Il benefattore di Luigi Capuana pagina 9

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—Per carità! Voscenza, no! Voscenza, no! Il signor Kyllea stava per svincolarsi, quando comparve miss Elsa, atterrita. —Babbo!… Che cosa è stato?… Babbo! Ed ecco la signora Kyllea mezza vestita, bianca come un cencio lavato, che gesticolava senza profferir parola. Il signor Kyllea si contenne: —Niente! Niente!—disse.—Dei malintenzionati. Ma non potè far a meno di trasalire anche lui, sentendo picchiare alla porta, e gridare: —Aprite! Aprite! —Sono i carabinieri!—esclamò don Liddu che aveva riconosciuto la voce. Erano essi infatti, accompagnati dal brigadiere e sostenevano una figura insanguinata, con gli abiti stracciati, che si reggeva a stento. Miss Elsa die un grido; aveva riconosciuto Paolo Jenco! XI. —È stato imprudente!—raccontava il brigadiere.—Con buone parole e con minacce, io avevo già indotto i contadini a tornare in paese, ed essi commettevano gli ultimi sfoghi stroncando qua e là alberi di aranci sul passaggio… È stato imprudente!… Fidava forse nella sua qualità di figlio del Sindaco… Ma quelle belve, se sono in furore, non rispettano niente… Li ha affrontati, li ha insultati, li ha minacciati di galera… E allora:.—Dàgli!—A iddu! A iddu!—Dàgli!—Abbiamo dovuto sparare all'aria, per atterrirli, lottare corpo a corpo… Era stato un terribile quarto d'ora! Fortunatamente, all'infuori di una larga ferita alla testa e qualche contusione, Paolo Jenco non aveva riportato altro dall'assalto furibondo dei contadini. Quei galantuomini che più avevano soffiato nel fuoco e provocato la sommossa, si erano chiusi nelle loro case, paventando che i contadini imbestialiti non trascorressero; il Sindaco si era fatto vivo all'ultimo, ed era accorso soltanto dopo che aveva udito da una finestra: Hanno ammazzato il figlio del Sindaco! Al cottage si affollavano tutti coloro che volevano diminuire la propria responsabilità, mostrando di giudicare severamente l'atto barbarico dei contadini. Soltanto il dottor Medulla non aveva avuto l'impudenza di venir a offrire l'aiuto della sua arte al ferito; si era scusato con un biglietto, dicendosi indisposto. E mentre Paolo, assistito dalle signore, da miss Elsa in particolar modo, si sforzava di mostrarsi meno sofferente che non era, il signor Kyllea conduceva parecchi visitatori a osservare i guasti del giardino che sembrava percosso da un uragano, e i guasti lassù, dove bisognava ricominciare da capo l'opera di muratura del condotto dell'acqua. Il notaio La Bella si mordeva la lingua, per non compromettersi, stimmatizzando l'opera ipocrita di certa gente che sapeva lui; gente che faceva servire ai suoi bassi interessi fin il sentimento religioso… E per ciò egli, uomo pacifico, che non avrebbe schiacciato neppure una mosca noiosa, davanti a quelle devastazioni, si sfogava a dire: —Poichè ci si erano messi, dovevano compir l'opera. Li sfruttiamo, li trattiamo peggio di animali, li mettiamo su, per cattivi fini, e poi sbraitiamo che il governo non ci tutela i beni e le vite contro l'avidità dei contadini! Facciamo i socialisti, gli anarchici, i rivoluzionari per comodo nostro, spargiamo di petrolio la catasta… e poi non vorremmo che qualcuno vi appiccasse fuoco! —E se venivano a bruciarvi la Banca? —Benvenuti! Avrei spalancato la porta, avrei consegnato tutta quella cartaccia imbrattata, per farne un bel falò… Tanto, la povera gente non ha quattrini da spendere in contratti… E poi, non si deve fare repulisti del vecchio? Ah! Poichè ci si erano messi!… E tornato al cottage, vedendo Paolo con la testa fasciata, gli spiattellava bruscamente: —Puoi ringraziare tuo padre!… Anche ora, dopo quel che è accaduto, tuo padre accende una candela a Cristo e una a Maometto, come il romito di Lampedusa; dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Dà ragione al signor Kyllea, e non dà torto ai contadini; e si agita per far scarcerare gli arrestati, per non irritare gli animi, per non lasciar fòmite di odii… Bella scusa! Quasi voglia ringraziarli perchè non ti hanno proprio ammazzato! Paolo però li ringraziava davvero. Da due giorni egli godeva una felicità immensa, vicino a miss Elsa che gli curava la ferita meglio di un medico, con mani carezzevoli, e più con quegli sguardi traboccanti di affetto e di gratitudine. Egli solo era accorso, egli solo aveva messo a cimento la sua vita in quella terribile mattina! Nessuno dei due aveva fatto il minimo accenno a quel che era avvenuto tra loro lungo lo stradone; eppure si erano detti tante e tante cose! —Come finirà?—domandava, tremante ancora la signora Kyllea.—Non potremo più vivere tranquille! Da due notti non chiudo occhio… Mi sembra di dover sentire nuovamente quelle grida… La zia brontolava in inglese: —Andiamo via! Torniamo in Inghilterra! —Che cosa dice?—domandò Paolo a miss Elsa. —Vuole andar via! Tornare in Inghilterra… Ma è possibile? —Oh, no!—esclamò Paolo. E i suoi occhi, e il suono della sua voce dissero qualche cosa di più. Miss Elsa sorrise tristamente. Qualche ora dopo, approfittando dell'occasione di esser rimasti soli in salotto, Paolo le disse: —Vuole andar via anche… lei? —Mio padre, in un momento di sdegno, ha pensato di vendere i terreni; ma ora non ci pensa più. —Ma… lei… lei, dico! Avrebbe voluto darle del tu, e per ciò esitava parlando. —Io non ho volontà,—rispose miss Elsa. —Volete… vuol esser mia, Elsa?—egli balbettò. —E tuo padre? —Ah!… Da questa ferita mi è uscito molto sangue, tutto il sangue vigliacco… Se mio padre si opponesse… —Io non entrerei mai in una famiglia dove mi saprei appena tollerata… —Uno solo è il vero ostacolo!—esclamò Paolo. —Capisco ora—rispose miss Elsa—la Chiesa a cui appartengo. Ma… —Ma…—ripetè Paolo ansiosamente. —Su questo punto, noi inglesi—continuò miss Elsa.—non abbiamo pregiudizi; ogni individuo si aggrega alla comunità religiosa che più lo persuade e lo attira. Mia madre è metodista; mia zia, evangelica episcopale; mio padre, presbiterano; io sono puseysta, cioè quasi vicina al cattolicismo. Dovrei fare un piccolo passo per entrare nella vostra chiesa; neppur l'amore puro potrebbe indurmi a farlo, se ripugnasse alla mia coscienza. Ma… ecco la spiegazione di questo ma… Da un anno a questa parte, la mia coscienza è scossa. Io sento forse l'influsso dell'ambiente. Mi sembra che il contadino siciliano, rozzo e superstizioso, sia più vicino alla verità che non noi con la nostra credenza riflessiva. La magnificenza delle vostre feste, quasi teatrale, non mi ispira la repulsione d'una volta; mi commuove, mi pare che operi più intensamente dentro di me… La Verità ha tanti diversi aspetti! Noi possiamo osservarla da un solo lato, comprenderla mai… Almeno io credo così… —Oh, Elsa mia! —Eppure, vedi, io ho un ritegno, un misero ritegno umano; quello di poter essere creduta una calcolatrice… Forse lo penseresti anche tu, forse arriveresti a rimproverarmelo un giorno! E allora sarebbe finita; non potrei più amarti perchè non potrei stimarti, perchè non potrei più illudermi di essere stimata da te. —È impossibile, Elsa! E vedendo entrare il signor Kyllea che tornava da un convegno col Sindaco, per accomodare la faccenda dell'acqua, Paolo si alzò in piedi, gli andò incontro, e gli disse: —Debbo essere sincero con lei. Mi parrebbe di commettere la peggiore delle azioni, se le nascondessi quel che dicevo a sua figlia in questo momento. Sia franco e sincero altrettanto; già è suo costume… Il signor Kyllea gli stese una mano, guardandolo in viso con l'aria di chi incoraggia a parlare: —Domandavo a miss Elsa, se vuole essere mia moglie. Il signor Kyllea, ridendo allegramente, rispose: —Io non mi mescolo negli affari degli altri, specialmente in certi affari. E li lasciò soli. XII Il signor Kyllea era tornato trionfante. Il Sindaco, invitandolo a un convegno per accomodare il maledettissimo affare dell'acqua, aveva

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Argomenti: minimo accenno,    misero ritegno

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