Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni pagina 8

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da nulla. Ma permettetemi, che io vi dica un'osservazione, che ho fatta. Io veggo, che voi venite a domandarmi denaro in prestito quasi ogni anno, quando siete vicino alla villeggiatura. Segno evidente che la villeggiatura v'incomoda; ed è un peccato, che un galantuomo, un benestante, come voi siete, che ha il suo bisogno per il suo mantenimento, s'incomodi, e domandi denari in prestito per ispenderli malamente. Sì, signore, per ispenderli malamente, perché le persone medesime, che vengono a mangiare il vostro, sono le prime a dir male di voi, e fra quelli, che voi trattate amorosamente, vi è qualcheduno, che pregiudica al vostro decoro, ed alla vostra riputazione. FILIPPO Cospetto! voi mi mettete in un'agitazione grandissima. Rispetto allo spendere qualche cosa di più, e farmi mangiare il mio malamente, ve l'accordo, è vero, ma sono avvezzato così, e finalmente non ho che una sola figlia. Posso darle una buona dote, e mi resta da viver bene fino ch'io campo. Mi fa specie, che voi diciate, che vi è chi pregiudica al mio decoro, alla mia riputazione. Come potete dirlo, signor Fulgenzio? FULGENZIO Lo dico con fondamento, e lo dico appunto, riflettendo, che avete una figliuola da maritare. Io so, che vi è persona, che la vorrebbe per moglie, e non ardisce di domandarvela, perché voi la lasciate troppo addomesticar colla gioventù, e non avete riguardo di ammettere zerbinotti in casa, e fino di accompagnarli in viaggio con esso lei. FILIPPO Volete voi dire del signor Guglielmo? FULGENZIO Io dico di tutti, e non voglio dir di nessuno. FILIPPO Se parlaste del signor Guglielmo, vi accerto, che è un giovane il più savio, il più dabbene del mondo. FULGENZIO Ella è giovane. FILIPPO E mia figlia è una fanciulla prudente. FULGENZIO Ella è donna. FILIPPO E vi è mia sorella, donna attempata... FULGENZIO E vi sono delle vecchie più pazze assai delle giovani. FILIPPO Era venuto anche a me qualche dubbio su tal proposito, ma ho pensato poi, che tanti altri si conducono nella stessa maniera... FULGENZIO Caro amico, de' casi ne avete mai veduti a succedere? Tutti quelli, che si conducono, come voi dite, si sono poi trovati della loro condotta contenti? FILIPPO Per dire la verità, chi sì, e chi no. FULGENZIO E voi siete sicuro del sì? Non potete dubitare del no? FILIPPO Voi mi mettete delle pulci nel capo. Non veggo l'ora di liberarmi di questa figlia. Caro amico, e chi è quegli, che dite voi, che la vorrebbe in consorte? FULGENZIO Per ora non posso dirvelo. FILIPPO Ma perché? FULGENZIO Perché per ora non vuol essere nominato. Regolatevi diversamente, e si spiegherà. FILIPPO E che cosa dovrei fare? Tralasciar d'andare in campagna? È impossibile; son troppo avvezzo. FULGENZIO Che bisogno c'è, che vi conduciate la figlia? FILIPPO Cospetto di bacco! se non la conducessi, ci sarebbe il diavolo in casa. FULGENZIO Vostra figlia dunque può dire anch'ella la sua ragione. FILIPPO L'ha sempre detta. FULGENZIO E di chi è la colpa? FILIPPO È mia, lo confesso, la colpa è mia. Ma son di buon cuore. FULGENZIO Il troppo buon cuore del padre fa essere di cattivo cuore le figlie. FILIPPO E che vi ho da fare presentemente? FULGENZIO Un poco di buona regola. Se non in tutto, in parte. Staccatele dal fianco la gioventù. FILIPPO Se sapessi come fare a liberarmi dal signor Guglielmo! FULGENZIO Alle corte: questo signor Guglielmo vuol essere il suo malanno. Per causa sua il galantuomo, che la vorrebbe, non si dichiara. Il partito è buono, e se volete, che se ne parli, e che si tratti, fate a buon conto, che non si veda questa mostruosità, che una figliuola abbia da comandar più del padre. FILIPPO Ma ella in ciò non ne ha parte alcuna. Sono stato io, che l'ha invitato a venire. FULGENZIO Tanto meglio. Licenziatelo. FILIPPO Tanto peggio; non so come licenziarlo. FULGENZIO Siete uomo, o che cosa siete? FILIPPO Quando si tratta di far malegrazie, io non so come fare. FULGENZIO Badate, che non facciano a voi delle malegrazie, che puzzino. FILIPPO Orsù, bisognerà, ch'io lo faccia. FULGENZIO Fatelo, che ve ne chiamerete contento. FILIPPO Potreste ben farmi la confidenza di dirmi, chi sia l'amico, che aspira alla mia figliuola. FULGENZIO Per ora non posso, compatitemi. Deggio andare per un affare di premura. FILIPPO Accomodatevi, come vi pare. FULGENZIO Scusatemi della libertà, che mi ho preso. FILIPPO Anzi vi ho tutta l'obbligazione. FULGENZIO A buon rivederci. FILIPPO Mi raccomando alla grazia vostra. FULGENZIO (Credo di aver ben servito il signor Leonardo. Ma ho inteso di servire alla verità, alla ragione, all'interesse e al decoro dell'amico Filippo) (parte). Scena decima Filippo, poi Giacinta. FILIPPO Fulgenzio mi ha dette delle verità irrefragabili, e non sono sì sciocco, ch'io non le conosca, e non le abbia conosciute anche prima d'ora. Ma non so che dire, il mondo ha un certo incantesimo, che fa fare di quelle cose, che non si vorrebbono fare. Dove però si tratta di dar nell'occhio, bisogna usare maggior prudenza. Orsù in ogni modo mi convien licenziare il signor Guglielmo, a costo di non andare in campagna. GIACINTA Mi consolo, signore, che la seccatura è finita. FILIPPO Chiamatemi un servitore. GIACINTA Se volete, che diano in tavola, glielo posso dire io medesima. FILIPPO Chiamatemi un servitore. L'ho da mandare in un loco. GIACINTA Dove lo volete mandare? FILIPPO Siete troppo curiosa. Lo vo' mandare, dove mi pare. GIACINTA Per qualche interesse, che vi ha suggerito il signor Fulgenzio? FILIPPO Voi vi prendete con vostro padre più libertà, di quello che vi conviene. GIACINTA Chi ve l'ha detto, signore? Il signor Fulgenzio? FILIPPO Finitela, e andate via, vi dico. GIACINTA Alla vostra figliuola? Alla vostra cara Giacinta? FILIPPO (Non sono avvezzo a far da cattivo, e non lo so fare). GIACINTA (Ci scommetterei la testa, che Leonardo si è servito del signor Fulgenzio per ispuntarla. Ma non ci riuscirà). FILIPPO C'è nessuno di là? C'è nessuno servitore? GIACINTA Ora, ora, acchetatevi un poco. Anderò io a chiamar qualcheduno. FILIPPO Fate presto. GIACINTA Ma non si può sapere, che cosa vogliate fare del servitore? FILIPPO Che maledetta curiosità! Lo voglio mandare dal signor Guglielmo. GIACINTA Avete paura che egli non venga? Verrà pur troppo. Così non venisse. FILIPPO Così non venisse? GIACINTA Sì, signore, così non venisse. Godremmo più libertà, e potrebbe venire con noi quella povera Brigida, che si raccomanda. FILIPPO E non avreste piacere d'aver in viaggio una compagnia da discorrere, da divertirvi? GIACINTA Io non ci penso, e non v'ho mai pensato. Non siete stato voi, che l'ha invitato? Ho detto niente io, perché lo facciate venire? FILIPPO (Mia figliuola ha più giudizio di me). Ehi chi è di là? Un servitore. GIACINTA Subito lo vado io a chiamare. E che volete far dire al signor Guglielmo? FILIPPO Che non s'incomodi, e che non lo possiamo servire. GIACINTA Oh bella scena! bella, bella, bellissima scena (con ironia). FILIPPO Glielo dirò con maniera. GIACINTA Che buona ragione gli saprete voi dire? FILIPPO Che so io?... Per esempio... che nella carrozza ha da venire la cameriera, e che non c'è loco per lui. GIACINTA Meglio, meglio, e sempre meglio (come sopra). FILIPPO Vi burlate di me, signorina? GIACINTA Io mi maraviglio certo di voi, che siate capace di una simile debolezza. Che cosa volete, ch'ei dica? Che cosa volete, che dica il mondo? Volete esser trattato da uomo incivile, da malcreato? FILIPPO Vi pare cosa ben fatta, che un giovane venga in sterzo con voi? GIACINTA Sì, è malissimo fatto, e non si può far peggio; ma bisognava pensarvi prima. Se l'avessi invitato io, potreste dir: non lo voglio; ma l'avete invitato voi. FILIPPO E bene io ho fatto il male, ed io ci rimedierò. GIACINTA Basta, che il rimedio non sia peggiore del male. Finalmente

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Argomenti: cattivo cuore,    segno evidente

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