L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza pagina 11

Testo di pubblico dominio

distruggendo con una buona parola l'artificioso e innocente tranello. Sei donna e non occorre che ti dica di più. Le donne, senza aver mai studiato la chimica, sanno analizzare i sentimenti, i sorrisi, le lagrime, e soprattutto le dichiarazioni d'amore, e sanno dire quanta verità e quanta menzogna vi si contenga. E così farai tu, nello scomporre la gelosia del tuo fidanzato, per vedere, se sia sincera o finta, e quanto contenga d'amore e quanto d'amor proprio. IL MARITO BRONTOLONE. Ti ricordi, bambina mia, la gita che si fece nell'ottobre scorso a Vigiona coi tuoi cugini? Una gita che riuscì gaia e divertente a furia di contrattempi e di incidenti buffi e inaspettati. Riuniti tutti sulla piazza di Cannero alle sette del mattino si strologava il cielo per sapere se si dovesse partire o restare a casa. Era piovuto un pochino nella notte e l'erba dove si doveva merendare doveva esser bagnata…. Dicevano i pessimisti. Ma, soggiungevano subito gli ottimisti: se è piovuto a Cannero, non è una ragione per dire, che sia piovuto anche a Vigiona. Spesso piove alla riva del lago ed è sereno sulla montagna. Più spesso però accade il contrario, ripigliavano gli amici di
Schopenhauer.
E gli altri (e tu eri con loro, angelo mio): —Ma non vedete come a Macagno e a Luvino brilla il sole. Avremo una giornata bellissima; serena e fresca. —Bravi, bravissimi. Se è sereno sulla sponda lombarda, è perchè soffia il vento di levante, che fra noi porta sempre il brutto tempo. —Dunque? —Dunque? Gli ottimisti erano in maggioranza, perchè erano più i giovani che i vecchi. E la carovana partì. I ciuchi coi ragazzi e le signore davanti, i giovanotti, e gli uomini a piedi con tanto di alpenstock, come se si dovesse salire il Monte Bianco, e dietro a tutti la buona Janna, che portava sulle sue spalle di bronzo la gerla piena di viveri. Giunti a Trarico, dopo un continuo rimpiattarsi ed affacciarsi del sole, e un continuo alternarsi di pessimisti, che nel primo caso gridavano trionfanti: —Ma non l'aveva detto io! e degli ottimisti, che esclamavano ridendo: —Ecco il bel tempo! Si ebbe una vera scossetta d'acqua, che rimise sul tappeto la questione, se si dovesse continuare il viaggio fino a Vigiona o se si dovesse fermarsi a Trasico, chiedendo ospitalità in un'osteria. Ma anche questa volta dopo la piccola pioggia riapparve il sole e gli ottimisti ebbero ragione una seconda volta. Tu, Emma mia, ti ricordi di certo più di me, i buffi incidenti della nostra gita, ch'io ti ho ricordato soltanto per rivivere un'ora con te e per rammentarti l'ultima scena, la più comica fra tutte, quando finita la merenda, si volle accendere il fuoco sotto un grosso castagno, per farvi cuocere delle bruciate e mangiarle calde calde là su quell'erba molle, che aveva tutti i profumi autunnali del monte. Ognuno di noi portava foglie e stecchi, e ramoscelli e carta; ma tutto era umido, tutto era bagnato e appena si era riusciti con grande stento e pazienza grandissima a accendere le foglie; i ramoscelli imbevuti d'acqua non davano che fumo. Tutti accovacciati intorno a quel focolare: chi soffiava, chi faceva riparo col suo corpo a un venticello impertinente, perchè tutto quel fumo si cambiasse in fiamma; ma tutti i nostri sforzi insieme riuniti a nulla approdavano. Il fumo ora era azzurro, ora era bianco; ma mutando colore non cessava di esser molesto, insopportabile e ci entrava negli occhi per farli lacrimare, nella bocca per farci tossire. In un momento di tregua del vento, si ebbe un po' di rosso in mezzo a tutto quel bigio e si gridò dagli ottimisti: —Vittoria! E dai pessimisti: —Aspettate un poco! Ma poi il fumo ritornò molesto, incorreggibile, insopportabile, e dopo un'ora di eroismi alleati, ma ahimè impotenti, si dovette rinunziare a aver del fuoco e delle bruciate. Quando si raccolsero le sparse membra e i kiökkenmoedings della nostra merenda per ritornare a casa; prima di scendere dall'altipiano si guardò tutti con un moto unanime e involontario al nostro fuocherello acceso invano e i pessimisti esclamarono: —Fuma ancora! * * * Io ti ho ricordato questa nostra gita, che di certo non hai dimenticata, per dirti, che il marito brontolone è in tutto eguale a quel nostro fuocherello, che abbiamo acceso sul prato di Vigiona e che non dava che fumo. Puoi essere ottimista e cortese e indulgente finchè vuoi coll'uomo brontolone, ma egli troverà sempre qualcosa da criticare, qualche ragione per lamentarsi, per deplorare…. Tu gli prepari una sorpresa affettuosa ed egli si gratta in capo esclamando: —Io non amo le sorprese. Oppure: —Che cosa ti è venuto in mente? In questi tempi una spesa inutile è una colpa e conviene pagar caro il piacere che ci procura.—Ecco il fumo! E a tavola, quando stomaco e cuore siedono insieme, l'uno accanto all'altro per cantare uno dei migliori duetti di questo mondo; quando tu sorridi, vedendo fumare la zuppa odorosa e le manine impazienti dei tuoi bambini preparare le armi del cucchiaio e della forchetta per l'allegro combattimento; ecco che il brontolone trova la bottiglia fuori di posto e la minestra troppo cruda o troppo cotta. Ed ecco il fumo! Si va a spasso per prendere una boccata d'aria. Tu sei lieta, perchè ti senti bene, perchè i tuoi figliuoli sono sani, ben vestiti e allegri. Dai il braccio al marito brontolone ed egli non è ancora uscito di casa, che ha scoperto una grossa nube nel cielo e profetizza il vicino temporale. Perchè non hai portato l'ombrello?… Perchè siamo usciti? Tanto era meglio aspettare domani o un altro giorno qualunque. E per tutta la passeggiata quella nuvola è discussa, lambiccata, ed è unico argomento della noiosa e fredda conversazione. Ecco il fumo! E bada bene di voler disarmare il brontolone collo scherzo amoroso, colla barzelletta faceta. Sarebbe come soffiare nel fuoco di Vigiona. Più si soffiava e più faceva fumo. L'uomo brontolone ha l'amaro in bocca e convien che sputi. Se gli metti dello zucchero in bocca, anche lo zucchero divien tossico; perchè il suo amaro è come quello del chinino, che è profondo ed è eterno. E se gli chiudi la bocca, perchè non sputi, la saliva amara gli si accumula in bocca e gli fa groppo alla gola e allora, poveri noi, invece di uno sputo, avremo una mitraglia di tutti gli escrementi morali, che secerne un fegato itterico, un cervello malazzato. Dio e la provvidenza e la fortuna ti liberino dal marito brontolone! Quando dormi è una pulce, più spesso anzi una cimice. Potrai schiacciarlo, ma anche morto ti lascerà il fetore nella mano. Se leggi è una mosca, che più si caccia via e più ritorna a molestarti. Se sei allegra è il rintocco della campana che suona a morto. Se vuoi pensare è l'organetto, che sotto alla tua finestra strimpella una suonata monotona. Se vuoi scherzare è il pedagogo, che alza la ferula per farti tacere. E se vuoi tacere è il pettegolo ciarlone, che ti vuol compagno nelle sue ciarle. Se vuoi rinfrescarti, ti mette una pelliccia sulle spalle. Se vuoi riscaldarti ti soffia in viso; ti ferma se cammini, e ti fa camminare se vuoi riposarti. Pulce, cimice, mosca, campana, organetto, pedagogo, pettegolo, importuno perpetuo; il marito brontolone è più che un malefizio, è una sventura: più che una sventura è una disperazione…. Egli è il fumo vivente, è il fumo eterno, che ci promette il fuoco dell'inferno domestico. IL MARITO AVARO. L'avarizia è uno dei difetti più difficili a scoprirsi in un fidanzato; e siccome è fra quelli che necessariamente, inevitabilmente crescono cogli anni; apri grandi gli occhi, figliuola mia, per scoprirlo. Il fidanzato è sempre generoso, sia o non sia innamorato. Se ti ama davvero, se ti desidera, non vi è occasione ch'egli non colga al volo per farti un dono, per fare un'opera di carità dinanzi ai tuoi occhi. Se ne pentirà forse domani, ma quando ti vede, l'avarizia fugge via e si appiatta; e tu lo vedi largo, generoso, fors'anche spensierato. Se non ti ama, ma ti vuol

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Argomenti: sei donna,    moto unanime,    spesa inutile,    minestra troppo,    unico argomento

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