Sodoma e Gomorra di Docteur Jaf pagina 9

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altresì ordinato di perseguitare questi scandali tanto nella città che nella campagna, e di purgare assolutamente il nostro reame da tutti gli uomini corrotti e pubblici malfattori». Un orribile libertinaggio essendosi insinuato in tutte le classi sociali sin dai tempi delle crociate e il vizio contro natura, che il soggiorno dei francesi in Palestina aveva acclimatato in Francia, minacciava ancora d'infettare i costumi e di corrompere tutta quanta la popolazione. A partire dall'undicesimo secolo un sensibile miglioramento si fece sentire nei costumi pubblici e privati. Vi rimanevano ancora senza dubbio molti disordini, presso i nobili e nel basso popolo, ma i primi non davano più in comune l'esempio della perversità e del vizio. Certo si deve all'influenza della cavalleria la conversione del più grande peccatore che l'undicesimo secolo abbia prodotto. Guglielmo duca di Aquitania, nono a portare tal nome, fu il più pericoloso ingannatore di donne ed il più gran libertino, la cui riputazione abbia percorso il mondo. Passò senza scrupoli e senza por tempo in mezzo dal culto della materia alla contemplazione spirituale, dall'incredulità alla fede. Le crociate furono il più bel momento della cavalleria e non di meno nessuno può negare che questa prodigiosa massa di uomini di tutte le condizioni e di tutti i paesi non abbia riscaldata nel suo seno il germe corruttore della lussuria. «Tutti i vizii vi regnavano, dice l'abbate Fleury, sia quelli che i pellegrini avevano apportati dai loro paesi, sia quelli che avevano conosciuti nei paesi stranieri.» «I crociati, dice Alberto d'Aise, si comportavano da gente grossolana, insensata ed inetta quando l'amore carnale spegneva in essi la fiamma dell'amore divino; vi erano nelle loro fila una quantità di donne, vestite da uomini, e viaggiavano tutti insieme senza distinzione di sesso, confidandosi all'azzardo di una spaventevole promiscuità. I pellegrini non si astenevano dalle illecite riunioni, nè dai piaceri della carne; si abbandonavano senza tregua a tutti gli eccessi della culinaria, si divertivano colle donne maritate o con le zitelle, le quali si erano allontanate di casa loro appunto per abbandonarsi perdutamente ad ogni specie di vanità.» Quando le donne mancarono ai crociati in Palestina, dove la religione di Maometto si opponeva a qualunque illecito commercio coi cristiani, si fece venire dall'Europa un rinforzo di belle ragazze, che concorsero a modo loro al trionfo delle crociate. Uno storico arabo aggiunge che l'esempio dei franchi fu contagioso pei loro nemici, i quali vollero anch'essi aver donne di piacere nelle armate, dove non erano mai state permesse simili sregolatezze. Nelle antiche storie militari tanto di Francia che delle altre nazioni europee è spesso fatto cenno di questa affluenza di prostitute nelle armate, di cui la dietro guardia si componeva sempre di simili specie di donne e dei loro depravati compagni. Giovanni di Bazano parla di un capitano tedesco, chiamato Garnier, che invase alla testa di 3500 lame il territorio di Modena e di Mantova, nel 1342, accompagnato da 1000 prostitute, e da ragazzi libertini e corrotti. Sono indescrivibili le abbominazioni del regno di Carlo VI, dove il clero, la nobiltà ed il popolo lottavano in perversità ed in turpitudine. Nicola di Clemenzio, arcidiacono di Bayeux, esclamò: «A proposito delle vergini consacrate al signore, dovremmo ritracciare tutte le infamie dei luoghi di prostituzione, tutte le astuzie e la sfrontatezza delle cortigiane, tutte le opere esecrabili della fornicazione e dell'incesto; giacchè, vi prego di credere, che ai dì nostri nei monasteri le donne si consacrano più volentieri al culto di Venere che a quello di Dio! Tali luoghi potrebbero definirsi degli spaventevoli ricettacoli, nei quali una gioventù sfrenata si abbandona a tutti i disordini della lussuria, di nodo che non vi ha alcuna differenza di far prendere il velo ad una giovanetta o di esporla pubblicamente in un luogo abbominevole.» Per le donne pubbliche non si aveva pietà alcuna, quando la decenza ed il pudore sembravano banditi dai costumi, quando i soli abiti scollacciati erano alla moda, a dispetto degli editti suntuarii. Le donne avevano per costume di adornarsi di vesti aperte lungo i fianchi e rialzate in modo da lasciar intravedere la gamba, e perfino la coscia nuda; in quanto alla gola se la scoprivano fino ai capezzoli delle mammelle! Per rendersi conto del grado di pervertimento a cui certi nobili fossero giunti, abbandonandosi a tutte le specie di aberrazioni sensuali, basta leggere negli archivii di Nantes, il processo intentato al maresciallo di Francia, Gilles de Rietz, che fu condannato al rogo nel 1440. La lettura della Vita dei dodici imperatori romani di Svetonio, aveva eccitato questo potente signore ad imitare i loro mostruosi pervertimenti sessuali. Come Tiberio e Nerone, egli si appassionò pel sangue mischiato alla immondizia: l'unico suo passatempo era di corrompere i fanciulli che faceva rubare un po' dappertutto. Si trovarono nei sotterranei dei castelli di Chantocè, della Suze e d'Ingrande, le ossa calcinate e le ceneri di tutti i fanciulli che il maresciallo di Rietz aveva assassinati, dopo di averne abusato. Questi delitti finì per confessarli lui stesso. A quei tempi si istruivano una quantità di processi per stregoneria, nei quali non era difficile di scoprire la depravazione morale, che cercava di coprirsi, come da un mantello, con la possessione diabolica. Quegli stessi che pretendevano di aver ceduto ad una potenza occulta e ad un irresistibile prestigio, non credevano affatto all'intervento dei demonii. Erano ordinariamente vergognosi libertini, forzati pel loro stato a vivere nella continenza, o per lo meno a nascondere sotto rispettabili apparenze, l'effervescenza delle loro passioni sensuali. Il sabbat era il convegno di tutto quanto si poteva immaginare di più perverso, ecco perchè si compiva in luoghi appartati, in mezzo ai boschi, nelle montagne o in fra gli scogli. Del resto i giureconsulti in Francia, non vedevano nella stregoneria se non una forma della prostituzione la più criminale, e ricorrevano a tutta la severità delle leggi per reprimere i disordini che corrompevano i pubblici costumi. Ma si aveva l'aria di attribuire alla malizia del demonio una quantità di atti detestevoli, che non accusavano se non il vizio degli uomini, e si aveva una cura scrupolosa a non diminuire l'orrore di cui la volgare credulità circondava il sabbat, giacchè se si fossero mostrate le cose sotto il loro vero aspetto, il sabbat sarebbe stato ancora più frequentato, tanto la curiosità serve di pericoloso movente alla depravazione morale e fisica. L'eresia riapparve in Francia a partire dal dodicesimo secolo e favorì la corruzione. I Bulgari essendo stati accusati di pratiche sodomitiche, consideravano quale sacrilegio i rapporti naturali dei sessi. Tutti i settarii, per un raffinamento di libertinaggio, s'imponevano privazioni di ogni genere, e affettavano in generale una noncuranza assoluta per tutte le cose materiali; ma ciò non era che la maschera della continenza, sotto la quale si sentivano più liberi per abbandonarsi alle loro passioni e dar briglia sciolta alla natura; le loro austere pratiche di devozione aggiungevano una specie di salsa piccante alle nascoste depravazioni. Quando si vide apparire nel 1259 la setta dei Flagellanti, a primo acchito non si pensò che le pubbliche penitenze di questi peccatori, potessero essere delle invenzioni di lussuria. Essi camminavano nelle strade due a due, nudi fino alla cintura, e si battevano o da sè stessi o l'un l'altro con frusta e con correggia di cuoio, cacciando gemiti, fino a che non sanguinassero da capo a piedi. E questo è niente. Si portavano la notte nelle campagne, in fondo ai boschi, e là, nelle tenebre, raddoppiavano le flagellazioni, i loro gridi e le loro impudiche follie. Si indovinano facilmente le odiose conseguenze di

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Argomenti: depravazione morale,    salsa piccante,    orribile libertinaggio,    sensibile miglioramento,    germe corruttore

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