La strega ovvero degli inganni de' demoni di Giovan Francesco Pico Della Mirandola pagina 10

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senza ingannarvi. DIC. Raccontaci quelle cose, che tu confessasti a me ier l'altro, e iersera quando il notaio scriveva. STR. Se voi mi ridurrete a mente col domandarmi quelle cose che volete, io vi risponderò ordinatamente. DIC. Domandatela voi, Apistio e Fronimo, che io vi do licenza, ch'oggi questo spettacolo è fatto per voi; io starò a udire, e dove mancherà io la rimetterò in sulla via. AP. Sei tu mai andata al giuoco di Diana, o vero dell'Erodiadi? STR. Certo sì che vi sono andata a questo giuoco, il quale se sia di
Diana, o dell'Erodiadi, questo non so io.
FR. Non ti dissi io ieri, Apistio, che il demonio ingannava in vari modi. Nel tempo che Diana era adorata dalle genti, e che il suo nome era chiaro e famoso per tutto 'l mondo, era cosa gloriosa l'essere annumerato fra le compagnie di Diana, le quali avvenga che fussino dette vergini, nondimeno erano chiamate anco Ninfe, e piaceva loro il nome di sposa, ma più l'effetto, benchè non cercasseno con debite cerimonie di essere spose legittime: perchè fra loro v'era frequenza di stupri e di adulterj: donde è quella meretrice tante volte replicata ne' versi d'Omero, mentre che favoleggiavano una compagna, ovvero una Ninfa di Diana (Napea, Oreade, o Driade ch'elle fusseno) avere auto a fare con quei falsi o Dei, o Eroi che gli chiamassero, benchè fusse tenuto dai Gentili, confermato dal comun parere del volgo, le Ninfe del mare, e de' fiumi esser inclinate agli amori, come tu troverai spesso di Cirene, Leucotoe, Cimodocea, e dell'altre false Dee de' fiumi e del mare. Nondimeno perchè è manco pericolo l'andare per i monti, che tuffarsi nell'acqua, e perchè piaceva più conversare nelle caccie di Diana, che nell'onde degli Dei marini, si dettero più volentieri a' giuochi ed alle danze di Diana, come a cose più dilettevoli. Ne tirò poi delle altre a sè sotto spezie di Erodiadi, alle quali dava piacere nelle danze della selva Idumea. DIC. Di questo giuoco di Diana, o vero delle Erodiadi, se ne fa menzione ancora ne' decreti de' Pontefici, dove si recita una resoluzione del Concilio, la quale spressamente comanda che si scaccino. FR. Credi tu, Dicaste, che questo sia quel medesimo giuoco? DIC. Alcuni dicono di sì, e alcuni altri vogliono che sia piuttosto una nuova eresia. FR. Io credo certo, che parte sia di quello antico, e parte ripieno di nuove superstizioni, come se tu dicessi antico d'essenza, e nuovo d'accidenti (per parlare secondo i moderni). DIC. Hai trovata una bella distinzione, per la quale si possano risolvere molti dubbj che ne nascono, donde alcuni hanno preso un granchio non piccolo, pensando che queste donnicciuole sempre siano portate al detto giuoco solo con l'animo e con l'imaginazione, e non col corpo. AP. Adunque tu credi che le streghe sempre siano portate al giuoco col corpo? DIC. Non tutta via; perchè sono state trovate qualche volta sopra una trave, oppresse da sì grave sonno, che non hanno mai sentite le percosse, ed alcuna volta a cavallo a certe granate di scopa, appiccatevi così forte, che ancor che le dormissero non ne le hanno mai possute spiccare; dalle quali scope pensano d'essere portate. AP. Qual credi tu essere la cagione, che tal volta son portate col corpo, e tal volta ancora, mentre che si presumono d'essere portate, si trovino al giuoco solo con la imaginazione? DIC. Qualche volta procede da uno aggiramento e da un sottile inganno del demonio, e qualche volta dall'elezione stessa delle streghe; perciocchè io mi ricordo già che Enrico ed Iacopo teologi Germani scrisseno d'una certa strega che faceva viaggio nell'un modo e nell'altro, come più gli piaceva, cioè e vegghiando col corpo, ed alcuna volta solamente con l'imaginazione, quando gl'incresceva il cammino: e che allora gettatasi in sul letto, dette certe parole abominevoli, diceva essergli rappresentato in una certa nugola tutto quello che si facea al giuoco, quasi come in su la scena. FR. Che risponderesti tu agli avversarj? DIC. Prima direi maravigliarmi, che con un sol modo di fare quel viaggio, osservato già in una regione del mondo da una certa compagnia di donne sacrileghe e profane, vogliano giudicare tutti gli altri modi de' sacrilegj, delle superstizioni e delle magiche vanità, e quel modo solo volerlo accomodare ad ogni parte del mondo, e che paia loro tanto di sapere, che voglino ristrignere la potenza grandissima del demonio (avutola insino dalla sua creazione) ad una cosa sola. Dipoi che non vogliono si dichiari la cosa, secondo quelli che sono di più giudizio, per separare le cose che appartengono alla natura da quelle che s'aspettano alla fede cattolica; e finalmente negano quello non essere, che senza biasimo non possono negare che non sia possibile. E non si può dire che qualche volta non sia stato, se non chi volesse sfacciatamente opporsi a mille autorità. Ma qualcuno più audace di me direbbe forse di volere vedere l'original vero del concilio, e l'autorità più degna di colui che ha detto questo: imperocchè molte cose sono corrotte appresso di Graziano, onde fra l'altre cause forse questa è una, che quel suo compendio non è mai stato comunemente approvato, nè così avuto in luogo di leggi, che non possa contradirsegli, ma (per concedere ogni cosa) con questa tua distinzione par che si chiuda la bocca all'avversario, per la quale si può vedere che questo andare in corso che fanno le nostre donnicciuole, e i nostri omiciatti, parte è simile a quel giuoco, e parte diverso. Imperocchè nè qui c'interviene Diana, o si crede Dea de' pagani, nè si veggono cose simili a quelle che danna il concilio in quella regione; e pure nondimeno qui si fanno di molte cose, che non si legge mai essere state fatte quivi, comuni solamente con l'altre superstizioni de' Gentili, e con gli inganni de' falsi demonj negli unguenti dannosi, nel sangue innocente de' fanciulli, nel circolo, negli incantesimi, e in molti malefizj, circa l'andar col corpo per la regione dell'aria: e chi negasse questo moto per l'aria sopra umano non potersi fare dal demonio, cascherebbe, come io stimo, nel nome d'eretico, perchè come scrisse in quel libro sacro Usitide, uomo santissimo, non è potenza nissuna in terra che si compari a quella del demonio. È scritto ancora nell'Evangelio, che il nostro Signore Gesù Cristo fu posto sopra il monte, e sopra la cupola del tempio: e tutti quanti i teologi tengono per fermo che fusse portato attorno, e che i corpi ad ogni minimo cenno obbediscono agli spiriti separati dalla materia, in quanto si appartiene al mutarsi di luogo a luogo, ed al disputare se queste streghe siano portate in verità o no è quistione di ragione, e quella è di fatto. Perciocchè quando si sa che una cosa si può fare, s'ella sia fatta o no, non si può sapere se non per testimoni, de' quali noi n'abbiamo infiniti. FR. Non è maraviglia se tutti parimente farneticano poi che intendono la verità da altri; perchè così come Dio dal male ne cava il bene, così gli uomini, essendo male informati, dalle cose buone si sforzano trarne le cattive. Il simile fanno tutti gli eretici delle sacre lettere. AP. Di grazia non m'interrompete il mio domandare, perchè di tutte queste cose avevo pensato di domandarne poi. DIC. Orsù domandala. AP. Come si chiama egli questo giuoco? STR. Le nostre pari e quelli della compagnia lo chiamano il giuoco della signora. AP. In che modo andavi tu? STR. Era portata, non andavo. AP. E sopra che? STR. Sopra un maglio da lino. AP. Come può essere che quello andasse non portandolo nissuno? STR. Lo portava l'innamorato. AP. Quale innamorato? STR. Lodovico. AP. Forse un uomo che ha nome così? STR. Non uomo, ma un demonio maligno, che s'appresentava in forma di uomo, ed io lo reputavo Dio. AP. Mi maraviglio che il demonio il quale, ha in odio tutti gli uomini, si ponesse questo nome di cristiano! FR. Ti maravigli che s'abbi posto questo nome che abbiamo avuto dai
Gentili, trasfigurandosi ancora nell'angelo.
AP. Dici che è venuto da' Gentili? FR.

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Argomenti: libro sacro,    manco pericolo,    sottile inganno,    sangue innocente,    minimo cenno

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