Corbaccio di Giovanni Boccaccio pagina 17

Testo di pubblico dominio

veramente egli non sarebbe stato né uomo né donna alcuna, che udita l'avesse, che non avesse creduto lei veramente nell'animo <avere> quel che le sue bugiarde parole sonavano. Ma a me dee bastare assai che Colui quelle conosce, insieme cogli altri fatti suoi, che a ciascuno, sì come giusto iudice, secondo i meriti rende guiderdoni. Mandati dunque ad essecuzione tutti gli ufici funerali, poi che 'l mio corpo, terra divenuto, fu alla terra renduto, la valente donna, disiderosa di più scapestratamente la sua vecchieza menare che non l'era paruto potere la giovaneza, sentendosi calda di quello che suo essere non dovea, per ciò che né di sua dota né <di> patrimoniale eredità sostenersi arebbe potuto di quello che a fare s'apparecchiava, né nella mia casa rimaner volle né in quella de' suoi nobili parenti e consorti tornare. Ma con parole piene di compassione disse sé volere in alcuna piccola casetta e vicina ad alcuna chiesa, e di sante persone, riducersi, acciò che quivi, vedova e sola, in orazione e in usare la chiesa il rimanente della sua età consumasse. E fu tanto la forza di questo suo infinto parlare e sì maestrevolemente il seppe dire che assai furono di quelle persone sì semplici che così ebbono per fermo che dovesse addivenire come dicea, come hanno che morir debbano. Appropinquossi addunque quanto più poté alla chiesa de' frati, nella quale tu prima la conoscesti; non già per dire orazioni, delle quali niuna credo che sappi né di sapere curassi già mai, ma per potere meglio, senza avere troppi occhi adosso, e massimamente di persone alle quali del suo onore calesse, le sue libidinose volontà compiere; acciò che, dove ogn'altro uomo le venisse meno, i frati, che santissimi e misericordiosi uomini sono e consolatori delle vedove, non le venissero meno. Quivi, secondo che tu puoi avere udito, con suo mantello nero in capo e, secondo ch'ella vuole che si creda, per onestà molto davanti agl'occhi tirato, va faccendo baco baco a chi la scontra; ma pure, se bene v'hai posto mente, ora quello apre ora il richiude, non sappiendosi ancora delle usate vanità rimanere; e, quasi ad ogni parola in giù si tira le bende dal mento o caccia la mano fuori del mantello, parendogliele bellissima avere e massimamente sopra 'l nero. Uscita adunque di casa, così coperta se n'entra ne la chiesa: ma non vorrei che tu credessi per udire divino uficio o per adorare v'entrasse, ma per tirare l'aiuolo. Per ciò che, sappiend'ella ch'è già lungo tempo che quivi d'ogni parte della nostra terra concorrono giovani prodi e gagliardi e savi, come le piacciono, di quella ha fatto uno escato, come per pigliare i colombi fanno gli uccellatori; e, per ciò che ciascuno non vede la serpe che sta sotto l'erba nascosta, spesso vi piglia de' grossi. Ma, sì come colei che di variar cibi spesso si diletta, non dopo molto, sazia, a prender nuova cacciagione si ritorna; e, per averne ella tuttavia due o tre presti, non si riman'ella però d'uccellare; e, se io di questo mento o dico il vero, tu 'l sai, che parendoti bene mille occhi avere, senza sapertene guardare nelle panie incappasti. Giunta addunque nella chiesa e non sanza cautela avendo riguardato per tutto, prestamente avendo raccolto con gli occhi chiunque v'è, incomincia, senza ristare mai, a faticare una dolente filza di paternostri, or dall'una mano ne l'altra e da l'altra ne l'una trasmutandoli, senza mai dirne uno, sì come colei la quale ha faccenda soperchia pur di far motto a questa e a quell'altra e di sufolare ora ad una ora ad un'altra nelle orecchie, e così d'ascoltarne ora una ora un'altra; come che questo molto grave le paia, cioè d'ascoltarne niuna, sì bene le pare sapere dire a lei; e in questo, senza altro far mai, tutto quel tempo, che nella chiesa dimora, consuma. Forse direbbe alcuno: “Quello, che nella chiesa non si fa, ella il supplisce nella sua casetta”. La qual cosa non è punto vera; per ciò che chi si potesse di ciò essere ingannato, altramenti credendo che 'l fatto sta, io, sì come colui che, s'ella alcuno bene facesse, o alcuna orazione o paternostro dicesse, il sentirei, non ne posso essere ingannato; per ciò che, non altrimenti che la fresca acqua è sopra i caldi corpi soave, così a quelli la mia arsura sentirei rinfrescare. Ma che dich'io? Forse sono lo 'ngannato pure io: essa ne dice forse ad altrui nome. Già so io bene che non è ancora lungo tempo passato che del vostro mondo si partì uno, che con tanta afflizione la trafisse, ch'ella stette de' dì presso a otto ch'ella non volle bere uovo né assaggiar pappardelle. Ma io così fidatamente ne favellava, per ciò che saper mi parea, e so, che le sue orazioni e paternostri sono i romanzi franceschi e le canzoni latine, e' quali ella legge di Lancelotto e di Ginevra e di Tristano e d'Isotta e le loro prodeze e i loro amori e le giostre e i torniamenti e le semblee. Ella tutta si stritola quando legge Lancelotto o Tristano o alcuno altro colle loro donne nelle camere, segretamente e soli, raunarsi, sì come colei alla quale pare vedere ciò che fanno e che volentieri, come di loro imagina, così farebbe; avvenga che ella faccia sì che di ciò corta voglia sostiene. Legge la Canzone dello indovinello e quella di Florio e di Biancifiore e simili cose assai. E, se ella forse a così fatta lezione non intende, a guisa d'una fanciulletta lasciva con certi animaletti, che in casa tiene, si trastulla infino all'ora che venga più desiderato trastullo e che con lei si congiunga. E, acciò che tu alcuna cosa più che nòi sappia della sua vita presente, t'afermo io che, dopo la morte mia, oltre agli altri suoi divoti, ha ella per amante il secondo Ansalone, di cui poco avanti alcuna cosa ti dissi, assai malconveniente a' suoi piaceri; il quale, come che per più legittime cagioni si dovesse da così fatta impresa ritrarre, mal conoscente di ciò che Dio gli ha fatto, pur vi s'è messo. Ma non sarà senza vendetta l'offesa: per ciò che, se nel mondo, nel quale io dimoro, non si mente, che nol credo né non mi pare, egli ha della moglie un tal figliuolo, e per suo il nutrica e allieva, che gli appartiene meno che non fe' Gioseppo a Cristo; il quale, cresciuto, ogni mia ingiuria, se ingiuria dir debbo, vendicherà contra di lui. Né è però assente, come egli si crede, dal volgare proverbio il quale voi usate dicendo: “Quale asino dà in parete, tale riceve”; se egli gli altrui beni lavora, e' viene d'altra parte chi lavora i suoi. A così buona vita addunque e così santa s'è ritrovata vicina de' frati colei che non mia donna, ma mio tormento fu, mentre vissi. Colei così onesta, così laudevole, quale udisti, fu, prima che morte mi separasse da lei; e nella virtù e ne' costumi si dilettò ed esercitò, ch'io ti dissi; senza ch'ella è tale qual io brievemente te la disegno. Per che vedere puoi di cui il tuo poco senno, il tuo poco conoscimento, la tua poca discrezione abagliato t'avea e per cui messa l'anima tua, la tua libertà o il tuo cuore nelle catene d'amore e in afflizione incomportabile e qui ultimamente in questa valle diserta condotto; di che omai saziare non mi potrei di riprenderti. Ma da venire è all'ultima parte della nostra promessa, acciò che, più della tua impresa attristandoti, meriti più tosto il perdono e la tua salute. Tu, misero, te schernito reputi da costei; e a negare che tu schernito non fossi né io il farei, né tu, perch'io il facessi, il crederresti; ma non era da così gravemente prenderlo, come facesti, se così chi il faceva conosciuto avessi, come ora conoscer dèi. E, acciò che tu conosca lei in questa cosa non avere altrimenti operato che fare si soglia nell'altre, e che tu del tutto fuori della tua mente la cacci, mi piace di dirti come e quello che io della tua lettera senti'. Egli è vero che di qua spesso gente ne vien di là, la quale in parte quello, che ci si fa, racconta; ma nondimeno per alcuni accidenti n'è conceduto da Dio il venire di qua alcuna volta;

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Argomenti: lungo tempo,    mantello nero,    patrimoniale eredità,    volgare proverbio,    afflizione incomportabile

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