Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi pagina 13

Testo di pubblico dominio

vigliacca. — Ma voi donne non capite come quest'amore fa parer bella la morte! Ferdina aveva ascoltato a mo' dell'ignorante che riceve una luce inattesa e, tuttavia un po' confuso, gode d'essere tratto dall'oscurità. Ma a quelle ultime parole arrossì, più che per il rimprovero, per il pensiero che le fecero balenare. Gli occhi le si accesero di una fiamma che parve d'ira ed era d'amore. — Quel che dice lei — esclamò — dev'essere vero! Ma anche Guido penserà così, e andrà a cercarla, la morte! So che tipo è. E la morte me lo porterà via! Si morse le labbra per contenere uno scoppio di pianto; le lagrime non le potè celare. Beredi non aveva visto mai in occhi di donne, improvvisamente manifesta, tanta passione. L'espressione stessa «me lo porterà via» non significava una violenza angosciosa, un ingenuo, prepotente egoismo? Gelosa della morte! Egli riebbe il senso delle delusioni patite e provò l'invidia più acre: quello di un grande amore. Fra le donne che gli avevano giurato di amarlo quale l'aveva amato come amava Ferdina? — Piangi? — le chiese ironico, per castigarla di avergli fatto male. E sorrideva ora senza timore d'accrescere col sarcasmo la bruttezza della sua guancia contratta. Ferdina si asciugò gli occhi col dorso della mano e guardandolo non avversa: — Ha ragione — mormorò. — Perchè pensare a un guaio? Ma se Guido morisse.... E sospese la minaccia, che neppur lei sapeva se rivolta a sè o al destino, e che l'energia della voce e dello sguardo lasciava pensare non vana. Baredi si rabbonì. Cercò di riparare al male che aveva fatto lui a lei. — Se il tuo Guido ti ama come lo ami tu, non temere. Non l'hai inteso dire anche tu che l'amore qualche volta vince la morte? Oh il sorriso di Ferdina, allora! E a quell'uomo bello, a' suoi occhi, di bontà, d'intelligenza e di coraggio, disse grata e sincera: — Lei l'ha vinta la morte, e la sua morosa dev'essere felice! Idealizzava anche questa, adesso? A trentadue anni oramai Baredi aveva acquistata tale esperienza delle donne da credere sul serio che quella ragazzotta campagnuola meritasse di occupare il suo pensiero? Oh no! Egli voleva pensare ad altro. E pensava ad abbreviare la licenza, che già gli pareva troppo lunga. Tutte le mattine ricuperava lena nelle passeggiate su per i colli. Ma quasi ogni giorno Ferdina veniva, dopo mezzodì, alla villa, e chiacchieravano sotto gli abeti: essa chiedeva ed otteneva schiarimenti alle notizie del giornale, o portava notizie del suo fidanzato e d'altri giovani dei dintorni, o riferiva qualche pettegolezzo. Non s'immaginava certo che il maggiore ne seguiva le parole, i modi, le abitudini con attenzione sempre vigile, e che egli provava un piacere amaro a scorgere in lei qualche difetto, qualche rudezza spiacevole o ignoranza bisognosa di compatimento. Ciò accadeva, piuttosto che alla villa, alla fattoria, dove talvolta egli scendeva a passar mezz'ora. Un giorno, nel prato davanti alla casa, sorprese Ferdina che voltava lei il fieno al sole. Aveva stretto al capo e annodato alla nuca il fazzoletto rosso; la gonna succinta, le braccia scoperte fino al gomito. Muoveva e rivolgeva con atto frequente e svelto la forca di legno dai lunghi rebbi, e cantava. — Brava — egli le disse. E lei interrompendosi: — Oh non mi vergogno, io, a lavorare da contadina! Si vergognino quelle che non han braccia sode e gambe dritte! E riprese a cantare. Un altro giorno Gigetto, il fratello di lei, aveva levato un nido di fringuelli. I poveri uccellini, ancora in bordoni, non si reggevano ai piccoli voli e ai brevi passi: tentavano scappare e battevano il petto e il capo in terra; e piavano spalancando il becco. Il maggiore rimproverò il ragazzo. Il ragazzo rispose sgarbato, e la sorella gli lasciò andare uno scappellotto; ma lui si vendicò accusandola: — I fringuelli ti fan compassione; gli storni, no. Mi hai aiutato tu a pigliarli tra i coppi! — Gli storni sono di danno! — essa rispose. — E poi — aggiunse rivolta a Baredi, — quelli di nido sono così buoni in umido! E sorrideva con labbra ingorde. Anche andava in bicicletta e si scalmanava in corse faticose quando, scesa alla città per le spese domestiche e fatte tutt'altre compere a suo capriccio, doveva rincasare a prendere soldi e ripetere il viaggio. Non sapeva, insomma, moderare le esuberanze dell'indole, nè mitigare le asprezze del carattere. Eppure, quand'era solo, Baredi ne rivedeva spesso l'imagine ricomposta in lineamenti ed espressioni gentili, e se ne ricercava le impressioni avverse, da quei contrasti essa, anzi che perdere, acquistava nuova attraenza, come d'una bellezza singolare, forte e sana. Ma un pomeriggio, accompagnandola per la strada della chiesa, Baredi osservò a caso, al margine del fosso, un fiore nuovo per lui. Lo stelo lungo e schietto reggeva, a corona, cinque o sei capolini di un delicato color lilla sorretti da un esile picciuolo senza foglie. Lo staccò e glielo porse. Ferdina lo gettò via con disprezzo. Come offesa davvero, gridò: — Questo fiore a me? Poi, alla meraviglia di lui, disse: — Fiorin dell'aglio, fior traditore! E prima che egli parlasse, essa, nell'atto di scappare sdegnata verso la fattoria, gli rivolse un'occhiata lunga e intensa; una di quelle occhiate in cui l'anima si raccoglie e si concede, ma il pensiero, anzi che apparir manifesto, per il troppo fervore appare ambiguo. Voleva leggere negli occhi di lui la scusa dello scherzo che poteva spiacergli? esprimere l'affetto che la rendeva certa di scusa? Baredi rimase perplesso un istante; indi, respinte le interpretazioni benigne, tornò indietro convinto di non errare e mormorò: — Civetta! — Nessun dubbio. Una rivelazione inattesa: Ferdina credeva d'averlo innamorato, e ne godeva! — Anche costei! — pensò. — Tutte a un modo; tutte stupidamente vane, perfidamente vane! Per soddisfare alla vanità istintiva, non esitano in nulla; inconsapevoli del male che possono fare, interamente consapevoli del male che vogliono fare. — Ogni cosa era chiara adesso! Ogni prova di affetto e di gentilezza ch'egli aveva ritenuta spontanea in costei, era stata predisposta sin dal primo incontro a tal fine: innamorarlo! L'aveva conosciuta bambina: la rivedeva una bella ragazza; fidanzata. Avrebbe resistito alla bellezza di lei, all'invidia che altri n'avesse l'amore? Ah no! Essa vincerebbe se egli — e non c'era da dubitarne — aveva in mente altre donne! E lei andava a colpo sicuro; prima di tutto perchè era giovine, fresca, bella; poi perchè le signore e signorine, schifiltose, non riuscirebbero a nascondere, come lei, il ribrezzo della cicatrice che lo imbruttiva. E il dover supporre tutto ciò, ciò che lo feriva come un oltraggio, a Baredi fece così male che piuttosto che riveder Ferdina pensò di ritornare quel giorno stesso a Bologna. Ma non s'immiseriva a fuggire le piccole cattiverie d'una femminetta diciannovenne? Rimase. Quel giorno stesso però scrisse al Comando che era guarito e disposto a riprendere tra una settimana al più tardi il servizio. Impiegherebbe il tempo, che gli restava, ad allenarsi camminando sui monti; e non andrebbe più alla fattoria, e con qualche pretesto non riceverebbe più Ferdina alla villa. Se non che il giorno dopo si accusò nuovamente di debolezza e, sebbene stanco di una lunga gita, andò all'ora solita nel giardino. Ferdina non venne. Non venne neppure il dimani. Non c'era da ridere? da prenderla, quasi quasi, nel suo stesso giuoco? Lo aspettava a casa sua! Non cedeva lei; certa, sicura che cederebbe lui! Passarono quattro giorni. Quando, al quinto, il maggiore udì alcune contadine che, per la via, discorrevano di un altro paesano morto in guerra. Egli ebbe un dubbio: e, dalla siepe, ne dimandò il nome. Non era il fidanzato di Ferdina. E poco dopo, ecco Ferdina accorrere, trafelata, rossa in volto, con una lettera, incontro a lui. Tendendola, pareva ebbra di gioia; esclamava: — È di Guido! La legga! Voglio che la

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Argomenti: rudezza spiacevole,    fiore nuovo,    stelo lungo,    troppo fervore

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