Sodoma e Gomorra di Docteur Jaf pagina 7

Testo di pubblico dominio

fratello Galigola in un legame mostruoso. Claudio ebbe troppe mogli legittime per aver molte concubine e quelle che si pagò, più per capriccio che per amore, non furono troppo note perchè ne restasse traccia nella storia. Messalina, moglie di Claudio, ha lasciato nella storia la più detestabile nomea; ella si macchiò di tutte le infamie. La sua prostituzione fu delle più abbiette, i suoi capricci oltraggiosamente disordinati, senza ritegno, pubblicamente soddisfatti e pubblicamente conosciuti. Dimenticò la dignità, la nascita, la naturale modestia del suo sesso, la fedeltà coniugale, per abbandonarsi brutalmente alle sue lubriche passioni. Associò ai suoi stravizii moltissime dame romane, obbligandole, per eccesso di autorità, a vivere con lei in un vergognoso libertinaggio. Le forzò a prostituirsi in presenza dei loro mariti agl'individui più vili. Su questa donna Giovenale ha scritto pagine terribili: «Appena suo marito si addormentava, ella preferendo un qualunque schifoso strapuntino al letto nuziale ed imperiale, evadeva dal palazzo, seguita da una sola confidente, favorita dalle tenebre e mascherata, si portava in un luogo infame della più putrida prostituzione. E là, a seni scoperti, Messalina, scintillante e fiera, votava alla pubblica brutalità i fianchi che ti portarono, o generoso Britanicus! Nondimeno ella lusinga chiunque si presenta e chiede l'abituale salario. Il capo del luogo congeda le cortigiane, ma ella ancora fremente di desiderio, non vuol partire ed è l'ultima ad andar via, profittando di un solo minuto per dar sfogo al furor che la consuma. Esce infine più stanca che soddisfatta, affumicata dalla puzzolenti lampade, le guance livide e sozze, e va a depositare gli odori di quest'antro sul capezzale dello sposo». Appena gettò via la maschera che copriva le sue perverse inclinazioni, Nerone si abbandonò a tutti gli eccessi che i raffinamenti del libertinaggio avevano potuto creare e diede sfogo ai suoi impuri vizii. Sua moglie Poppea, vedova di Ottone, non fece alcuna differenza fra i suoi mariti ed i suoi amanti, dandosi ai più svergognati disordini, e facendo un infame uso della sua bellezza. Vitellio fu l'allievo di Tiberio e servì i suoi infami piaceri, cioè a dire continuò un simil genere di vita. Tito nutriva nel suo palazzo un gran numero di schiave che servivano ai suoi piaceri. Domiziano si bagnava con le prostitute compiacendosi a strappare i peli delle sue concubine. Sua moglie si prostituiva senza vergogna a tutti quelli che la desideravano. Eliogabalo creò un senato di donne votate a Venere, tenne apertamente udienze sulla prostituzione. Si fece portare su di un carro tirato da donne nude; e rappresentò Venere sotto tutti gli aspetti. Commodo manteneva 300 concubine e disonorava, seducendole o violandole, le più distinte matrone romane. Per Commodo era un piacere, un bisogno di avvilirsi agli occhi di tutti, non si diceva soddisfatto se non quando le sue turpitudini avevano avuto mille testimoni e mille echi. «Sin dalla più tenera infanzia, dice Lampride, fu impudico, cattivo, crudele, libidinoso, e arrivò fino a prostituir la sua bocca! Fece del palazzo reale una taverna ed un antro di voluttà, dove attirò le donne più notevoli per la loro bellezza, e se ne servì pei suoi impuri capricci.» Alle 300 concubine aggiunse più tardi 300 giovanetti. Questi 600 convitati sedevano alla sua mensa e si offrivano volta a volta le impure fantasie di lui. Quando la forza fisica gli mancava, chiamava in aiuto tutta la potenza dell'immaginazione; obbligava tutta questa gente di abbandonarsi sotto i suoi occhi a quei piaceri che egli non poteva più condividere. Dopo aver stuprata sua sorella, diede il nome di sua madre ad una concubina, alfine di persuadersi che commetteva un incesto con lei. Eliogabalo, così come Nerone, trovava un eccessivo piacere in tutti gli atti della prostituzione. Un giorno convocò tutte le cortigiane di Roma e presiedè lui stesso questa strana assemblea. E tenne un'accanita discussione su parecchie quistioni astratte di voluttà e di libertinaggio. Nessuno potrà mai farsi un'idea di quali abbominevoli sozzurre quest'uomo sporcò il suo corpo. Se gli appetiti carnali di Eliogabalo erano smodati, la sua immaginazione corrotta aveva ancora più potenza ed attività. Così, quello che egli cercava continuamente, era la creazione di nuove maniere colle quali poter contaminare i suoi occhi, le sue orecchie, la sua anima, insozzando contemporaneamente il pudore altrui. II. Il Vizio all'era cristiana Medioevo. Rinascenza—Impero Nel periodo della cristianità il vizio si mostrò soprattutto nelle sette eretiche, le quali immaginarono, a fine di favorire la corruzione, stravaganti dottrine. I Nicolaiti insegnavano che per acquistare la salvezza eterna, era necessario di insozzarsi di tutte le specie d'impurità. Essi pretendevano che una carne maculata dovesse essere più accetta a Dio, perchè i meriti del redentore dovevano esercitarsi maggiormente su di essa per renderla degna del paradiso. Altre eresie congiunte con immaginazioni più o meno stravaganti ed ingegnose, come fine e come mezzo, avevano sempre un prodigioso sviluppo della sensualità. In generale era la comunità delle donne e la promiscuità dei sessi che formavano la base di queste sette singolari. Il pudore non esisteva per questi settarii che lo consideravano come ingiurioso alla divinità. Secondo le dottrine di Carpocrate e di suo figlio, nessuna donna aveva il diritto di rifiutare i suoi favori a chiunque gliene facesse richiesta in virtù del diritto naturale. Una donna di questa setta, Marcellina, venne a Roma, verso il 160, e vi fece molti proseliti col sudore del proprio corpo! Dopo i festini si commettevano le infamie carnali, quando, le grazie dette, il sacerdote massimo diceva: «Lungi da noi la luce ed i profani.» Allora si spegnevano le fiaccole, e quello che avveniva nelle tenebre, senza distinzione di sesso, di età e di parentela, non doveva lasciare traccia nemmeno nei ricordi. Ciò rappresentava agli occhi dei dottori della setta l'immagine naturale della creazione. I Cainisti avevano per dogma la riabilitazione del male ed il trionfo della materia sullo spirito. Interpretavano i libri santi a rovescio, ed onoravano, quali vittime ingiustamente sacrificate, i più esecrabili tipi della cattiveria umana. Si glorificavano d'imitare i vergognosi vizii che attribuivano a Caino, e che ritrovavano con piacere presso gli abitanti di Sodoma e di Gomorra. Gli Adamiti, facevano risalire le loro dottrine al primo uomo, non proscrivevano la donna come gli eredi di Caino e di Saffo. Il loro capo Psodicos, ebbe l'audacia di permettere e di prescrivere la copula pubblica fra i due sessi. I Manichei proclamavano, con l'avversione del matrimonio, il libero e smodato esercizio di tutte le facoltà sensuali. Essi consideravano l'atto venereo come opera santa, a condizione che la santità di quest'atto, non fosse compromessa dal matrimonio o dalla concezione. A quei tempi la vita cenobitica non fu neppur essa esente da vizii. La sensualità e la lussuria penetravano col mistero a traverso le solitudini, dove si raccoglievano per lavorare e pregare in comunità i frati e le suore della nuova famiglia cattolica. Furono le eresie che condussero quel prodigioso abbandono nella cristianità. San Cipriano nel 230 ci dipinge tale epoca così: «Non esisteva più carità nella vita dei cristiani, non esisteva più disciplina nei loro costumi; gli uomini si pettinavano le barba, e le donne si imbellettavano il viso; si corrompeva la purezza degli occhi violando l'opera delle mani di Dio, e perfino quella dei capelli dando ad essi uno strano colore. Si ricorreva a tutte le astuzie ed a tutti gli artificii per ingannare i semplici; i cristiani sorprendevano i loro fratelli con le infedeltà e le furberie.» Bisogna attribuire questi cattivi costumi che regnavano allora, in un sì gran numero di comunità

Tag: tutti    donne    occhi    sue    prostituzione    donna    naturale    palazzo    vita    

Argomenti: letto nuziale,    palazzo reale,    naturale modestia,    schifoso strapuntino,    luogo infame

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero
Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi
La trovatella di Milano di Carolina Invernizio
La via del rifugio di Guido Gozzano
Marocco di Edmondo De Amicis

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Blu di Russia: un pelo che incanta
Il trucco giusto per gli occhi celesti
Il trucco giusto per gli occhi scuri
Offerte Capodanno Isole Verdi
Perché si regala la mimosa l'otto marzo


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26 successiva ->