Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello pagina 12

Testo di pubblico dominio

la nostra passione, che deve culminare nel grido finale di lei!— Indicherà anche lui la Madre. La figliastra. L'ho ancora qui negli orecchi! M'ha reso folle quel grido!—Lei può rappresentarmi come vuole signore: non importa! Anche vestita, purché abbia almeno le braccia—solo le braccia—nude, perché, guardi, stando così, si accosterà al Padre e gli appoggerà la testa sul petto con la testa appoggiata così, e le braccia così al suo collo, mi vedevo pulsare qui, nel braccio qui, una vena; e allora, come se soltanto quella vena viva mi facesse ribrezzo, strizzai gli occhi, così, così, ed affondai la testa nel suo petto! Voltandosi verso la Madre: Grida, grida, mamma! Affonderà la testa nel petto del Padre, e con le spalle alzate come per non sentire il grido, soggiungerà con voce di strazio soffocato: Grida, come hai gridato allora! La madre (avventandosi per separarli). No! Figlia, figlia mia! E dopo averla staccata da lui: Bruto, bruto, è mia figlia! Non vedi che è mia figlia? Il capocomico (arretrando, al grido; fino alla ribalta, fra lo sgomento degli Attori). Benissimo; sì, benissimo! E allora, sipario, sipario! Il padre (accorrendo a lui, convulso). Ecco, sì: perché è stato veramente così, signore! Il capocomico (ammirato e convinto). Ma sì, qua, senz'altro! Sipario! Sipario! Alle grida reiterate del Capocomico, il Macchinista butterà giù il sipario, lasciando fuori, davanti alla ribalta, il Capocomico e il Padre. Il capocomico (guardando in alto, con le braccia alzate). Ma che bestia! Dico sipario per intendere che l'Atto deve finir così, e m'abbassano il sipario davvero! Al Padre, sollevando un lembo della tenda per rientrare nel palcoscenico: Sì, sì, benissimo! benissimo! Effetto sicuro! Bisogna finir così. Garantisco, garantisco, per questo Primo Atto! Rientrerà col Padre. Riaprendosi il sipario si vedrà che i Macchinisti e Apparatori avranno disfatto quel primo simulacro di scena e messo su, invece, una piccola vasca da giardino. Da una parte del palcoscenico staranno seduti in fila gli Attori e dall'altra i Personaggi. Il Capocomico sarà in piedi, in mezzo al palcoscenico, con una mano sulla bocca a pugno chiuso in atto di meditare. Il capocomico (scrollandosi dopo una breve pausa). Oh, dunque: veniamo al Secondo Atto! Lascino, lascino fare a me, come avevamo prima stabilito, che andrà benone! La figliastra. La nostra entrata in casa di lui indicherà il Padre a dispetto di quello lì! indicherà il Figlio Il capocomico (spazientito). Sta bene; ma lasci fare a me, le dico! La figliastra. Purché appaja chiaro il dispetto! La madre (dal suo canto tentennando il capo). Per tutto il bene che ce n'è venuto... La figliastra (voltandosi a lei di scatto). Non importa! Quanto più danno a noi, tanto più rimorso per lui! Il capocomico (spazientito). Ho capito, ho capito! E si terrà conto di questo in principio sopratutto! Non dubiti! La madre (supplichevole). Ma faccia che si capisca bene, la prego, signore, per la mia coscienza ch'io cercai in tutti i modi— La figliastra (interrompendo con sdegno, e seguitando).—di placarmi, di consigliarmi che questo dispetto non gli fosse fatto! Al Capocomico: La contenti, la contenti, perché è vero! Io ne godo moltissimo; perché, intanto, si può vedere: più lei è così supplice, più tenta d'entrargli nel cuore, e più quello lì si tien lontano: «as-sen-te»! Che gusto! Il capocomico. Vogliamo insomma cominciarlo, questo Secondo Atto? La figliastra. Non parlo più. Ma badi che svolgerlo tutto nel giardino, come lei vorrebbe, non sarà possibile! Il capocomico. Perché non sarà possibile? La figliastra. Perché lui indicherà di nuovo il Figlio se ne sta sempre chiuso in camera, appartato! E poi, in casa, c'è da svolgere tutta la parte di quel povero ragazzo lì, smarrito, come le ho detto. Il capocomico. Eh già! Ma d'altra parte, capiranno, non possiamo mica appendere i cartellini o cambiar di scena a vista, tre o quattro volte per Atto! Il primo attore. Si faceva un tempo... Il capocomico. Sì, quando il pubblico era forse come quella bambina lì! La prima attrice. E l'illusione, più facile! Il padre (con uno scatto, alzandosi). L'illusione? Per carità, non dicano l'illusione! Non adoperino codesta parola, che per noi è particolarmente crudele! Il capocomico (stordito). E perché, scusi? Il padre. Ma sì, crudele! crudele! Dovrebbe capirlo! Il capocomico. E come dovremmo dire allora? L'illusione da creare, qua, agli spettatori— Il primo attore.—con la nostra rappresentazione— Il capocomico.—l'illusione d'una realtà! Il padre. Comprendo, signore. Forse lei, invece, non può comprendere noi. Mi scusi! Perché—veda—qua per lei e per i suoi attori si tratta soltanto—ed è giusto—del loro giuoco. La prima attrice (interrompendo sdegnata). Ma che giuoco! Non siamo mica bambini! Qua si recita sul serio. Il padre. Non dico di no. E intendo, infatti, il giuoco della loro arte, che deve dare appunto—come dice il signore—una perfetta illusione di realtà. Il capocomico. Ecco, appunto! Il padre. Ora, se lei pensa che noi come noi indicherà sè e sommariamente gli altri cinque Personaggi non abbiamo altra realtà fuori di questa illusione! Il capocomico (stordito, guardando i suoi Attori rimasti anch'essi come sospesi e smarriti). E come sarebbe a dire? Il padre (dopo averli un po' osservati, con un pallido sorriso). Ma sì, signori! Quale altra? Quella che per loro è un'illusione da creare, per noi è invece l'unica nostra realtà. Breve pausa. Si avanzerà di qualche passo verso il Capocomico, e soggiungerà: Ma non soltanto per noi, del resto, badi! Ci pensi bene. Lo guarderà negli occhi. Mi sa dire chi è lei? E rimarrà con l'indice appuntato su lui. Il capocomico (turbato, con un mezzo sorriso). Come, chi sono?—Sono io! Il padre. E se le dicessi che non è vero, perché lei è me? Il capocomico. Le risponderei che lei è un pazzo! Gli Attori rideranno. Il padre. Hanno ragione di ridere: perché qua si giuoca; al Direttore: e lei può dunque obbiettarmi che soltanto per un giuoco quel signore là, indicherà il Primo Attore che è «lui», dev'esser «me», che viceversa sono io, «questo». Vede che l'ho colto in trappola? Gli Attori torneranno a ridere. Il capocomico (seccato). Ma questo s'è già detto poco fa! Daccapo? Il padre. No, no. Non volevo dir questo, infatti. Io la invito anzi a uscire da questo giuoco guardando la Prima Attrice, come per prevenire —d'arte! d'arte!—che lei è solito di fare qua coi suoi attori; e torno a domandarle seriamente: chi è lei? Il capocomico (rivolgendosi quasi strabiliato, e insieme irritato, agli Attori). Oh, ma guardate che ci vuole una bella faccia tosta! Uno che si spaccia per personaggio, venire a domandare a me, chi sono! Il padre (con dignità, ma senza alterigia). Un personaggio, signore, può sempre domandare a un uomo chi è. Perché un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui è sempre «qualcuno». Mentre un uomo—non dico lei, adesso—un uomo così in genere, può non esser «nessuno». Il capocomico. Già! Ma lei lo domanda a me, che sono il Direttore! il Capocomico! Ha capito? Il padre (quasi in sordina, con melliflua umiltà). Soltanto per sapere, signore, se veramente lei com'è adesso, si vede... come vede per esempio, a distanza di tempo, quel che lei era una volta, con tutte le illusioni che allora si faceva; con tutte le cose, dentro e intorno a lei, come allora le parevano—ed erano, erano realmente per lei!—Ebbene, signore: ripensando a quelle illusioni che adesso lei non si fa più, a tutte quelle cose che ora non le «sembrano» più come per lei «erano» un tempo; non si sente mancare, non dico queste tavole di palcoscenico, ma il terreno, il terreno sotto i piedi, argomentando che ugualmente «questo» come lei ora si sente, tutta la sua realtà d'oggi così com'è, è destinata a parerle illusione domani? Il capocomico

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Argomenti: povero ragazzo,    grido finale

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