Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni pagina 11

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fai? (ad Arlecchino) ARLECCHINO Metter in baula. ROSAURA Ma perché? ARLECCHINO Patron commandar. ROSAURA Non istanno bene gli abiti nel guardaroba? ARLECCHINO No star ben roba Palermo, se patron andar per viazo. ROSAURA Come? Il padrone in viaggio? ARLECCHINO Andar Castella Mar subito senza disnar. ONOFRIO (Oh questa ci vorrebbe!) (da sé). ROSAURA E se egli vuoi andarsene, per che causa ha da portar seco la roba mia? ARLECCHINO Andar patron, andar patrona, e anca povera moretta senza disnar. ONOFRIO (Peggio) (da sé). ROSAURA È impazzito mio marito? ARLECCHINO No saver altro: mi metter in baula. ROSAURA Porta via quell'abito; ponilo dov'era. ARLECCHINO Oh no poder. ROSAURA Portalo dico, che è roba mia. ARLECCHINO No certo, mi no lassar. ROSAURA Se non lo porti, l'averai a far meco. ARLECCHINO Se no metter baula, aver da far con patrugna. ROSAURA O portalo dov'era, o con questo bastone te lo farò portar io (prende il bastone di mano al Conte). Scena quarta Florindo con bastone, e detti. FLORINDO O metti quell'abito nel baule, o ti rompo le braccia (ad Arlecchino). ARLECCHINO (Star fresca, star fresca) (da sé). ROSAURA Che intenzione avete, signor consorte? FLORINDO Che andiamo immediatamente a casa nostra. ONOFRIO Senza desinare? ROSAURA Come? Perché? FLORINDO Or ora verrà il postiglione col carrozzino attaccato. ROSAURA L'ho da saper ancor io. Porta via quell'abito (ad Arlecchino minacciandolo). FLORINDO Lascia lì quell'abito (al medesimo minacciandolo). ROSAURA E perché vorreste fare una simile bestialità? FLORINDO Perché degli affronti ne ho ricevuti abbastanza. ROSAURA Niente per altro? Porta l'abito nel guardaroba (ad Arlecchino come sopra). FLORINDO Metti l'abito nel baule (al medesimo, come sopra). ARLECCHINO (Star fresco, star fresco) (da sé con paura). ONOFRIO Amico, queste risoluzioni repentine, sono per lo più sconsigliate, e importune. Pensateci un poco. Fate una cosa; desinate, e frattanto avrete luogo a riflettere (a Florindo). FLORINDO Vi ho pensato tanto che basta. E voi signor Conte Onofrio, in questo non ci avete da entrare. ONOFRIO C'entro, perché siete mio buon amico. FLORINDO Se foste mio amico, non mi avreste piantato qui come un villano, obbligandomi a venire a piedi, quando voi andavate in carrozza. ROSAURA Veramente mio marito non dice male, e se non avessi avuto riguardo alla Contessa Beatrice, non sarei nemmen io venuta nella vostra carrozza. FLORINDO Ho piacere che ancor voi comprendiate la verità (a Rosaura). Metti quell'abito nel baule (ad Arlecchino come sopra). ROSAURA Lascia stare. Portalo nel guardaroba (al medesimo, come sopra). ONOFRIO Io resto stordito di questa cosa. Non ci ho abbadato. Se mi dicevate qualche cosa, vi dava volentieri il mio posto, ed io sarei restato qui ad aspettarvi, e mi sarei divertito col vostro cuoco. ROSAURA Sentite? Non l'ha fatto a malizia, non l'ha fatto per disprezzo, ma con inavvertenza. Vi domanda scusa, che cosa volete di più? (a don Florindo) Moro, va' via con quell'abito (ad Arlecchino). FLORINDO Fermati (ad Arlecchino). Ma che abbiamo da fare in Palermo? Che cosa possiamo sperare da queste dame? ROSAURA Oh se sapeste, marito mio, quante cortesie ho ricevute, voi stupireste. Non è vero, Conte Onofrio? ONOFRIO Verissimo. ROSAURA Vi era la Contessa Eleonora; che galante dama! Vi era la Contessa Clarice; che dama compita! Mi hanno fatto tante finezze, mi hanno fatto sedere in mezzo di loro, non si saziavano di lodarmi. Oggi verranno a farmi visita. Stasera verranno tutte alla festa di ballo della Contessa Beatrice, staranno colà a cena, e noi balleremo e ceneremo con tutte le dame. ONOFRIO E voi ci manderete il vostro salvaggiume, e il vostro cuoco (a Florindo). ROSAURA (Tutto voglio, che mandiate. Tutto, anco la cera per il festino) (piano a Florindo). FLORINDO Ma, come tutto in una volta, queste dame si sono mutate? ROSAURA Basta che una dia principio, tutte le altre corrono dietro. Siamo obbligati alla Contessa Beatrice. ARLECCHINO Porto, o metto? (a Florindo, e Rosaura) ROSAURA Vanne. FLORINDO Fermati. ONOFRIO Se sapeste quanto ho operato per voi! Basta, ne parleremo con comodo. Non andate ancora a desinare? ROSAURA Il Conte Onofrio, oggi favorisce di pranzar con noi. FLORINDO Mi rincresce, che per la risoluzione di partire non ho fatto preparar nulla. ONOFRIO Oh! Cosa avete fatto? Dov'è il cuoco? (a Florindo) FLORINDO Sarà in cucina. ONOFRIO Presto, presto; cuoco, dove siete? Cuoco. Animo legne, carbone, in quattro salti facciamo tutto (parte). FLORINDO Presto; al cameriere, che trovi il bisogno (parte). ROSAURA Presto, la padrona di casa, che dia fuori la biancheria (parte). Scena quinta Arlecchino, poi Brighella. ARLECCHINO Oh, questa star bella. Cossa mo aver da far? Se star qua, no magnar; se metter robba baula, padrona bastonar; se portar guardaroba, padron romper brazza. Mi star imbroiada come pulesa in perucca tegnosa. BRIGHELLA Dov'è el padron? ARLECCHINO Brighella, star vegnuda a tempo. BRIGHELLA Cossa voler? ARLECCHINO Tegnir abita (gli dà l'abito). BRIGHELLA Cossa aver da far? ARLECCHINO Quel, che ti voler. Cusì mi no metter, mi no portar: né patron, né patrona mi bastonar (parte). BRIGHELLA Costù l'è un gran matto. Vado a avvisar el patron, che el carrozzin l'è pronto (parte). Scena sesta Camera d'udienza nell'appartamento di don Florindo. Donna Rosaura sola. ROSAURA Manco male, che mi è riuscito di acquietar mio marito. L'aveva fatta la risoluzione, e s'io non arrivava in tempo, trovava i bauli sul carrozzino. Per obbligarlo a restare, non è stato mal fatto, ch'io gli abbia dipinto diversamente il trattamento delle due dame. Veramente mi hanno fatto ingoiare qualche boccone amaro; ma spero, che si cangeranno, e quelle buone grazie, che non mi hanno usato stamane, spero, che le otterrò questa sera. Con le buone maniere, con le parole rispettose, e obbliganti, e co i buoni offici della Contessa Beatrice, spero d'ottener l'intento. Mi basta una sol volta poter dire di essere stata in una conversazione numerosa di dame, accolta, trattata, e ammessa indistintamente con esse. Dopo ciò, me ne vado immediatamente alla patria, e per conseguir un tale onore farei qualunque gran sagrifizio. Scena settima Brighella, e detta. BRIGHELLA Lustrissima. Gh'è la siora Contessa Clarice in carrozza, che la manda l'imbassada per vegnirla a reverir, se la se contenta. ROSAURA È padrona. Chi ha mandato? BRIGHELLA El braccier. ROSAURA Digli, ch'è padrona, e poi torna qui. BRIGHELLA A Castell'a Mar donca, no se va più. ROSAURA No, non si va per ora. BRIGHELLA Se la sentisse, cossa che dise el postiglion. ROSAURA Bene, che cosa dice? BRIGHELLA El dise robba del diavolo. El canta de musica come un sopran (e mi sotto ghe fazzo el basso) (da sé; parte, e poi torna). ROSAURA Si vede, che la Contessa Clarice fa stima di me, manda a farmi l'ambasciata per il bracciere, e non per lo staffiere. BRIGHELLA Ghe l'ho dito (torna). ROSAURA Presto, prepara le seggiole. BRIGHELLA Subito (tira innanzi due seggiole della camera). ROSAURA No, no, va' in sala, prendi una sedia grande coi bracciuoli. BRIGHELLA La servo (va, e torna con un seggiolone antico, e pesante). ROSAURA Ho imparato come si fa. Non mi fo più burlare. BRIGHELLA Eccola qua, la pesa, che l'ammazza. ROSAURA Metti lì (gli addita il luogo). BRIGHELLA Dove? Qua? ROSAURA No, un poco più là. BRIGHELLA Qua, come el trono. ROSAURA E qui la mia (in distanza dell'altra). BRIGHELLA E qua la sua. ROSAURA Vanne, vanne, che vien la Contessa. Alza la portiera. BRIGHELLA (Figureve cosa, che l'ha da far al so paese. L'ha da far smattir tutta la servitù) (parte). ROSAURA Voglio incontrarla sulla porta. Scena ottava Clarice, e Rosaura, poi Brighella. CLARICE Riverisco la signora donna Rosaura. ROSAURA Serva della

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