L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza pagina 20

Testo di pubblico dominio

larghi polmoni l'atmosfera della verità vera; di quella che non si piega mai alle esigenze delle Pandette o del cliente. Là non hanno bisogno di adoperare quei fini e complicati congegni dei se e dei ma, nè di ricorrere alle reticenze piene di malizia, nè di abbagliare il pubblico coi fuochi artificiali della rettorica nè colle false lagrime nè cogli sdegni a freddo. Là anche l'avvocato ama e vuol essere amato. Là senza toga è felice di ritornare anch'egli un uomo; null'altro che un uomo. IL MARITO LETTERATO. Avrei dovuto mettere il marito letterato in compagnia del marito artista, col quale ha comuni molti caratteri; ma siccome ne ha di proprii e siccome d'altronde molti letterati non sono punto artisti, te ne parlerò a parte. Ciò che ha di comune l'artista della penna con quegli altri che maneggiano il pennello o la stecca, è l'assoluta proibizione di essere mediocre, a meno di rassegnarsi a tutte le umiliazioni e a tutte le miserie, che con mano così feconda genera la mediocrità. Si può e spesso si deve mangiare il pane, anche se è cattivo, perchè il pane è necessario; ma l'arte è un oggetto di lusso e il lusso deve risplendere di tutti gli splendori del bello e del grande. I poetini, gli scribaccini, gli autorini sono i nani del pensiero, i rachitici dell'arte, e non possono che ispirare la compassione, quando non riescono almeno coi loro aborti a farci ridere. Una volta il fare un libro pareva a tutti impresa eroica. Ci si pensava un anno almeno, prima di farlo; si impiegavano molti anni per scriverlo; e poi dopo lunghe incertezze e timori senza fine si osava lanciarlo sul mare tempestoso della pubblicità. Oggi si fa un libro colla stessa facilità con cui si giuoca una partita a tresette, e gli autori nascono a centinaia, a migliaia, in una vera orgia di fecondità inesauribile. Versi e giornali e romanzi pullulano nelle aiuole dei giardinetti arcadici o nei campi dell'analfabetismo universale e i bollettini bibliografici fanno volumi e la critica non ha neppur la fatica di mandare tutti questi aborti e questi parti immaturi al cimitero, perchè da sè stessi si uccidono e da sè stessi si seppelliscono. È legge universale, che la mortalità è in ragione diretta della fecondità, e nelle famiglie dove nascon troppi figliuoli, il becchino e il prete hanno molto da fare. Non sposar dunque mai un letterato mediocre. Soffrirai la miseria del pane e quella più crudele della sete insaziata di gloria. Pur troppo tra noi le condizioni della letteratura sono ancora così miserabili, che anche gli scrittori di genio, che possono vivere della sola penna, son così pochi in Italia da poterli contare colle dita d'una mano sola. E anch'essi son passati attraverso un lungo e doloroso martirio prima di giungere alla gloria e alla fortuna. I più, anche tra i migliori, son costretti a chiedere una cattedra o a darsi al giornalismo, per poter riunire decorosamente i due capi estremi del loro bilancio domestico. Il letterato porta nell'ambiente della famiglia più fiori che frutti, ma anche i fiori sono una gran bella cosa; e tu passerai ore liete e poetiche, quando il tuo compagno ti leggerà commosso le ultime pagine d'un suo libro, ancor calde dell'amore della creazione, e spierà nei tuoi occhi l'emozione o il plauso. E la sua coltura porterà nella conversazione della famiglia molte idealità, e tu e i tuoi figliuoli respirerete un'aria, che sa di primavera; e forse troverete che le gioie maggiori della vita son sempre quelle che costano meno, ma che germogliano da tutte le poesie del pensiero e dalle estasi del sentimento. Sposa dunque pure anche un letterato, ma ch'egli sia sommo. IL MARITO SCIENZIATO. Questo marito è stato sempre un prezioso zimbello tra le mani dei romanzieri e degli scrittori di commedie. Anche il sommo Balzac lo classificava tra i predestinati. Lo scienziato dell'antico stampo va però scomparendo od è già scomparso; e l'antropologo fra pochi anni, nel metterlo a catalogo nel suo Sistema hominis dovrà scrivergli accanto le parole: specie estinta. Era un uomo spesso sudicio, quasi sempre distratto, che non si occupava d'altro che dei suoi insetti o delle sue piante, del suo laboratorio o delle sue medaglie, e per lui il resto del mondo non esisteva. Prendeva moglie per igiene o per avere chi badasse alla sua casa e credeva come in un dogma, che la moglie dovesse esser fedele al marito, quando questi non le era infedele. Uomo felice, se mai ve n'era uno, non faceva però felici quelli che vivevano con lui. Istrumento monocorde e che suonava una sola nota, non poteva mettersi in nessuna orchestra, neppure nel più modesto terzetto. Oggi si coltiva la scienza senza dimenticare che si è uomini, e che l'essere membri della società umana ci impone il dovere di essere puliti, cortesi con tutti, galanti colle signore. Si può oggi essere membri di molte accademie senz'esser noiosi; si può avere una cattedra delle più alte o delle meno popolari della scienza senz'esser pedanti. Si può misurar le antenne di un insetto o la lunghezza di un microbo, misurare gli angoli di un cristallo o il diametro del sole, senza credere che il mondo finisca nel breve giro dei nostri studii. La vita moderna ha per carattere principalissimo di dilagar per ogni verso, in alto, in basso, a destra, a sinistra; nell'angolo più oscuro e nelle miniere più profonde. Dovunque respira un uomo o sospira una donna il pensiero di tutti penetra e s'infiltra, e nessuno può fuggire a quella corrente, che circola lungo i fili telegrafici di tutto il mondo, che vibra in ogni pagina di libro o di giornale. Si son strappate tante siepi; si son rotte tante dighe, che oggi riesce impossibile ad un uomo di esser solo e di vivere della sola propria vita. Ognuno di noi vive in tutti e un po' di tutti vive in noi. Un filosofo antico avrebbe desiderato che le case fossero tutte di vetro, perchè nulla sfuggisse della vita privata. Noi abbiam fatto qualcosa di più e di meglio, sorpassando di molto il suo sogno. Noi abbiam fatto penetrare nelle case di tutti la vita dell'umana famiglia, e senza distruggere l'individuo, ne abbiam fatto un membro vivo e palpitante di tutto l'organismo umano. È per tutte queste cose, che lo scienziato può essere anche un ottimo marito. Anzi lo è spesso e più facilmente dell'artista e del letterato. I suoi studii sono spesso aridi e sterili. S'egli non è un Newton o un Lavoisier, un Linneo o un Darwin (e di questi basta che un secolo ne abbia uno), il frutto del lungo e sudato lavoro è molto scarso. Guai se lo scienziato non avesse in sè una passione ardente, insaziabile del vero; se si scoraggiasse del tanto cammino percorso senza trovar nulla e della triste e frequente necessità di tornare addietro e rifare la via. Guai a lui se non amasse i suoi insetti, le sue piante, le sue medaglie come suoi amici e quasi consanguinei. Noi non avremmo nessun scienziato in questo mondo! Per tutte queste ragioni però, quando egli ritorna a casa dal suo museo o dal suo laboratorio, è avido di tenerezze, di poesia; di qualcosa di profumato e di giocondo, che lo riposi dal lungo travaglio e lo porti in un nuovo mondo. E questo gli è dato dalla dolce compagna, dai bambini chiassoni e ridenti. Il marito scienziato è anche tra i più fedeli, non avendo tempo che basti e coraggio che valga per cercare il peccato. IL MARITO POLITICO. Se sei ambiziosa, figliuola mia, sposa un uomo politico. S'egli ha ingegno (non importa molto) e molta abilità, ti porterà in alto, dove giungono gli evviva delle moltitudini, il luccicare delle decorazioni e delle giubbe dorate, e dove non mancano neppure i biglietti di banca. Se invece ami la quiete, la modestia serena di una casa, in cui non entri lo squillo delle bande festanti, ma neppure la pietra dei malcontenti; non sposare mai un uomo politico. L'uomo politico è un soldato, ma che non si rassegna a rimanere semplice fantaccino. Vuol essere, nei casi di massima modestia, almeno sottotenente;

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Argomenti: breve giro,    mare tempestoso,    marito letterato,    doloroso martirio,    letterato porta

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