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Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis pagina 34nemiche. Il parigino non compra quasi mai il libro spontaneamente, per un sentimento proprio di curiosità; non lo compra che quando glie ne hanno intronate le orecchie, quando è diventato come un avvenimento da cronaca, del quale bisogna saper dir qualche cosa in conversazione. Pur che se ne parli, comunque se ne parli, è una fortuna. La critica vivifica tutto; non c'è che il silenzio che uccida. Parigi è un oceano; ma un oceano in cui la calma perde, e la burrasca salva. Come si può scuotere altrimenti l'indifferenza di questa enorme città tutta intenta ai suoi affari e ai suoi piaceri, ad ammassar quattrini e a profonderli? Essa non sente che i ruggiti e le cannonate. E guai a chi non ha coraggio! È quello che mi diceva il Parodi:—Qui non si stima chi mostra di non stimare sè stesso. Per prima cosa bisogna affermare risolutamente il proprio diritto alla gloria. Chi si fa piccino, è perduto. Guai al modesto! E lo Zola non è nè modesto, nè orgoglioso; è schietto. Colla stessa schiettezza con cui riconosce i lati deboli del suo ingegno, come si è visto, ne dice i lati forti. Parlando dei suoi studi dal vero dice:—Non ho però bisogno di veder tutto; un aspetto mi basta, gli altri li indovino; qui sta l'ingegno.—Quando scriveva la Page d'amour, diceva:—Farò piangere tutta Parigi.—Difendendo una sua commedia caduta dice:—Perchè è caduta? Perchè il pubblico s'aspettava dall'autore dei Rougon-Macquart una commedia straordinaria, di primissimo ordine; qualcosa di miracoloso.—Ma dice questo con una sicurezza e con una semplicità, che non vien nemmeno in capo di accusarlo di presunzione. E in ciò si rivela appunto la sua natura italiana, meno inverniciata della francese, come si rivela nelle sue critiche, in cui dice le più dure cose senza giri di frase e senza epiteti lenitivi, e paccia le pillole amare senza dorarle; cosa che ripugna all'indole della critica parigina. Ed è italiano anche in questo, che ha la nostra causticità genuina, consistente più nella cosa che nella parola, e non il vero spirito francese. E lo riconosce e se ne vanta.—Je n'ai pas cet entortillement d'esprit.—Je ne sais parler le papotage à la mode.—Io detesto i bons mots e il pubblico li adora. Questa è la grande ragione per cui non ci possiamo intendere. Accennò pure, di volo, alla gran quistione del realismo e dell'idealismo. Su questo argomento rispetto profondamente le opinioni di uno scrittore come lo Zola. Ma a queste professioni di fede irremovibile e a queste bandiere sventolate con tanto furore, ci credo poco. Uno scrittore si trova a scrivere in una data maniera perchè la sua indole, la sua educazione, le condizioni della sua vita lo spinsero da quella parte. Quando ha fatto per quella via un lungo cammino, quando ha speso in quella forma d'arte un gran tesoro di forze, e v'ha riportato dei trionfi, e s'è persuaso che non andrà mai innanzi altrettanto in una direzione diversa, allora alza la sua insegna e dice:—In hoc signo vinces.—Ma che diverrebbe l'arte se tutti lo seguissero? Mi vien sempre in mente quella sentenza del Rénan:—Il mondo è uno spettacolo che Dio dà a sè stesso. Per carità, non facciamolo tutto d'un colore, se non vogliamo annoiarci anche noi.—C'è posto per tutti—come diceva Silvio Pellico—e nessuno se ne vuol persuadere.—Non capisco come ci sia della gente d'ingegno che picchia sulla testa a una parte dell'umanità unicamente perchè non sente e non esprime la vita come essi la sentono e la esprimono. È come se i magri volessero mettere al bando dell'umanità i grassi; e i linfatici, i nervosi. In fondo, chi non vede chiaramente che è una guerra che certe facoltà dello spirito fanno ad altre facoltà? Emilio Zola, non men degli altri, non fa che tirar l'acqua al suo mulino, Egli dirà, per esempio, che la tragedia greca è realistica, e che non si deve descrivere che quello che si vede o che s'è visto, e che quando si mette un albero sulla scena, dev'essere un albero vero; e forse, in cuor suo, sorriderà di queste affermazioni. E quando qualcuno lo coglierà in contraddizione, risponderà ingenuamente:—Que voulez vous? Il faut bien avoir un drapeau.—Siamo d'accordo; ma è quasi sempre la bandiera, non della propria fede, ma del proprio ingegno. E lo stesso Zola è sempre realista, anche quando dà cuore e mente agli alberi e ai fiori? A un uomo come lui si può ben dire quello che si pensa. Parlò pure del teatro. Disse che era falsa la notizia data dai giornali, che egli avesse incaricato due commediografi, di cui non ricordo il nome, di fare un dramma dell'Assommoir. S'era parlato pure, a questo proposito, della Curée, per la cui protagonista, Renée, la celebre attrice Sarah Bernard aveva manifestato una gran simpatia. Ma dei suoi romanzi, uno solo, finora, Thérèse Raquin, fu convertito da lui stesso in un dramma, nel quale è riuscita una fortissima scena la descrizione di quella tremenda notte nuziale di Teresa e di Laurent, fra cui s'interpone il fantasma schifoso del marito annegato. Il Teatro però esercita anche sullo Zola un'attrazione irresistibile e inebriante, come su tutti gli scrittori moderni, ai quali nessuna gloria letteraria pare bastevole, se non è coronata da un trionfo sulle scene. Poichè a Parigi, la città più teatrale del mondo, una vittoria drammatica dà d'un solo tratto la fama e la fortuna che non dà il buon successo di dieci libri. A questo scopo egli converge perciò tutti i suoi sforzi. La sua grande ambizione è di fare un Assommoir teatrale. Finora non lavorò, si può dire, che per prepararsi a questa gran prova. Non ebbe successi notevoli; cadde più d'una volta; ma persiste tenacemente. E s'affatica a sgombrarsi il passo colla critica, battendo in breccia la commedia alla moda, _la comédie d'intrigue, ce joujou donné au public, ce jeu de patience, che egli vorrebbe ricondurre alla forma antica, alla comicità di buona lega, la quale consiste tutta nei tipi e nelle situazioni, e non in quello spirito fouetté en neige, rélevé d'une pointe de musc, che piace per la novità, e che non saprà più di nulla fra cinque anni; ai caratteri largamente sviluppati in un'azione semplice e logica, alle analisi libere e profonde, e ai dialoghi sciolti da ogni convenzione; a una forma insomma, in cui possano spiegarsi e prevalere le sue forti facoltà di romanziere. E propugnando queste teorie, difende ostinatamente i suoi lavori drammatici. Un amico andò a visitarlo dopo la caduta del suo Bouton de rose al Palais Royal, e lo trovò a tavolino con davanti un mucchio di fogli scritti.—Che cosa fate?—gli domandò,—Vous comprenez—rispose—je ne veux pus lâcher ma pièce.—» Stava facendo una difesa del Bouton de Rose, curiosissima, nella quale si rivela il suo carattere meglio che in un epistolario di cinque volumi. Cominciò coll'esporre il soggetto della commedia, ricavata in parte dai Contes drólatiques del Balzac, e come si svolse nella sua mente, e le ragioni d'ogni personaggio e d'ogni scena. E poi:—Sta bene—disse—il dramma è caduto.—Riferisco presso a poco le sue parole.—Io accetto altamente tutte le responsabilità. Questo dramma m'è diventato caro per la brutalità odiosa con cui fu trattato. Lo scatenamento feroce della folla l'ha rialzato e ingrandito ai miei occhi. Più tardi ci sarà appello: i processi letterari sono suscettibili di cassazione. Il pubblico non ha voluto capire il mio lavoro, perchè non vi ha trovato quella specie di vis comica che vi cercava, che è un fiore tutto parigino, sbocciato sui marciapiedi dei boulevards. Ha trovato il mio spirito grossolano! Diavolo! Come si fa a sopportare la franchezza d'un uomo che viene avanti con un stile diretto e che chiama le cose col loro nome? Già, il sapore dell'antico racconto francese non si sente più; non si capiscono più quei tipi: io avrei dovuto mettere un avviso a stampa sulla schiena dei miei personaggi. E poi una buona metà del teatro Tag: uno gran dramma tutto commedia spirito scena forma francese Argomenti: enorme città, vero spirito, grande ragione, fede irremovibile, notte nuziale Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il fiore di Dante Alighieri Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Bali Croazia, il parco della Krka Vacanze in Portogallo Praga fra i principali poli turistici europei A Santorini, sulle tracce di Atlantide
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