Chi racconta la storia

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In altri articoli è stato affermato che ogni descrizione riporta in chi legge la percezione del narratore. Infatti, attraverso questa voce la storia si mette in relazione al mondo in cui si svolge e si collega alla realtà che sta fuori dalle pagine del romanzo. Il soggetto narrante definisce la modalità di descrizione degli eventi, la quale può mutare in continuazione, dando così ritmo alla narrazione. Il punto di vista di un’opera si costituisce di tre elementi fondamentali : la percezione, il soggetto e la posizione.


Inizialmente, è necessario chiarire il ruolo del narratore nella vicenda. Egli può essere semplicemente una voce narrante, che non necessariamente deve prendere parte alle scene oppure l’autore decide di far coincidere questa parte con uno dei personaggi che sono coinvolti nelle circostanze della narrazione. La scelta è completamente a discrezione dell’autore, che sceglierà in base alla storia e alle necessità narrative del romanzo.


In entrambi i casi, lo scrittore deve porre molta attenzione e cura alla descrizione del soggetto narrante. Infatti, le sue caratteristiche devono essere curante e puntuali, così che sia possibile inquadrare un registro linguistico preciso, dei modi e tempi verbali peculiari ed una tecnica che incida evidentemente sul tono usato dalla voce narrante. La conoscenza dei fatti deve arrivare in modo diretto ed esplicito al lettore. Per questo motivo, l’autore investe una grande responsabilità in questa scelta.


La decisione dell’autore può basarsi su elementi principali della narrazione e sulla prospettiva che si vuole proporre a chi legge. Se pensiamo a quando si scatta una fotografia risulterà estremamente facile pensare a quanto sia importante avere uno sfondo che risalti i lineamenti del soggetto che vogliamo immortalare. Ugualmente quella sezione di paesaggio che viene fotografata dipende molto da chi scatta l’immagine. In questo contesto iniziamo a distinguere due voci che raccontano la storia, quella del narratore esterno oppure interno.


Nel primo caso, chi parla è estraneo ai fatti, l’autore esplicita la terza persona singolare e a questa vengono correlate tre opzioni stilistiche, quali la focalizzazione zero, dove il narratore conosce tutto e non c’è intenzione di immortalare un solo personaggio. In questo caso la voce narrante conosce già tutto l’epilogo della storia, gli avvenimenti sono noti, per questo motivo il suo giudizio può muoversi liberamente nel racconto, a volte anticipando o posticipando alcune situazioni. La focalizzazione zero prevede la conoscenza di tutti i personaggi, i quali possono essere valutati e categorizzati facilmente dal narratore. Gli autori dell’Ottocento valorizzavano questo tipo di modalità in quanto permetteva di esprimere giudizi sugli eventi, ad esempio si pensi ai Promessi Sposi del Manzoni.


Nella seconda modalità, ovvero nella narrazione esterna, è riscontrabile l’assenza di qualsiasi tipo di giudizio da parte del narratore, che si limita a raccontare i fatti senza lasciar emergere alcun tipo di sentimento. La voce narrante conosce ben poco dei personaggi e degli eventi correlati ad essi. In questo modo, chi legge assume un ruolo molto importante nella valutazione della storia, che viene presentata in maniera assolutamente imparziale, come si può vedere nella celebre opera di Hernest Hemingway, Il vecchio e il mare.


La terza opzione prevede la focalizzazione interna del narratore esterno. La sua voce, infatti, assume il punto di vista di uno dei personaggi della scena, per questo le conoscenze del narratore saranno limitate a quelle del profilo investito.


Quando si parla di narratore interno si capovolge tutta la situazione, infatti, il protagonista stesso racconta le vicende che accadono oppure riporta brevi attimi o descrizioni di eventi di cui lui risulta solo testimone. Questo tipo di narrazione può essere a sua volta suddivisa in altre due modalità di esplicazione; la prima detta a focalizzazione interna, dove le conoscenze esplicate sono riferite unicamente al soggetto, basti pensare a Watson il celebre compagno di Sherlock Holmes.  In questo caso la conoscenza di chi legge è molto limitata e concentrata sugli eventi narrati. La voce principale filtra ed esprime il proprio giudizio sugli eventi della scena in modo che si crei una stretta vicinanza tra lettore e narratore.


Nel secondo caso analizziamo la focalizzazione multipla, cioè quella modalità che prevede l’assunzione di diversi e variabili punti di vista dei diversi personaggi. Non esiste una verità assoluta ed oggettiva bensì viene presentata una visione eterogenea della scena, perciò il lettore può fa evolvere la propria concezione e idea della storia, che viene narrata in episodi che possono accadere simultaneamente.


La letteratura ci propone la classificazione di Jean Pouillon che indichiamo di seguito. Ci sono due visioni rispetto ai personaggi,  quella di spalle prevede una conoscenza più approfondita dei profili descritti da parte del narratore, mentre in quella con i personaggi, le voci si equivalgono. Esiste una terza visione che vede i protagonisti reali della scena maggiormente informati dei fatti rispetto al narratore.


 La scelta del punto di vista a cui far riferimento deve essere correlata anche ad uno spazio temporale definito. L’autore deve rispettare la linea di coerenza scelta all’inizio della storia, in quanto gli eventi devono svolgersi in linearità e chiarezza, con una nitida e attenta distinzione delle parti.


Per concludere, risulta di elevata importanza la definizione dei tempi verbali da utilizzare. Se si sceglie di descrivere una terza persona con un tempo passato si avrà un risultato completamente diverso rispetto all’utilizzo di una prima persona con un presente, che darà l’idea al lettore di una contemporaneità tra realtà e scena del romanzo.



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Argomenti: secondo caso,    voce narrante,    celebre opera,    due modalità,    voce principale

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