Il benefattore di Luigi Capuana pagina 10

Testo di pubblico dominio

pensato di mandargli incontro il brigadiere e due carabinieri, perchè lo scortassero fino al Municipio. Una gran folla ingombrava la piazza, quasi quell'acqua avesse dovuto essere spartita tra tutti, una goccia per uno. —Grazie,—brigadiere—egli aveva detto:—O mi lasciate entrar solo in paese, o torno indietro. Se il Sindaco ha paura per sè, provveda ai fatti suoi. Ed era entrato solo, a testa alta, col solito passo franco e risoluto. La folla si era aperta davanti a lui, ed egli era passato, guardando le persone in faccia, salutando alcuni che riconosceva per suoi lavoratori e che dovevano trovarsi là perchè c'erano tutti—tutti quei del paese, uomini e donne, giovani e vecchi—e non già perchè potessero avere qualche astio contro di lui. Nella sala del Consiglio i pretesi interessati si pigiavano dietro il parapetto di legno che chiudeva gli stalli dei Consiglieri comunali inaugurati pochi mesi prima. Pochi Consiglieri erano intervenuti; ma il Sindaco, due assessori e il segretario erano già seduti al loro posto e avevano l'aria di formare un piccolo tribunale in attesa del reo. Dietro il seggiolone del Sindaco, in piedi, stava il notaio La Bella. Il brigadiere introdusse il signor Kyllea dalla parte opposta a quella d'onde entrava il pubblico, e all'apparire dell'inglese, come molti tuttavia lo chiamavano, un mormorìo corse per la sala. Il Sindaco, che sembrava mostrarsi piuttosto favorevole agli interessi dei suoi amministrati, per tattica di uomo che sa barcamenarsi nei momenti difficili—e ne aveva già avvertito il signor Kyllea—lo salutò, gli accennò di sedersi in uno di quegli stalli vuoti, e cominciò ad esporre il motivo di quella riunione. —Meglio fare le cose all'amichevole, senza inframettervi i tribunali. Si risparmiano così tempo e denari. Già!… Certamente il signor Kyllea era in diritto di scavare l'acqua nei suoi fondi; ma era anche vero che la sorgente dell'opposto versante della collina fosse venuta meno dopo quello scavo… Già!… Bisognava mettere d'accordo i due interessi… Avevano fatte male cercando di farsi giustizia con le loro mani. Già!… Ma, che si voleva?… Ormai il fatto era fatto… Danni gravi! E dunque egli era là per la conciliazione, per l'ordine. Già!… Chi sa quanti altri già egli avrebbe interpolati alle parole che gli uscivano stentatamente di bocca, se il signor Kyllea non si fosse rizzato in piedi e non lo avesse tolto d'imbarazzo. —Io vado per le spiccie, signor Sindaco. Sono anche io per l'ordine e per la pace: ma veggo qua parecchi degli antichi proprietari delle grillaie da me comperate cinque anni fa; permetta che io mi rivolga a loro. Ve le ho pagate quelle grillaie, sì o no? C'era, forse, allora qualcuno che le avrebbe pagate di più? Ne cavavate appena appena di che provvedere alle tasse… Le rivolete ora che io le ho ridotte prospere e fiorenti? Prendetevele; sono pronto rivenderle, per quel che valgono ora, s'intende. Se c'è qualcuno che accetta, si faccia avanti… A loro, personalmente, le cedo; ad altri, no. A coloro che vi sobillano, che vi fanno credere che io vi ho spogliati, perchè sperano che annoiato, impaurito, lasci qui baracca e burattini, come dite voialtri… e mi sbarazzi dei terreni per quattro soldi… eh no! Io sono inglese; ho la testa dura. Voi… che ne dite? E voi… che ne dite? No? E allora che cosa pretendete da me? Che ve ne faccia un bel regalo? Non sono così gran signore da permettermi questo lusso. Bravi! Ridete; perchè è veramente da ridere! E ora veniamo a coloro dell'acqua. Chi sono? Si facciano avanti… Quattro, in tutto! E com'è che siete venuti a centinaia per rovinarmi ogni cosa? Primieramente, l'acqua dell'altro versante è tal quale si trovava prima… Ah! Può venir meno? Attendete che il danno avvenga: ne riparleremo. E quand'anche fosse così, dovevate farvi giustizia con le vostre stesse mani?… I tribunali? Andiamo pure davanti ai tribunali… Io non ho paura dei giudici. Rispondete intanto a una domanda: che cosa ne fate dell'acqua che ora possedete? Niente. Vi è mai passato pel capo di ricercarne altra?… Ci vogliono quattrini? Ma sicuro; negli affari ci vogliono testa e quattrini. Perchè non vi prestano i quattrini coloro che vi dànno i bei consigli di venire a guastarmi la conduttura, e a rovinarmi gli agrumi? Li hanno, i quattrini; e se vorreste vender loro quelle terre, essi non farebbero come me, non ve le pagherebbero il doppio di quel che ora valgono; vi risponderebbero:—Quattro sassi! Non sappiamo che farcene!—Io sono leale e franco, vi dico: Volete vendere?… No!… Benissimo. Vi dico anche: Se involontariamente vi danneggerò… se il danno sarà accertato… chi rompe paga… Sono pronto a indennizzarvi. È ragionevole, è giusto. Ma con la violenza… Ah! Ah! Su questo punto sono più siciliano di voialtri… quando vi ricordate di essere siciliani. Io, da che sono venuto qui, non ho fatto male a nessuno. Se c'è tra voi uno solo che possa lagnarsi con ragione di me… I miei lavoratori sono stati rimunerati con mercedi insolite qui. Mi davano l'opera delle loro braccia, il sudore della loro fronte, ed io li ho trattati da cristiani e non da bestie… È vero? Mi fa piacere sentirlo dire da voi stessi… Sareste ingrati, sconoscenti affermando il contrario… E intanto mi avete trattato da nemico… I veri vostri nemici cercateli altrove, tra coloro che vi aizzano, che si servono della vostra zampa per cavare le castagne dal fuoco… Sentirete come vi brucierà!… Parlo male, forse, signor Sindaco? Come? Certe cose non si debbono dire? Ora sono io che eccito la gente? La verità si deve dire sempre, a ogni costo; è il mio sistema… specie quando gli altri spargono attorno la bugia, la calunnia… E per concludere, sentite, signori miei. Io sono suddito inglese; la mia pelle vale cara… Se mi ammazzate, mi pagherete a peso d'oro… E aggiungo anche che non la lascio prendere al primo che la vuole. A coloro cui fanno gola i miei terreni—voialtri non li volete, non sapreste che farvene—rispondo: Fuori i quattrini!—Su, come vi dètta la coscienza: Che cosa preferite? Che restino in mia mano, oppure che vadano ad ingrassare chi li ha lasciati per centinaia d'anni incolti, infruttiferi?… Io lo sapevo che avreste risposto così. Siete brava gente, troppo buona gente… Grazie! Ho fatto del bene al vostro paese; farò ancora del bene, e non a parole; è il mio mestiere. Sono convinto che, facendo bene agli altri, ne faccio altrettanto e forse più a me. E queste mie parole riferitele fedelmente a coloro che non hanno potuto udirle… Chi vuol venire a lavorare domani, venga laggiù; il cancello sarà aperto… Io non ho rancori con nessuno… Vi saluto! Sentendo applaudire nella sala, anche la folla della piazza prese ad applaudire. Il canonico Medulla, che era in un negozio di droghiere in attesa del risultato, saputo com'erano andate le cose, fece una spallucciata sdegnosa: —Si son lasciati mettere nel sacco! Con quell'imbecille di Sindaco!… Era da prevederlo!… Ora non manca altro che vi faccia diventare tutti protestanti!… Dio vi aiuti! XIII. Invece, sei mesi dopo, per incarico del vescovo, egli doveva istruire nei dommi della fede miss Elsa, che si era risoluta di fare il piccolo passo dal puseysmo al cattolicismo… Istruire? —Ma se ne sa più di me! Questa volta il canonico parlava sinceramente. Si sentiva mortificato dalla sua ignoranza, si pentiva della sua malignità. —Tu sei stato una bestia!—disse però un giorno a suo fratello il dottore.—Non sai far altro che ammazzare la gente! Con un po' d'abilità… Che credevi? Che quella signorina fosse come una delle nostre? Bisognava saper pigliarla pel suo verso. —Perchè non me lo avete insegnato voi? Il povero dottore, che aveva sprecati tanti mesi di corte, non rispose altro e andò via. La sera delle nozze, Villa Elsa, vista dal Muraglione di Settefonti, sembrava una cosa fantastica, con tutti quei

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Argomenti: piccolo tribunale

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