Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi pagina 14

Testo di pubblico dominio

legga! E premeva una mano al cuore per moderarne i palpiti. Egli scorse con gli occhi alcune righe. Il soldato scriveva che si era trovato alla stessa azione in cui era perito quel paesano; che si era meritato gli elogi dei superiori e sperava d'ottener la medaglia, e una prossima licenza. — Che pena in questi dì! — la ragazza seguitava. Sin dal principio della settimana aveva saputo del paesano morto, e sapeva che era nello stesso reggimento, nella stessa compagnia di lui, Guido. — Che angustia! Ma anche lei mi ha fatto soffrire! — aggiunse con voce ferma, quasi aspra. — Perchè? — Baredi chiese. Era già pentito d'essere stato ingiusto. — Vuol negarlo? Anche lei sapeva della brutta nuova e sospettava di una disgrazia. Ne saran morti tanti delle nostre parti! Io non avevo il coraggio di venir qui, a interrogare; ma l'aspettavamo laggiù, da noi, a dirci una parola. Egli arrossì, la prese sotto il braccio traendola verso la solita ombra nel giardino. — Perdonami — le disse —, non per il male che ti ho fatto senza volere, ma perchè sospettai tutt'altra cosa: che tu non fossi buona e sincera come sei. Perdonami. Ferdina era così felice che non si perdè a chiedere spiegazioni; e alla domanda di lui: — Sei felice adesso? — ella sorrise guardandolo, limpidamente; con la piena confidenza di un cuore che si abbandona a chi la comprende. Giunti in fondo al viale, sedettero di fronte; lei sul sedile di pietra, lui nella scranna di giunchi. E mentre essa, tolto dalla tasca del grembiule un fazzoletto in cui ricamava le cifre, agucchiava e discorreva, Baredi stette ad ascoltarla poggiando il gomito allo schienale e sostenendo il capo con la mano contro la guancia destra. La ragazza parlava del suo amore; dei contrasti che aveva avuto da parte dei suoi. Non senza ragione. Guido non era mica uno stinco di santo! Ne aveva avuto delle amorose!; e qualcuna.... ehm! Ma con lei non si bazzicava come con quelle. Aveva intenzioni oneste? E bisognava rigar dritto! — Che liti in principio che facevamo all'amore! Mi venivano a dire che era stato visto per Bologna con la tale, a teatro con la tal'altra. Capirà se ci pativo! Una sera che eravamo soli in casa, giurava di dover andar via per un contratto. Non gli credevo; serrai la porta con la chiave. Lui sale al piano di sopra, spalanca la finestra, si butta giù e scappa. Da accopparsi! Io mi divoravo dalla bile. Ma mio padre imparò che era vero che Guido stava combinando un grosso affare e che dava segni di aver messo la testa a posto; e cominciò a difenderlo. Questa è bella! Anche mia madre, perchè io, a costo di morir di crepacuore, non ne volevo più sapere, cominciò a dar torto a me! La guerra ha fatto il resto, e adesso ci vogliamo bene sul serio. Intanto che la ragazza discorreva, Baredi la seguiva rimproverandosi. Quant'era difficile giudicare le donne! Con che ingiustizia aveva giudicata Ferdina, così buona e leale; così schietta e forte nei suoi difetti e nei suoi contrasti; così sana e assennata! A confrontarla con le donne che gli stavano più in mente gli pareva di dover sorpassare un abisso. O l'abisso, piuttosto, era in lui? — Il maggior bene del mondo — Ferdina ripigliava — non sta forse nel volersi bene? Vede? Mio padre e mia madre sono di stampo antico; senza istruzione, senza finezze; ma mi han dato a conoscere che a questo mondo più si vuol bene, e più se ne vorrebbe, e s'è più contenti. — O l'abisso è piuttosto in me? — si chiedeva Baredi. Era in lui, tra il modo con cui concepiva la vita nel passato e il modo con cui gli si presentava ora, dopo l'intervallo tragico e quasi mortale? Ora sentiva come non mai l'orrore di quel passato. Eppure egli non era stato nè più fatuo nè più corrotto di tutti gli altri. Ma come tutti gli altri aveva riposta la felicità nella falsità delle illusioni, dei desideri, dei piaceri, delle passioni. Ah Ferdina! Ferdina! Proprio così: volersi bene senza pretendere dalla vita più di quanto la vita può dare; e più si vuol bene, e più se ne vorrebbe, e s'è più contenti! Dopo una pausa, pur china sul lavoro e senza badare che egli aveva socchiuso gli occhi, la ragazza soggiunse: — E quando s'è contenti si vorrebbe veder contenti tutti; fa dispiacere che chi è buono come noi, più di noi, debba soffrire. Altra pausa. Quindi: — Lei perchè è sempre così pensieroso? Baredi tacque. Temè di non poter rispondere senza essere debole, e, stringendo le palpebre, tacque. — Dorme? Non rispose. E seguì un lungo silenzio. Egli, di tratto in tratto e di furto, sollevava un po' le palpebre e sogguardava; essa seguitava a cucire. Finchè si mosse, si alzò. Baredi credè se ne andasse. Ferdina, invece, si avvicinò a lui piano piano; s'accostò. Ad accertarsi che dormiva? Egli stava per riaprir gli occhi, chiedere: — Vai via? — Ma intuì. Sentì che si abbassava, che col suo viso gli sfiorava il viso. Un attimo. E calde e lievi le labbra di lei si strinsero e si chiusero a un bacio appena sensibile, su la guancia deturpata. Ah! afferrarla, stringerla al cuore, baciarla nella fronte gridando con anima pura, con tutta l'anima: — Ferdina! Ferdina! — No: gli parve una contaminazione; con uno sforzo supremo si contenne. Ella si era allontanata rapida, su l'erba; ed egli, risollevando le palpebre, la scorse che si fermava e si voltava. Dubitava d'averlo destato; temeva che se ne fosse accorto. Rassicurata, scomparve dietro la casa. E allora egli ruppe in singhiozzi. Ma la mattina dopo partiva per la frontiera. IL CHIODO. I. Quasi in mezzo al viale, fuori della polvere, un chiodo arrestò lo sguardo, il passo e il pensiero del conte Mauro. Era un chiodo ancora buono, benchè un po' arrugginito e storto. Quanti l'avevano veduto? E perchè nessuno di quanti l'avevano veduto si era chinato a raccoglierlo? Trovate le risposte, del resto semplici ed ovvie, lo prese su lui, e seguitò la passeggiata verso la chiesa dei Cappuccini. Pensava intanto: — Ogni cosa, sia pur minima, ha il suo valore. Dunque: cercate di non perdere nulla; non spregiate nulla; raccogliete sempre ciò che fu perduto, o gettato via, e tenetene conto. Imparate, cioè, a osservare e a riflettere. Ai quali consigli altri ne seguivano, se non del tutto nuovi, sempre belli. — Profittare anche andando a spasso; vincere la pigrizia; esercitar la pazienza. Ma dal considerare il chiodo che rigirava fra le dita il pensatore arrivò a conseguenze di maggiore importanza, per lui. Nelle brevi soste al Caffè Vecchio, dal tabaccaio nel Borgo, nella farmacia di San Rocco, non era solito ammonire che a consolazione della vita bisogna mirar in alto? Ora a vederlo prendere su da terra un chiodo tutti l'avrebbero accusato di contraddizione. E no. Se quella era un'azione giovevole, se un'azione giovevole in sè vale a pubblico esempio, ecco che si può mirare in alto anche guardando in basso. Nè bastava. Per la democrazia predominante là, nella piccola città romagnola, egli era forse un aristocratico in cui l'orgoglio della razza aveva assunto l'abito del filosofo fannullone, appartato e schivo. — Ebbene — concluse Mauro Agabiti giunto che fu alla chiesa francescana —, anche per questo, da stasera in avanti, cercherò dei chiodi. Chi si umilia sarà esaltato. Gli accadeva sempre così. Concepita un'idea, a forza di dedurre, la tirava alle conseguenze estreme, che stupivano chi non possedeva l'energia logica di lui. E avendo pensato che pur l'esercizio di rintracciar chiodi non mancasse di morale efficacia, fu condotto a cercarne dove più se ne trovassero, e quindi dove la necessità dei chiodi nuovi rendesse maggiore la dispersione dei vecchi. In via del Fossato, lungo le mura, erano botteghe di falegnami, fabbri, maniscalchi. Ivi, due o tre volte la settimana, la persona del filosofo, alta, magra, vestita di nero, il volto pallido e la bianca barba sotto il cappellaccio grigio, passava adagio adagio rimuovendo la polvere con la punta del bastone;

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Argomenti: volto pallido,    sforzo supremo,    grosso affare

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