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Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis pagina 10alla nuova ceramica uno splendido avvenire di conquiste sull'architettura; già incominciate, di fatto, nel palazzo stesso dell'Esposizione. Poi vengono le regioni che s'attraversano di corsa; selve di lame sguainate e irte, e file di sale in cui non son che fili e tessuti; dove grazie alla solitudine, potete prendere l'andatura libera del viandante dalle ossa rotte. Improvvisamente vi fermate davanti alla magnificenza delle sete: sete di tutti i colori e di tutti i disegni, antiche e nuove, fra cui risplendono quelle ricamate d'oro e d'argento, che piglieranno la via dell'Oriente, per esser tagliate in caffettani e in calzoncini per le belle donne degli arem. Qui, per le signore, comincia il regno della tentazione. Le più riserbate non riescono a padroneggiarsi. È una cosa amenissima vedere gli sguardi languidi, sentire i sospiri amorosi e le esclamazioni irresistibili di meraviglia, che suonano dinanzi a quelle vetrine. S'entra nelle sale delle trine, dove c'è il lavoro di cinquecento mila mani di donna; veli e gale da imperatrici, che si manderebbero in aria con un soffio, quadri di pizzo pieni di figurine aeree, ombrellini e ventagli che paion fatti di ragnateli, e ricami di fata, vere pitture dell'ago, che farebbero domandare su due piedi, come un re delle Mille e una notte, la mano della ricamatrice incognita, a rischio di legarsi a un rosticcio. Poi si capita in un giardino d'Andalusia nei primi giorni di maggio, in mezzo alle penne e ai fiori; e di là fra i vestimenti dei due sessi, da cacciatore e da amazzone, da ballo, da bagno, da nozze, da morte, pei ministri, per le commedianti e pei putti; meraviglie d'eleganza e di gusto, dinanzi a cui si vedono dei sarti di provincia immobili, in atto di profondo scoraggiamento. Qui c'è un'alcova misteriosa, tutta bianca, azzurrina e rosea, rischiarata da una luce languidissima, in cui vi sloghereste le braccia a abbracciare, tanti e così gentili e così provocanti sono i bustini da verginelle, da matrone, da belle trentenni nervose e da maschiette cresciute tutt'a un tratto, che vi svelano i più preziosi segreti della bellezza femminile d'ogni età e d'ogni complessione. Di là si ritorna fra i ventagli dipinti da artisti celebri che fanno fresco al viso e al pensiero con paesaggi deliziosi delle Alpi e del Reno; poi in un bazar di calzature che rivende quelle di Stambul, dove potete passare un'ora piacevole a calzare piedini immaginarii di principesse circasse e di marchesine spagnuole; poi fra gli scialli dorati della Compagnia delle Indie; poi nelle sale degli oggetti da viaggio e da accampamento, che fanno ribollire il sangue dei vagabondi; poi nell'esposizione dei giocattoli; dove tutto move, strepita, salta, canta, tintinna, da far disperare tutti i bebés dell'universo. Ma è la profusione delle cose che sgomenta. Entrate fra le bretelle: c'è da imbretellare tutti i giubilati d'Italia; tra i legacci: ce ne sono da provvedere tutti gli innamorati della Frisia per i loro regali di nozze. Così nella galleria lunghissima delle arti liberali, decorata con una semplicità severa, dalla sala delle missioni giù giù fra le biblioteche e le mappe, fra gli strumenti chirurgici e i modelli anatomici, dove s'arrestano pochi visitatori silenziosi, che meditano e notano. Qui c'è la splendida esposizione libraria della Francia, prima fra tutte, dove gli editori espongono sulle pareti, come titoli di nobiltà, gli elenchi interminabili degli autori illustri a cui prestarono i tipi: una collezione di gioielli del Plon, del Didot, del Jouvet, dell'Hachette, che annunzia al mondo il connubio desiderato e glorioso del genio dell'Ariosto e dell'ispirazione del Dorè; e le legature delicate e magnifiche del Rossigneux, dinanzi a cui la mano si slancia prima al portamonete, e poi si alza a dare una grattatina rassegnata alla barba. E via, a traverso all'esposizione brillante delle armi, nelle sale della scultura dei metalli, che è un vasto museo d'orologi monumentali di bronzo, di statue d'argento di grandezza umana, di candelabri, di lampade e di lanterne da vestiboli di reggia; a cui tien dietro, in una doppia fila senza fine di saloni aperti come teatri, la mostra meravigliosa del mobilio, nella quale s'alternano colle bizzarrie graziose della moda le forme correttamente eleganti del rinascimento; dopo di che non resta che la galleria dei prodotti. Ci avete però un quarto d'ora di cammino fra i lavori ciclopici dell'industria metallurgica, fra migliaia di tubi enormi che presentan l'aspetto delle pareti d'una grotta di basalto, a traverso a foreste di ferro e di rame, in mezzo alle opere innumerevoli della galvanoplastica, fra cui torreggia il vaso colossale del Dorè; e via via, il museo statuario del Cristophle, una montagna di pelliccie, una selva di penne, un palazzo di corallo, e i prodotti chimici, e le pelli, e che so io? Verso la fine la stessa stanchezza vi mette le ali ai piedi, le sale fuggono, gli oggetti si confondono; se ci fosse un treno di strada ferrata, pigliereste il treno; e quando arrivate in fondo, dareste la testa per uno scudo, ma proprio colla sicurezza di fare un buonissimo affare. Facciamo un sonnellino sopra uno dei mille divani del Campo di Marte e poi ritorniamo nel mare magno. Io esprimo le mie impressioni del primo giorno, semplicemente. Ebbene, ciò che mi fece più meraviglia non sono le cose esposte; è l'arte dell'esposizione. Qui davvero bisogna ammirare l'inesauribile fecondità dell'immaginazione umana. L'esposizione dei mezzi d'esposizione sarebbe per sè sola una cosa da sbalordire. Figuratevi dei grandi chioschi di legno scolpiti, leggieri che paiono di carta o di paglia; delle vetrine cesellate, per la mostra dei fili di Scozia, che costano mille sterline l'una; delle case di vetro, degli archi trionfali, delle specie di colossali trionfi da tavola, carichi di oggetti, che potrebbero stare in mezzo a una piazza. Il cotone è disposto in forma di tabernacoli e di cappelle commemorative; le spille, a milioni, in trofei; l'allume di potassa a muraglie; la cera di Spagna in torri alte come case; i tappeti in piramidi che toccan la vôlta; la glicerina modellata in busti d'uomini celebri; il sapone fuso in colonne monumentali d'apparenza marmorea; i tubi di ferro congiunti in forma di organi titanici o di chiesuole di stile gotico, le marmitte in obelischi egizii, i cilindri di rame in colonnati babilonesi, le funi telegrafiche in campanili. V'è una gara di bizzarrie architettoniche spinta a un segno che fa ridere. Un mercante di stoffe fabbrica un castello di materasse? L'orologiaio vicino innalza una piramide di duemila casse d'orologi. Un olandese espone un tempio di stearina che può contenere venti persone, colle sue statue e colle sue gradinate? E un francese costruisce un tempio di cristallo sorretto da sei colonne e circondato da una balaustrata, che costa venticinque mila napoleoni. Un profumiere inglese consacra una palazzina ai suoi cosmetici e alle sue boccette? E un chiodaio parigino rappresenta con nient'altro che coi suoi chiodi dalla testa dorata, il palazzo del Trocadero colla sua cupola, colle gallerie e colla cascata. Un liquorista d'Amsterdam fa colle sue bottigline un altare da cattedrale? E un profumiere di Rotterdam gli fa zampillare davanti una fontana d'acqua di Colonia. Questo per attirare gli sguardi e i quattrini. Aggiungete una infinità di medaglie d'onore e di documenti d'ogni sorta, esposti dai venditori, molti dei quali mettono persino in mostra le fotografie e le lettere di complimento dei loro clienti. Altri s'aiutano con mezzi meccanici. I gibus s'alzano e s'abbassano da sè, manine di cera suggellano le lettere, i trofei rotano, gli automi vi chiamano, le scatole musicali vi ricreano, gli espositori v'apostrofano o vi spiegano. Ci son poi i colossi che fan presso a poco lo stesso ufficio. In ogni Esposizione c'è un certo numero di queste grandi fanciullaggini. Qui c'è una bottiglia spropositata di vino di Champagne che Tag: sale tutti sue esposizione uno mostra mille mezzo palazzo Argomenti: certo numero, mila mani, bellezza femminile, vasto museo, vaso colossale Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi La trovatella di Milano di Carolina Invernizio Marocco di Edmondo De Amicis Novelle rusticane di Giovanni Verga Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Bali Il Boa constrictor Offerte Capodanno Isole Verdi Maldive, immersi in paradiso Il purosangue inglese: carattere e particolarità
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