi mai tanto pensare ch'io sapessi conoscere o discernere dove elle le si tengano, che sì pronte e sì preste ad ogni lor volontà, l'abbino, come hanno. Bene è il vero ch'esse sono arrendevoli a lasciarsi provare il lor difetto, e spezialmente quello che altri cogli occhi suoi medesimi vede; e non hanno presto il: “Non fu così; tu menti per la gola; tu hai le traveggole; tu hai le cervella date a rinpedulare; bèi meno; tu non sai ove tu ti se'; se' tu in buon senno? tu farnetichi a santà e anfani a secco” e cotali altre lor parolette apuntate? E, se esse diranno d'avere un asino veduto volare, dopo molti argomenti in contrario converrà che si conceda del tutto; se non, le inimicizie mortali, le 'nsidie e gli odi saranno di presente in campo. E sono di tanta audacia che, chi punto il lor senno avviliscie, incontanente dicono: “Le Sibille non furono savie?”, quasi ciascheduna di loro debba essere l'undecima. Mirabile cosa pare che, in tante migliaia d'anni quante trascorse sono poi che 'l mondo fu fatto, intra tanta moltitudine quanta è stata quella del femineo sesso, esserne diece solamente trovate savie; e a ciascuna femina pare essere una di quelle, o degna tra quelle d'essere annoverata. E, tra l'altre loro vanità, quando molto sopra gli uomini si vogliono levare, dicono che tutte le buone cose son femine: le stelle, le pianete, le Muse, le virtù, le riccheze: alle quali, se non che disonesto sarebbe, null'altro si vorrebbe rispondere se non: “Egli è così vero che tutte son femine, ma non pisciano”. E, oltre a questo, assai sovente molto meno consideratamente si gloriano, dicendo che Colei, nel cui ventre si racchiuse l'unica e general salute di tutto l'universo, virgine inanzi il parto e che dopo il parto rimase virgine, con alquante altre (non molte però, della cui virtù spezial menzione e solennità fa la Chiesa di Dio) furono così femine come loro; e per questo immaginano dovere essere riguardate, argomentando niuna cosa contr'a loro potersi dire della loro viltà, che contro a Quella, che santissima cosa fu, non si dica; e quasi vogliono che lo scudo della loro difensione nelle braccia di Quella rimanga: che in niuna cosa la somigliano, se non in una. Ma questo non è da dovere consentire; per ciò che quella unica Sposa dello Spirito Santo fu una cosa tanto pura, tanto virtuosa, tanto monda e piena di grazia e del tutto sì da ogni corporale e spiritual bruttura remota che, a rispetto dell'altre, quasi non dell'elementar composizione, ma d'una essenzia quinta fu formata a dovere essere abitacolo e ostello del Figliuolo di Dio; il quale, volendo per la nostra salute incarnare, per non venire ad abitare nel porcile delle femine moderne, ab ecterno se la preparò, sì come degna camera a tanto e cotale re. E, se altro da questa vil turba essere stata separata non la mostrasse, li suoi costumi tutti, dalli loro spartiti, la mosterrebbono: e similmente la sua bellezza, la quale non artificiata, non dipinta né colorata fu; et è tanta che fa nel beato regno agli agnoli e a' beati spiriti, se dir si può, agiugnere gloria e maraviglioso diletto. La quale, mentre qua giù fu nelle membra mortali, mai da alcuno non fu riguardata che il contrario non operasse di quello che le vane femine, dipignendosi, s'ingegnano di fare maggiore; per ciò che, dove questa di costoro il concupiscevole appetito a disonesto desiderio commuove e desta, così quella della Reina del cielo ogni villano pensiere, ogni disonesta volontà di coloro cacciava che la miravano; e

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Argomenti: spirito santo,    cotanto studio,    deliziosa vita,    niuno risparmio,    tanto monda

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