Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni pagina 10

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BRIGHELLA Vado senz'altro. (Oh che matti! Oh che matti! Qualche volta i troppi bezzi i fa dar volta al cervello) (parte). PANTALONE Donca, la vol andar via? FLORINDO Quando ritorna a casa la mia signora consorte, voglio che trovi il carrozzino pronto, e che ritorni meco a Castell'a Mare. PANTALONE Ma perché sta resoluzion repentina? FLORINDO Non voglio soggiacere a maggiori affronti. Ne ho sofferti abbastanza. PANTALONE Ma, la me perdona, l'esser pontiglioso xè proprio delle donne; vorla esser pontiglioso anca ela? FLORINDO Il mio risentimento non può chiamarsi puntiglio, mentre, come voi m'insegnate, il puntiglio non è, che una pretensione, o ridicola, o ingiusta, o eccedente. Ma io non ho, che a dolermi del trattamento, che qui ricevo, e voglio assolutamente partire. PANTALONE Se la se fusse degnada de accettar le mie esibizion, no ghe sarabe successo sti inconvenienti. FLORINDO Dite bene; quella pazza di mia moglie, col fanatismo della nobiltà in capo, mi vuole esposto agli scherni, e alle derisioni. PANTALONE E ela la xè tanto debole de lassarse guidar da una donna? Da una donna, che gh'à sta sorte de pregiudizi in testa? Da una donna, che va cercando el precipizio della so casa? FLORINDO Io sono uomo di bon cuore. Amo mia moglie, e cerco di compiacerla. PANTALONE Amar la muggier xè una cossa bona, ma no bisogna amarla a costo della propria rovina. L'amor bisogna misurarlo col merito della persona; e no merita d'esser amada una femena, che se abusa dell'amor del mario. La sente cossa, che arrivo a dir a sto proposito, e la me fazza giustizia. Digo, che un mario, che ama troppo la muggier, e che per sto troppo amor, se lassa tor la man, se lassa orbar, el xè a pezo condizion d'un omo perso per una morosa. Perché della morosa, illuminà che el sia, el se ne pol liberar, ma la muggier, bisogna co el l'ha segondada a principio, che el la sopporta per necessità, e se la morosa per conservarse la grazia dell'amigo, qualche volta la cede, la muggier cognossendo aver dominio sul cuor del mario, la commanda, la vol, la pretende, e el pover'omo xè obbligà a accordarghe per forza quello, che troppo facilmente el gh'à accordà per amor. FLORINDO Sentite, signor Pantalone, è vero, che amo teneramente mia moglie, come vi ho detto, ma se devo dirvi la verità, non è stato l'amore, che ho per lei, che mi abbia unicamente indotto a venir a Palermo. PANTALONE Xèla vegnua per negozi? La podeva vegnir senza muggier; perché no va per el mondo a negoziar colla muggier altro che quelli, che fa marcanzia de lumaghe. FLORINDO Io non intendo questa vostra frase. PANTALONE Ho gusto, che no la l'intenda, perché la xè una barzeletta, che m'è scampada senza che me ne accorza. FLORINDO Veramente vi sono venuto più per impegno, che per volontà. Quasi tutti i mercanti del nostro rango, prendendo una moglie ricca, e di buon parentado, come la mia, sono in una specie di obbligo di far un viaggio con essa, di condurla in qualche città capitale, per darle divertimento, e per far quello, che fanno gli altri. PANTALONE Questa xè la più forte rason de tutte. Per far quel, che fa i altri; andar in malora per complimento, farse burlar per usanza. Questa xè la rovina dei omeni, questo xè el desordene delle fameggie. Per far quel, che fa i altri se se precipita, se se descredita. A cossa serve le zoggie, che costa un tesoro, e che tien morto un capital, che poderave fruttar? Per far quel che fa i altri. Perché se va in malora? Perché se falisse? Per far quel che fa i altri. E per far quel che fa i altri s'ha da far mal? Scusa debbole, scusa fiacca, che no fa altro, che colorir in ti omeni la mala inclinazion. Se volè far quel, che fa i altri, no gh'aveu tanti esempi de zente, che opera ben, de zente savia, e prudente? Perché no feu quel che fa questi, e voleu far quel che fa quei altri? Sior Florindo, ve parlo con amor, con libertà da pare, che ve posso esser. Tolè esempio da i boni, no ve curè de i cattivi. Perché le critiche dei cattivi le finisse presto con rossor de quei medesimi che le fa, e le lode de i boni le dà credito, le consola, e le stabilisse la quiete dell'omo savio, e da ben. FLORINDO Voi dite bene, signor Pantalone; ma se sapeste che cosa vuol dire aver una moglie d'intorno, che non s'acquieta mai, forse, forse compatireste anche me. PANTALONE Mi, per grazia del cielo, non ho avù de sta sorte de rompimenti de testa, perché no m'ho mai volesto maridar; ma me par, che se fusse stà maridà, m'averave volesto inzegnar de far a mio modo. FLORINDO Ma, come avreste fatto? PANTALONE Con una somma facilità, senza andar in colera. FLORINDO Per amor del Cielo, ditemi, come avreste fatto? PANTALONE L'averia lassada dir, senza responderghe, e senza abbadarghe. FLORINDO E se tutto il giorno vi fosse stata intorno a tormentarvi? PANTALONE Averia procurà de star con ela manco, che fosse possibile; saria stà in tel mio mezzà, a tender a i mi negozi. FLORINDO E se a tavola non avesse fatto altro che rimproverarvi? PANTALONE Quattro bocconi in pressa, e via. FLORINDO E se a letto non vi avesse lasciato dormire, per tenzonare, e gridare? PANTALONE Saria andà a dormir in t'un'altra camera. FLORINDO E se vi fosse venuta dietro per tutto a strillare, a mortificarvi? PANTALONE L'averia bastonada (con impazienza). FLORINDO Bastonare una donna civile? PANTALONE Bastonarla in una camera serrada, che nissun savesse gnente, per salvar el decoro; ma bastonarla. FLORINDO E poi? PANTALONE E po, la sarave vegnua via umile, umile come un agneletto. FLORINDO Dunque mi consigliereste bastonare mia moglie? PANTALONE No digo sta cossa. No son capace de darghe sta sorte de conseggi. Ma una cossa ghe avverto, e po vago via. Le donne le xè come la pasta da far el pan, o troppo tenera, o troppo dura, o bazotta. Co l'è troppo tenera, bisogna manizarla con delicatezza, e metterghe della farina per ridurla a podersene servir. Co l'è bazotta, ognun xè capace de domarla; ma co la xè dura ghe vol la gramola e boni brazzi per gramolar. Sior don Florindo, a bon reverirla (parte). Scena seconda Don Florindo, poi Arlecchino. FLORINDO Veramente il signor Pantalone dice bene. Son uomo, sono marito, tocca a me a comandare. Mia moglie dovrà principiar da oggi a fare a modo mio. Saprò farmi obbedire; saprò farmi stimare. Non dico di bastonarla, perché ella forse bastonerebbe me; ma troverò il modo di ridurla senza strepito, e senza violenza. Ehi, moro, dove sei? ARLECCHINO Comandar, patron. FLORINDO Hai finito di spazzare i miei panni? Sono all'ordine per riporli? ARLECCHINO Mi aver fatto tutto. FLORINDO Presto dunque, riponi ogni cosa in quei bauli, che or ora abbiamo a partire. ARLECCHINO Come! Partir avanti magnar? FLORINDO Si mangerà per viaggio. ARLECCHINO Ah patron, se mi andar viaggio senza magnar, cascar morto in mezzo de strada. FLORINDO Via, mangerai qualche cosa prima di partire. Sbrigati, e termina que' bauli. ARLECCHINO Dove star maledetto Brighella? FLORINDO Brighella è andato fuori di casa d'ordine mio. ARLECCHINO E mi far tutto? Ma se mi fadigar come aseno, seguro voler magnar come porco, patron (va, e torna con un abito da uomo). FLORINDO Oh come vuol arrivar nuova a mia moglie questa mia risoluzione! ARLECCHINO Patron, sentir carrozza; vegnir patrona (con l'abito). FLORINDO Presto, presto, termina il baule, e s'ella t'ordinasse diversamente, seguita a fare il fatto tuo. Dille, ch'io te l'ho comandato, che sei in necessità d'obbedirmi, e avverti bene, che se non eseguirai i miei ordini, ti caricherò ben bene di bastonate. ARLECCHINO Per so grazia, no per mio merito. FLORINDO Voglio terminar di vestirmi, per essere pronto a partire (parte). ARLECCHINO (mette l'abito nel baule, se ne va a prendere un altro da donna, e mentre va per riporlo, incontra quelli che vengono). Scena terza Donna Rosaura, il conte Onofrio, e detto. ROSAURA Che cosa

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