Il benefattore di Luigi Capuana pagina 20

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indignata dell'infamia commessa contro quei poveri otto o nove timidi adoratori di lei. Palesò la scoperta al suo Hart; il quale, sospettando quel che doveva essere accaduto con lui, si diè segretamente a fare esperienze che lo condussero a verificare, in modo assolutamente scientifico, quel che il caso aveva fatto operare al ferocissimo sterilizzatore. I due amanti, per ciò, stimandosi troppo protetti dalla sicurezza del professore, non presero più, da allora in poi, tante precauzioni nelle loro gioie, e un bel giorno si fecero sorprendere. Ma allora si vide quel che può la passione scientifica in un alto intelletto. Invece di buttarsi addosso al vituperatore del suo talamo e strozzarlo, il professore Von Schwächen volle persuadersi come mai la sua operazione fosse fallita. Si mise a discutere con lo scolaro, quasi niente di male fosse accaduto, quasi si trovassero rinchiusi nel laboratorio. Il professore espose la sua scoperta e le sue otto o nove esperienze in anima vili; Hart riferì i resultati opposti, ottenuti per via delle ricerche da lui iniziate, e addusse in prova sè stesso. E di accordo, come contratto di pace, professore e scolaro stabilirono di non propalare le loro rispettive scoperte. —La mia è malefica!—conchiuse il professore. —La mia è peggio; è superflua!—conchiuse il discepolo. VI. L'invisibile. —Oh, io sono come le bambine, alla mia età!…—disse la baronessa Lanari, ridendo.—Raccontatemi una fiaba, datemi a leggere una storia meravigliosa e sto a sentirla tutta occhi e orecchi, e divoro le pagine con deliziosa ansietà, anche quando la paura mi fa accapponare la pelle. Le novelle, i romanzi, che ci rappresentano fatti di ogni giorno, che ci ricantano le solite storie, alle quali spesse volte abbiamo assistito da testimonii e un po' forse da interessati; che, per lo meno, somigliano tanto a queste, da darci l'illusione che il merito del novelliere e del romanziere consista unicamente nella bella maniera con cui ha saputo raccontarceli; le solite novelle, i soliti romanzi mi fanno l'effetto di un pettegolezzo trasportato dai salotti nelle pagine di un libro. Invece, le storie meravigliose che hanno la potenza di farci penetrare lentamente, inavvertitamente, nelle regioni dell'impossibile, dell'assurdo, e farci sognare a occhi aperti e darci l'illusione che l'impossibile, l'assurdo siano, o siano stati, per eccezione, per misteriose circostanze, una realtà, non mi deliziano soltanto perchè mi trascinano con dolce violenza in un modo diverso dal nostro, ma anche perchè m'ispirano una grande ammirazione per l'ingegno dell'autore. Dopo, appena la sorpresa è passata, io rifletto che le cose lette sono una… una… —Una sciocchezza, una stupidaggine—l'aiutò a dire il dottor
Maggioli.
—No, una mistificazione—riprese la baronessa—un capriccio di fantasia artistica (quel che mi sembra sciocco o stupido non riesco a leggerlo); che importa, però? Per una o due ore, per mezza giornata, io ho avuto il beneficio di dimenticare le noie, le miserie, le brutture che mi circondano e mi irritano e mi affliggono, e sono gratissima all'autore da cui è stato prodotto quel miracolo. Mesi fa, ho letto un romanzo inglese dove si narra la storia di un uomo riuscito a rendersi invisibile… —The invisible Man—la interruppe il dottore.—L'ho letto anch'io che non soglio leggere romanzi, ed è stata una gran delusione. Mi aspettavo di trovarvi ben altro. L'uomo invisibile non è un'assurdità, è una realtà, ed io credevo che quell'autore avesse voluto raccontarci la storia vera… —Ecco, ora vuol mistificarci lei!—esclamò l'avvocato
Veraldi.—Scommetto che ha già pronta qualcuna delle sue storielle…
—Dica pure storielle, non me ne offendo—rispose il dottor Maggioli.—Convengo che possano sembrare tali perchè non sono ordinarie. Ma sappia che ogni volta che io racconto in questo salotto qualcuna di quelle che lei chiama storielle, io racconto fatti da me veduti, dei quali posso affermare, fin con giuramento, la veridicità. Mai, come nel caso dell'Invisibile Man, è apparso evidente che la fantasia più sbrigliata sia incapace di raggiungere la prodigiosa potenza della Natura. Vi sono attorno a noi, dentro di noi tali forze di cui pochi sospettano l'esistenza, e che si lasciano indietro, a grandissima distanza, tutto quel che possono inventare di più strano, di più incredibile un novelliere, un romanziere, un poeta in vena di scapricciarsi con le finzioni più pazze. Chi sa che cosa s'immaginava di aver prodotto lo scrittore dell'Uomo invisibile! Una cosa sbalorditoia, originalissima… Ebbene, io posso assicurarvi, baronessa, ch'egli è rimasto assai assai al disotto della realtà. L'uomo invisibile io… come dire?… l'ho visto. Sembra una contraddizione, e non è. —Infatti, giacchè era invisibile…—disse la baronessa.—Ma dunque? —Giudichi lei se ho ragione di parlare così. E perchè questi signori capiscano di che cosa si tratta, accennerò che il romanziere inglese ha inventato le avventure di un giovane scienziato il quale, per mezzo di reagenti chimici, è riuscito a rendere invisibile il suo corpo, e a dare il pauroso spettacolo di un cappello, di una giacchetta, d'un paio di pantaloni, di un paio di scarpe che camminino da sè, come cosa viva, senza che si scorga il corpo umano da cui sono portati. L'uomo invisibile del quale voglio parlarvi era diverso, meno incoerente senza dubbio, dell'eroe del romanziere inglese. Poteva rendersi invisibile quando gli faceva comodo, e interamente, corpo e vestiti. Poteva… —Non ci metta paura facendoci credere che ciò sia possibile!—esclamò la signorina Bonucci.—Mi vengono i brividi soltanto a pensare che un uomo sia in caso di introdursi non visto in camera mia quando io più credo di essere sola… —Si rassicuri.—continuò il dottor Maggioli, sorridendo.—Non è facile arrivare al punto di produrre in sè questo prodigio. Occorre un organismo speciale e tale persistenza nello sforzo per raggiungere lo scopo, da scoraggiare i più risoluti. E poi—sarebbe lungo spiegarlo—certi singolari stati fisici, come questo di cui parliamo, richiedono, a quel che pare, singolari e corrispondenti condizioni morali da impedire che se ne abusi, servendosene per soddisfare volgari e delittuosi capricci. —Ah! Se fosse vero—lo interruppe l'avvocato.—io vorrei almeno divertirmi! —Zitto!—disse la baronessa..—Sarebbe un po' difficile che lei, con tutto quell'adipe, divenga invisibile! —Non era magro—riprese il dottor Maggioli, ridendo anche lui.—l'uomo che una mattina venne da me per consultarmi. Si lagnava di un male strano: aveva la sensazione di essere così leggero, che camminando gli sembrava di venir trasportato via dal movimento dell'aria più che dai piedi, quantunque il corpo obbedisse alla sua volontà. —Sono un po' estenuato—disse, esitando. Lo invitai a spiegarmi quali potevano essere state le cagioni del male. —So—rispose—che lei è una persona spregiudicata, e perciò ho preferito di consultarla invece del mio medico ordinario. Ho voluto fare un esperimento, sono riuscito, ma ne risento le cattive conseguenze. Non ritenterò più; intanto cerco di riparare i danni prodotti nel mio organismo dall'imprudenza commessa. Per quanto io fossi già ridotto a non meravigliarmi di niente, mentre egli mi esponeva il suo caso, stavo incerto se avessi da fare in quel momento con un individuo malato di corpo o di spirito. L'uomo più spregiudicato del mondo non può udire senza incredulità la recisa affermazione di un fatto che contraddice a tutte le leggi della natura da noi credute inviolabili. E colui mi rivelava tranquillamente di essere arrivato a rendere invisibile il suo corpo e i suoi vestiti, e di essersi potuto spingere, così, a grandi distanze dal luogo in cui si trovava. Egli attribuiva a queste esperienze l'estenuazione che gli produceva l'effetto di sentirsi trasportato via, più che di

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Argomenti: corpo umano,    dolce violenza,    grande ammirazione,    romanziere inglese,    giovane scienziato

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