La trovatella di Milano di Carolina Invernizio pagina 11

Testo di pubblico dominio

la terra da un mostro. Egli l'aveva lasciata parlare, senza interromperla, tanto era intento a guardarla! A prima vista l'aveva riconosciuta, ma esaminandola attentamente, si stupiva dei guasti avvenuti in così breve tempo nella sua fisonomia, in tutta la persona. Dov'era quella splendida bellezza che per un istante l'aveva affascinato, di cui si parlava spesso tra i giovani gaudenti milanesi, che non erano riusciti a conquistarla? Di Maria, la bella guantaia, non rimaneva che l'ombra. Il corpo spariva nelle pieghe dell'abito severo, i lineamenti portavano impressi le stimmate di tutte le torture sofferte, esprimevano eloquentemente la veemenza della disperazione. Un largo solco livido cerchiava gli occhi, che si fissavano lugubremente sul giovane. Invece di provare della pietà, Diego apparve disgustato a quella vista. Volle quindi far pompa ancora di cinismo. —Oh! finiamola—proruppe impazientito—le tue parolone non mi spaventano e faresti meglio deporre quel gingillo che tieni in mano e non è fatto per te. Mi sembri un'attrice tragica da strapazzo. Orsù, che pretendi da me? Sono io forse il primo che dopo aver corso dietro, per qualche tempo a una bella ragazza, che tutti corteggiano, mette giudizio e ne sposa un'altra? Ho fatto male cangiar nome, ma di questo non devo renderne conto a te. Mi dicesti più volte esserti innamorata della mia persona, non del mio nome: che importa dunque mi chiamassi Gabriele o Diego? Infine ti ho io usata violenza? No… mi è bastato aprire le braccia, perchè tu vi ci gettassi. È inutile quindi che adesso ti atteggi a Dio vendicatore; questo non basterà a ricondurmi ai tuoi piedi. Maria si sentiva assalita dalle vertigini: la nausea, il disgusto, l'orrore si dividevano il suo cuore. E più l'infame l'insultava, più cresceva il suo odio per lui, il desiderio di punire. Ed era per quell'uomo che ella aveva sacrificato gioventù, bellezza, avvenire, che aveva ingannata una madre, si era resa un oggetto di dispregio per tutti?… Una nube di sangue le velò gli occhi. Fattasi incontro al miserabile, che a sua volta aveva istintivamente indietreggiato fino a toccare colle spalle il muro, con un riso sinistro, terribile. —Ah! non vuoi più cadermi ai piedi—esclamò—eppure lo farai, per spirarvi l'anima tua nefanda. Con rapido atto strinse il grilletto della rivoltella. Rintronò uno sparo seguito tosto da un grido di suprema agonia. Diego era stato colpito in mezzo al petto e cadde colla faccia riversa al suolo, vomitando un rivo di sangue, che spruzzò sugli abiti e fin sulle mani di Maria… Ella non sembrò provarne alcun ribrezzo: colla bocca increspata, gli occhi accesi, guardava lo sciagurato che si dibatteva nelle ultime convulsioni. Intanto al rumore della detonazione, erano accorsi Gabriele, Clarina ed il domestico di Diego. Il servo dato una rapida occhiata alla scena drammatica, se la svignò quasi subito. Clarina era accorsa al letto della sua padrona, che non dava segni di vita. Gabriele veduto il corpo sanguinoso di Diego, afferrò bruscamente per un braccio la guantaia, chiedendole con voce commossa, tronca. —Sciagurata, che avete fatto? Ella conservava sempre un sorriso crudele sulle labbra. —Lo vedete: mi sono vendicata… ed ho vendicati gli altri; ora costui non potrà più nuocere ad alcuno. —È morto? —Sì… la mia mano non ha tremato nel prendere la mira; devo avergli spezzato il cuore, come egli ha spezzato un giorno il mio. Si passò una mano sulla fronte, rivolse lo sguardo verso il letto… e tornando al sentimento della realtà. —Non occupatevi di lui, che non lo merita—disse con voce rapida e breve—pensate piuttosto a salvare la donna che amate. Gabriele trasalì. —Mio Dio… sembra morta—esclamò—Che è dunque successo? Un lungo brivido percorse il corpo di Maria. —Qui non vi hanno che cuori devoti a quella sventurata—pronunziò con voce lenta—quindi posso dirvi tutto: ah! vedete… quell'infame non ha voluto risparmiarla… non gli bastò di averla un giorno ingannata al pari di me, ora con una raffinata scelleratezza ha avvelenata tutta la vita della povera donna, rivelandole un segreto d'infamia, che perderebbe suo padre, se si venisse a scoprire; ma Dio ha voluto che io ascoltassi… ed il segreto, perirà con quel morto… ve lo giuro; non chiedetemi di più, ma per quanto avete di più sacro… conducete Adriana lungi di qui… in casa di suo padre… prima che abbia acquistata la conoscenza di sè stessa: dite pure al conte Patta il dramma qui successo, ma affrettatevi, affrettatevi ad allontanarvi con lei… lasciatemi qui sola. Quella giovine ritta presso il cadavere di Diego, che parlava così freddamente, non pensando a sè stessa, ma solo alla salvezza degli altri, scombussolava orribilmente Gabriele. —Perchè non venite con noi? Che volete far qui? —Attendere che vengano ad arrestarmi: ho commesso un delitto, non cercherò sfuggire alla pena. —Io rimarrò con voi. —Non voglio, nè lo dovete per l'onore di Adriana—esclamò con accento imperioso.—Suvvia partite, partite prima che alcuno giunga: il degno servo di costui, deve essere già corso in paese ad avvertire i carabinieri, non avete quindi tempo da perdere; la vostra vettura, Gabriele, deve sempre attendervi dietro quel sentiero; vi sarà facile trasportare in braccio quella sventurata fino là. Clarina verrà con voi… e ricordatevi entrambi se veniste interrogati, di dire che la marchesa da qualche giorno si trovava da suo padre, fate che questi lo confermi. Gabriele esitava ancora. La bella guantaia ebbe un grido di dolore. —Ma non capite che mi fate assai più male rimanendo qui,—proruppe concitata, convulsa. C'era tanta supplica nel suo accento, tanta solennità nel suo gesto, che il giovane vinto, si affrettò a sollevare la svenuta fra le sue braccia, esclamando: —Ebbene… vado… vado, ma ad una condizione: tornerò. —No, sotto nessun pretesto, dovete farvi rivedere; non voglio che si creda siate stato mio complice; non salvereste me e perdereste la donna che amate. Solo vi raccomando ancora, quando ella riaprirà gli occhi, se ricorderà la rivelazione orrenda di suo marito, di giurarle… che il marchese Diego aveva mentito, che suo padre… è innocente. —Ve lo prometto. —Ed ora… non perdete un minuto: addio. Gabriele non ebbe più la forza di aggiungere parola: si allontanò col suo prezioso peso, seguito da Clarina piangente, smarrita. La notte avrebbe protetta quella fuga singolare. Maria non dette il minimo segno di debolezza, neppure quando rimasta sola, si mise a frugare il cadavere di Diego. Era dominata da un'idea fissa e compiva la sua opera con ostinazione, con fermezza. Esaminò il portafogli del morto, rovesciò le tasche interne del soprabito, dei pantaloni, colla frenesia di un ladro, e nulla trovando di quello che cercava, si mordeva le labbra, le sopraciglia si aggrottavano. Ad un tratto dall'apertura della camicia, in mezzo al sangue, del quale tutta s'imbrattava, scorse una microscopica catenella d'oro, alla quale era attaccata una chiavicina ritorta. Gli occhioni di Maria ebbero un luccicore ardente. Strappare quella catenella dal collo del morto, impadronirsi della chiave, balzare in piedi, fu l'opera di un secondo. Maria non rivolse un solo sguardo ai lineamenti contraffatti del cadavere; un sentimento superiore la dominava in quell'istante, precipitava le sue risoluzioni. Afferrato un candeliere che posava sul velluto del caminetto, si diresse verso l'appartamento di Diego, che Adriana stessa le aveva insegnato, ed entrò risoluta nella camera da letto. Scorse tosto lo scrittoio fra le due finestre. Era un mobile di quercia all'antica, che poteva servire anche da casa-forte. Diego l'aveva ivi fatto trasportare da Milano. Maria si avvicinò e in quel momento solo, fu colta da una straziante apprensione, che diede al suo sguardo un non so che di smarrito, increspò fortemente le sue labbra. Se si fosse ingannata in ciò

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