Libri bruno

Libri su bruno, con la parola bruno

Decameron (pagina 136)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Calandrino, avendo tutte queste cose seco notate, fatto sembianti d'avere altro a fare, si partì da Maso e seco propose di volere cercare di questa pietra; ma diliberò di non volerlo fare senza saputa di Bruno e di Buffailmacco, li quali spezialissimamente amava ... ” Bruno e Buffalmacco, udendo costui, fra se medesimi cominciarono a ridere, e guatando l'un verso l'altro fecer sembianti di maravigliarsi forte e lodarono il consiglio di Calandrino; ma domandò Buffalmacco come questa pietra avesse nome ... ” “Or ben” disse Bruno “come è ella fatta?” Calandrin disse: “Egli ne son d'ogni fatta ma tutte son quasi nere; per che a me pare che noi abbiamo a ricogliere tutte quelle che noi vederem nere, tanto che noi ci abbattiamo a essa; e per ciò non perdiam tempo, andiamo ... ” A cui Bruno disse: “Or t'aspetta”; e volto a Buffalmacco disse: “A me pare che Calandrino dica bene, ma non mi pare che questa sia ora da ciò, per ciò che il sole è alto e dà per lo Mugnone entro e ha tutte le pietre rasciutte, per che tali paion testé bianche, delle pietre che vi sono, che la mattina, anzi che il sole l'abbia rasciutte, paion nere: e oltre a ciò molta gente per diverse cagioni è oggi, che è dì da lavorare, per lo Mugnone, li quali vedendoci si potrebbono indovinare quello che noi andassomo faccendo e forse farlo essi altressì; e potrebbe venire alle mani a loro, e noi avremmo perduto il trotto per l'ambiadura ... ” Buffalmacco lodò il consiglio di Bruno, e Calandrino vi s'accordò: e ordinarono che la domenica mattina vegnente tutti e tre fossero insieme a cercar di questa pietra; ma sopra ogni altra cosa gli pregò Calandrino che essi non dovesser questa cosa con persona del mondo ragionare, per ciò che a lui era stata posta in credenza ... Per che, veggendo Buffalmacco e Bruno che Calandrino era carico e l'ora del mangiare s'avicinava, secondo l'ordine da sé posto disse Bruno a Buffalmacco: “Calandrino dove è?” Buffalmacco, che ivi presso sel vedea, volgendosi intorno e or qua e or là riguardando, rispose: “Io non so, ma egli era pur poco fa qui dinanzi da noi ... ” Disse Bruno: “Ben che fa poco! a me par egli esser certo che egli è ora a casa a desinare e noi ha lasciati nel farnetico d'andar cercando le pietre nere giù per lo Mugnone ... Vedendo ciò, Buffalmacco disse a Bruno: “Noi che faremo? ché ...
Decameron (pagina 137)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... non ce ne andiam noi?” A cui Bruno rispose: “Andianne; ma io giuro a Dio che mai Calandrino non me ne farà più niuna; e se io gli fossi presso come stato sono tutta mattina, io gli darei tale di questo ciotto nelle calcagna, che egli si ricorderebbe forse un mese di questa beffa”; e il dir le parole e l'aprirsi e 'l dar del ciotto nel calcagno a Calandrino fu tutto uno ... Buffalmacco, recatosi in mano uno de' codoli che raccolti avea, disse a Bruno: “Deh vedi bel codolo: così giugnesse egli testé nelle reni a Calandrino!” e lasciato andare, gli diè con esso nelle reni una gran percossa; e in brieve in cotal guisa, or con una parola e or con un'altra, su per lo Mugnone infino alla porta a San Gallo il vennero lapidando ... Buffalmacco e Bruno, poi che co' guardiani della porta ebbero alquanto riso, con lento passo cominciarono alquanto lontani a seguitar Calandrino; e giunti a piè dell'uscio di lui sentirono la fiera battitura la quale alla moglie dava, e faccendo vista di giugnere pure allora il chiamarono ... Buffalmacco e Bruno, queste cose udendo, facevan vista di maravigliarsi forte e spesso affermavano quello che Calandrino diceva, e avevano sì gran voglia di ridere, che quasi scoppiavano; ma vedendolo furioso levare per battere un'altra volta la moglie, levatiglisi alla 'ncontro il ritennero, dicendo di queste cose niuna colpa aver la donna ma egli, che sapeva che le femine facevano perdere la vertù alle cose e non l'aveva detto che ella si guardasse d'apparirgli innanzi quel giorno: il quale avvedimento Idio gli aveva tolto o per ciò che la ventura non doveva esser sua o perché egli aveva in animo d'ingannare i suoi compagni, a' quali, come s'avedeva averla trovata, il dovea palesare ...
Decameron (pagina 140)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Chi Calandrino, Bruno e Buffalmacco fossero non bisogna che io vi mostri, ché assai l'avete di sopra udito: e per ciò, più avanti faccendomi, dico che Calandrino aveva un suo poderetto non guari lontan da Firenze, che in dote aveva avuto dalla moglie, del quale, tra l'altre cose che sù vi ricoglieva, n'aveva ogni anno un porco; e era sua usanza sempre colà di dicembre d'andarsene la moglie e egli in villa, e ucciderlo e quivi farlo salare ... Ora avvenne una volta tra l'altre che, non essendo la moglie ben sana, Calandrino andò egli solo a uccidere il porco; la qual cosa sentendo Bruno e Buffalmacco e sappiendo che la moglie di lui non v'andava, se n'andarono a un prete loro grandissimo amico, vicino di Calandrino, a starsi con lui alcun dì ... Disse Bruno a Buffalmacco: “Vogliangli noi imbolare stanotte quel porco?” Disse Buffalmacco: “O come potremmo noi?” Disse Bruno: “Il come ho io ben veduto, se egli nol muta di là ove egli era testé ... ” Il prete disse che gli era molto caro; disse allora Bruno: “Qui si vuole usare un poco d'arte ... Buffalmacco e Bruno se n'andarono a cenar col prete: e, come cenato ebbero, presi loro argomenti per entrare in casa Calandrino là onde Bruno aveva divisato, là chetamente n'andarono; ma trovando aperto l'uscio, entraron dentro e ispiccato il porco via a casa del prete nel portarono e, ripostolo, se n'andarono a dormire ... Bruno e Buffalmacco levatisi se ne andarono verso Calandrino per udir ciò che egli del porco dicesse; il quale, come gli vide, quasi piagnendo chiamati, disse: “Oimè, compagni miei, che il porco mio m'è stato imbolato!” Bruno accostatoglisi pianamente gli disse: “Maraviglia che se' stato savio una volta!” “Oimè” disse Calandrino “ché io dico da dovero ... ” “Così dì, “ diceva Bruno “grida forte, sì che paia bene che sia stato così ... ” Disse Calandrino: “Tu mi faresti dar l'anima al nemico: io dico che tu non mi credi, se io non sia impiccato per la gola, che egli m'è stato imbolato!” Disse allora Bruno: “Deh! come dee potere esser questo? Io il vidi pure ieri costì: credimi tu far credere che egli sia volato?” Disse Calandrino: “Egli è come io ti dico ... ” “Deh!” disse Bruno “può egli essere?” “Per certo” disse Calandrino “egli è così, di che io son diserto e non so come io mi torni a casa: mogliema nol mi crederà, e se ella il mi pur crede, io non avrò uguanno pace con lei ... ” Disse allora Bruno: “Se Dio mi salvi, questo è mal fatto, se vero è; ma tu sai, Calandrino, che ieri io t'insegnai dir così: io non vorrei che tu a un'ora ti facessi beffe di moglieta e di noi ... ” “Sì, “ disse Bruno “ben farai con pane e con formaggio a certi gentilotti che ci ha da torno! ché son certo che alcun di lor l'ha avuto, e avvederebbesi del fatto e non ci vorrebbe venire ... Rispose Bruno: “Vorrebbesi fare con belle galle di gengiovo e con bella vernaccia, e invitargli a bere: essi non sel penserebbono e verrebbono, e così si possono benedicer le galle del gengiovo come il pane e 'l cascio ... ” “Or via, “ disse Bruno “io sono acconcio d'andare infino a Firenze per quelle cose in tuo servigio, se tu mi dai i denari ... Bruno, andatosene a Firenze a un suo amico speziale, comperò una libra di belle galle e fecene far due di quelle del cane, le quali egli fece confettare in uno aloè patico fresco; poscia fece dar loro le coverte del zucchero come avevan l'altre, e per non ismarrirle o scambiarle fece lor fare un certo segnaluzzo, per lo quale egli molto ben le conoscea; e comperato un fiasco d'una buona vernaccia, se ne tornò in villa a Calandrino e dissegli: “Farai che tu inviti domattina a ber con teco tutti coloro di cui tu hai sospetto: egli è festa, ciascun verrà volentieri, e io farò stanotte insieme con Buffalmacco la 'ncantagione sopra le galle e recherolleti domattina a casa, e per tuo amore io stesso le darò e farò e dirò ciò che fia da dire e da fare ... Ragunata adunque una buona brigata tra di giovani fiorentini che per la villa erano e di lavoratori, la mattina vegnente, dinanzi alla chiesa intorno all'olmo, Bruno e Buffalmacco vennono con una scatola di galle e col fiasco del vino: e fatti stare costoro in cerchio, disse Bruno: “Signori, e' mi vi convien dir la cagione per che voi siete qui, acciò che, se altro avvenisse che non vi piacesse, voi non v'abbiate a ramaricar di me ...
Decameron (pagina 141)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” Ciascun che v'era disse che ne voleva volentier mangiare: per che Bruno, ordinatigli e messo Calandrino tra loro, cominciatosi all'un de' capi, cominciò a dare a ciascun la sua; e, come fu per mei Calandrino, presa una delle canine, gliele pose in mano ... Quivi ciascun guatava nel viso l'uno all'altro per veder chi la sua sputasse; e non avendo Bruno ancora compiuto di darle, non faccendo sembiante d'intendere a ciò, s'udì dir dietro: “Eia, Calandrino, che vuol dir questo?” per che prestamente rivolto e veduto che Calandrino la sua aveva sputata, disse: “Aspettati, forse che alcuna altra cosa gliele fece sputare: tenne un'altra”; e presa la seconda, gliele mise in bocca e fornì di dare l'altre che a dare avea ... Buffalmacco faceva dar bere alla brigata e Bruno: li quali insieme con gli altri questo vedendo tutti dissero che per certo Calandrino se l'aveva imbolato egli stesso; e furonvene di quegli che aspramente il ripresero ... Ma pur, poi che partiti si furono, rimasi Bruno e Buffalmacco con Calandrino, gl'incominciò Buffalmacco a dire: “Io l'aveva per lo certo tuttavia che tu te l'avevi avuto tu, e a noi volevi mostrare che ti fosse stato imbolato per non darci una volta bere de' denari che tu n'avesti ...
Decameron (pagina 149)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... facevano, più persone domandò di lor condizione; e udendo da tutti costoro essere poveri uomini e dipintori, gli entrò nel capo non dover potere essere che essi dovessero così lietamente vivere della lor povertà, ma s'avisò, per ciò che udito aveva che astuti uomini erano, che d'alcuna altra parte non saputa dagli uomini dovesser trarre profetti grandissimi; e per ciò gli venne in disidero di volersi, se esso potesse, con ammenduni, o con l'uno almeno, dimesticare; e vennegli fatto di prender dimestichezza con Bruno ... E Bruno, conoscendolo in poche di volte che con lui stato era questo medico essere uno animale, cominciò di lui a avere il più bel tempo del mondo con sue nuove novelle; e il medico similemente cominciò di lui a prendere maraviglioso piacere ... Bruno, udendo il medico e parendogli la dimanda dell'altre sue sciocche e dissipite, cominciò a ridere e pensò di rispondergli secondo che alla sua pecoraggine si convenia, e disse: “Maestro, io nol direi a molte persone come noi facciamo, ma di dirlo a voi, perché siete amico e so che a altrui nol direte, non mi guarderò ... “Omè!” disse Bruno “maestro, che mi domandate voi? Egli è troppo gran segreto quello che voi volete sapere, e è cosa da disfarmi e da cacciarmi del mondo, anzi da farmi mettere in bocca del lucifero da San Gallo, se altri il risapesse: ma sì è grande l'amor che io porto alla vostra qualitativa mellonaggine da Legnaia e alla fidanza la quale ho in voi, che io non posso negarvi cosa che voi vogliate; e per ciò io il vi dirò con questo patto, che voi per la croce a Montesone mi giurerete che mai, come promesso avete, a niuno il direte ... “Dovete adunque, “ disse Bruno “maestro mio dolciato, sapere che egli non è ancora guari che in questa città fu un gran maestro in nigromantia il quale ebbe nome Michele Scotto, per ciò che di Scozia era, e da molti gentili uomini, de' quali pochi oggi son vivi, ricevette grandissimo onore; e volendosi di qui partire, a instanzia de' prieghi loro ci lasciò due suoi sufficienti discepoli, a' quali impose che a ogni piacere di questi cotali gentili uomini, che onorato l'aveano, fossero sempre presti ... ” Il maestro, la cui scienza non si stendeva forse più oltre che il medicare i fanciulli del lattime, diede tanta fede alle parole di Bruno quanta si saria convenuta a qualunque verità; e in tanto disiderio s'accese di volere essere in questa brigata ricevuto, quanto di qualunque altra cosa più disiderabile si potesse essere acceso ... Per la qual cosa a Bruno rispose che fermamente maraviglia non era se lieti andavano, e a gran pena si temperò in riservarsi di richiederlo che essere il vi facesse infino a tanto che, con più onor fattogli, gli potesse con più fidanza porgere i prieghi suoi ...
Decameron (pagina 150)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... questa loro usanza, che non parea che senza Bruno il maestro potesse né sapesse vivere ... Bruno, parendogli star bene, acciò che ingrato non paresse di questo onor fattogli dal medico, gli aveva dipinta nella sala sua la Quaresima e uno agnusdei all'entrar della camera e sopra l'uscio della via uno orinale, acciò che coloro che avessero del suo consiglio bisogno il sapessero riconoscer dagli altri; e in una sua loggetta gli aveva dipinta la battaglia de' topi e delle gatte, la quale troppo bella cosa pareva al medico; e oltre a questo diceva alcuna volta al maestro, quando con lui non aveva cenato: “Stanotte fu' io alla brigata: e essendomi un poco la reina d'Inghilterra rincresciuta, mi feci venir la gumedra del gran can d'Altarisi ... ” “O maestro mio, “ diceva Bruno “io non me ne maraviglio, ché io ho bene udito dire che Porcograsso e Vannaccena non ne dicon nulla ... ” Disse Bruno: “Gnaffé! io non so: io m'intendo così male de' vostri nomi come voi de' miei; ma la gumedra in quella lingua del gran cane vuol tanto dire quanto imperadrice nella nostra ... ” E così dicendogli alcuna volta per più accenderlo, avvenne che, parendo a messer lo maestro una sera a vegghiare (parte che il lume teneva a Bruno e ch'e' la battaglia de' topi e delle gatte dipigneva) bene averlo co' suoi onor preso, che egli si dispose d'aprirgli l'animo suo; e soli essendo gli disse: “Bruno, come Idio sa, egli non vive oggi alcuna persona per cui io facessi ogni cosa come io farei per te, e per poco, se tu mi dicessi che io andassi di qui a Peretola, io credo che io v'andrei; e per ciò non voglio che tu ti maravigli se io te dimesticamente e a fidanza richiederò ... Bruno aveva sì gran voglia di ridere, che egli in se medesimo non capeva, ma pur si tenne; e finita la canzone el maestro disse: “Che te ne pare?” Disse Bruno: “Per certo con voi perderieno le cetere de' sagginali, sì artagoticamente stracantate ... ” “Per certo voi dite vero” disse Bruno ... ” Bruno, udendo costui e parendogli, sì come altre volte assai paruto gli era, un lavaceci, disse: “Maestro, fate un poco il lume più qua, e non v'incresca infin tanto che io abbia fatte le code a questi topi: e poi vi risponderò ... ” Fornite le code, e Bruno faccendo vista che forte la petizion gli gravasse, disse: “Maestro mio, gran cose son quelle che per me fareste, e io il conosco: ma tuttavia quella che a me adimandate, quantunque alla grandezza del vostro cervello sia piccola, pure è a me grandissima, né so alcuna persona del mondo per cui io potendo la mi facesse, se io non la facessi per voi, sì perché v'amo quanto si conviene e sì per le parole vostre, le quali son condite di tanto senno, che trarrebbono le pinzochere degli usatti non che me del mio proponimento; e quanto più uso con voi, più mi parete savio ... E vuoi vedere se io dico vero? Io fui il primaio uomo a cui egli dicesse che egli era per isposare la Bergamina: vedi oggimai tu!” “Or bene sta dunque:” disse Bruno “se cotestui se ne fidava, ben me ne posso fidare io ... Il medico, che oltre modo disiderava d'andare in corso, non mollò mai che egli divenne amico di Buffalmacco, il che agevolmente gli venne fatto; e cominciogli a dare le più belle cene e i più belli desinari del mondo, e a Bruno con lui altressì, e essi si carapignavano, come que' signori li quali, sentendogli bonissimi vini e di grossi capponi e d'altre buone cose assai, gli si tenevano assai di presso e senza troppi inviti, dicendo sempre che con un altro ciò non farebbono, si rimanevan con lui ... Ma pure, quando tempo parve al maestro, sì come Bruno aveva fatto, così Buffalmacco richiese; di che Buffalmacco si mostrò molto turbato e fece a Bruno un gran romore in testa, dicendo: “Io fo boto ...
Decameron (pagina 152)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... E così acconcio, venendogli Bruno appresso per vedere come l'opera andasse, se n'andò nella piazza nuova di Santa Maria Novella; e come egli si fu accorto che messer lo maestro v'era, così cominciò a saltabellare e a fare un nabissare grandissimo su per la piazza e a sufolare e a urlare e a stridire in guisa che se imperversato fosse ... Alle quali come Buffalmacco fu vicino, accostatosi alla proda d'una e preso tempo, messa la mano sotto all'un de' piedi del medico e con essa sospintosi da dosso, di netto col capo innanzi il gittò in essa e cominciò a ringhiar forte e a saltare e a imperversare e a andarsene lungo Santa Maria della Scala verso il prato d'Ogni santi, dove ritrovò Bruno che per non poter tener le risa fuggito s'era: e ammenduni festa faccendosi di lontan si misero a veder quello che il medico impastato facesse ... Né prima, essendo egli entrato dentro così putente, fu l'uscio riserrato, che Bruno e Buffalmacco furono ivi per udire come il maestro fosse dalla sua donna raccolto ... Poi la mattina vegnente Bruno e Buffalmacco, avendosi tutte le carni dipinte soppanno di lividori a guisa che far soglion le battiture, se ne vennero a casa del medico e trovaron lui già levato; e entrati dentro a lui, sentirono ogni cosa putirvi, ché ancora non s'era sì ogni cosa potuta nettare, che non vi putisse ... E sentendo il medico costor venire a lui, si fece loro incontro dicendo che Idio desse loro il buon dì; al quale Bruno e Buffalmacco, sì come proposto aveano, risposero con turbato viso: “Questo non diciam noi a voi, anzi preghiamo Idio che vi dea tanti malanni, che voi siate morto a ghiado, sì come il più disleale e il maggior traditor che viva, per ciò che egli non è rimaso per voi, ingegnandoci noi di farvi onore e piacere, che noi non siamo stati morti come cani ...
Decameron (pagina 159)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... ” A Calandrino pareva già aver la febbre; e ecco Bruno sopravenire, e prima che altro dicesse disse: “Calandrino, che viso è quello? E' par che tu sie morto: che ti senti tu?” Calandrino, udendo ciascun di costoro così dire, per certissimo ebbe seco medesimo d'esser malato, e tutto sgomentato gli domandò: “Che fo?” Disse Bruno: “A me pare che tu te ne torni a casa e vaditene in su il letto e facciti ben coprire, e che tu mandi il segnal tuo al maestro Simone, che è così nostra cosa come tu sai ... ” Essendo adunque a giacer posto, il suo segnale per una fanticella mandò al maestro Simone, il quale allora a bottega stava in Mercato Vecchio alla 'nsegna del mellone; e Bruno disse a' compagni: “Voi vi rimarrete qui con lui, e io voglio andare a sapere che il medico dirà, e, se bisogno sarà, a menarloci ... ” Bruno, andatose al maestro Simone, vi fu prima che la fanticella che il segno portava e ebbe informato maestro Simon del fatto; per che, venuta la fanticella e il maestro, veduto il segno, disse alla fanticella: “Vattene e dì a Calandrino che egli si tenga ben caldo, e io verrò a lui incontanente e dirogli ciò che egli ha e ciò che egli avrà a fare ... ” Bruno e Buffalmacco e Nello avevano sì gran voglia di ridere che scoppiavano, udendo le parole di Calandrino, ma pur se ne tenevano; ma il maestro Scimmione rideva sì squaccheratamente, che tutti i denti gli si sarebber potuti trarre ... ” Calandrino, udito questo, disse: “Maestro mio, ciò siane in voi”; e date cinque lire a Bruno e denari per tre paia di capponi, il pregò che in suo servigio in queste cose durasse fatica ... Bruno, comperati i capponi e altre cose necessarie al godere, insieme col medico e co' compagni suoi se gli mangiò ... ” Calandrino lieto, levatosi, s'andò a fare i fatti suoi, lodando molto, ovunque con persona a parlar s'avveniva, la bella cura che di lui il maestro Simone aveva fatta, d'averlo fatto in tre dì senza alcuna pena spregnare; e Bruno e Buffalmacco e Nello rimaser contenti d'aver con ingegni saputa schernire l'avarizia di Calandrino, quantunque monna Tessa, avvedendosene, molto col marito ne brontolasse ...
Decameron (pagina 161)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... Niccolò Cornacchini fu nostro cittadino e ricco uomo: e tra l'altre sue possessioni una bella n'ebbe in Camerata, sopra la quale fece fare uno orrevole e bello casamento e con Bruno e con Buffalmacco che tutto gliele dipignessero si convenne; li quali, per ciò che il lavorio era molto, seco aggiunsero e Nello e Calandrino e cominciarono a lavorare ... Calandrino, tornato a lavorare, altro che soffiar non facea; di che Bruno accortosi, per ciò che molto gli poneva mente alle mani, sì come quegli che gran diletto prendeva de' fatti suoi, disse: “Che diavolo hai tu, sozio Calandrino? Tu non fai altro che soffiare ... ” “Come?” disse Bruno ... ” “Oimè!” disse Bruno “guarda che ella non sia la moglie di Filippo ... ” Disse allora Bruno: “Sozio, io ti spierò chi ella è; e se ella è la moglie di Filippo, io acconcerò i fatti tuoi in due parole, per ciò che ella è molto mia dimestica ... ” Disse Bruno: “Ben di' ... ” Or sapeva Bruno chi costei era, sì come colui che veduta l'avea venire, e anche Filippo gliel'avea detto; per che, essendosi Calandrino un poco dal lavorio partito e andato per vederla, Bruno disse ogni cosa a Nello e a Buffalmacco, e insieme tacitamente ordinarono quello che far gli dovessero di questo suo innamoramento ... E come egli ritornato fu, disse Bruno pianamente: “Vedestila?” Rispose Calandrino: “Oimè, sì, ella m'ha morto!” Disse Bruno: “Io voglio andare a vedere se ella è quella che io credo; e se così sarà, lascia poscia far me ... ” Sceso adunque Bruno giuso e trovato Filippo e costei, ordinatamente disse loro chi era Calandrino e quello che egli aveva lor detto, e con loro ordinò quello che ciascun di loro dovesse fare e dire per aver festa e piacere dello innamoramento di Calandrino; e a Calandrino tornatosene disse: “Bene è dessa: e per ciò si vuol questa cosa molto saviamente fare, per ciò che, se Filippo se n'avedesse, tutta l'acqua d'Arno non ci laverebbe ... Ma che vuoi tu che io le dica da tua parte se egli avvien che io le favelli?” Rispose Calandrino: “Gnaffé! tu sì le dirai in prima in prima che io le voglio mille moggia di quel buon bene da impregnare, e poscia che io son suo servigiale e se ella vuol nulla: ha'mi bene inteso?” Disse Bruno: “Sì, lascia far me ... Ella, d'altra parte, ogni cosa faceva per la quale credesse bene accenderlo e secondo la informazione avuta da Bruno, il miglior tempo del mondo prendendo de' modi di Calandrino ... Ma pur dopo alquanto, con grandissima noia di Calandrino, si partirono; e venendose verso Firenze disse Bruno a Calandrino: “Ben ti dico che tu la fai struggere come ghiaccio a sole: per lo corpo di Dio, se tu ci rechi la ribeba tua e canti un poco con essa di quelle tue canzoni innamorate, tu la farai gittare a terra delle finestre per venire a te ... ” Disse Calandrino: “Parti, sozio? parti che io la rechi?” “Sì” rispose Bruno ... ” “Oh!” disse Bruno “tu te la griferai: e' mi par pur vederti morderle con cotesti tuoi denti fatti a bischeri quella sua bocca vermigliuzza e quelle sue gote che paion due rose e poscia manicarlati tutta quanta ...
Decameron (pagina 162)
di Giovanni Boccaccio (estratti)

... secondo l'amaestramento di Bruno adoperando, molto bene ne gli dava cagione ... Bruno d'altra parte gli rispondeva alle sue ambasciate e da parte di lei ne gli faceva talvolta: quando ella non v'era, che era il più del tempo, gli faceva venir lettere da lei nelle quali esso gli dava grande speranza de' desideri suoi, mostrando che ella fosse a casa di suoi parenti là dove egli allora non la poteva vedere ... E in questa guisa Bruno e Buffalmacco, che tenevano mano al fatto, traevano de' fatti di Calandrino il maggior piacer del mondo, faccendosi talvolta dare, sì come domandato dalla sua donna, quando un pettine d'avorio e quando una borsa e quando un coltellino e cotali ciance, allo 'ncontro recandogli cotali anelletti contraffatti di niun valore, de' quali Calandrino faceva maravigliosa festa; e oltre a questo n'avevan da lui di buone merende e d'altri onoretti, acciò che solleciti fossero a' fatti suoi ... Ora avendol tenuti costoro ben due mesi in questa forma senza più aver fatto, vedendo Calandrino che il lavorio si veniva finendo e avvisando che, se egli non recasse a effetto il suo amore prima che finito fosse il lavorio, mai più fatto non gli potesse venire, cominciò molto a strignere e a sollecitar Bruno; per la qual cosa, essendovi la giovane venuta, avendo Bruno prima con Filippo e con lei ordinato quello che fosse da fare, disse a Calandrino: “Vedi, sozio, questa donna m'ha ben mille volte promesso di dover fare ciò che tu vorrai e poscia non ne fa nulla, e parmi che ella ti meni per lo naso; e per ciò, poscia che ella nol fa come ella promette, noi gliele farem fare o voglia ella o no, se tu vorrai ... ” Disse Bruno: “Dratti egli il cuore di toccarla con un brieve che io ti darò?” Disse Calandrino: “Sì bene ... ” “Adunque” disse Bruno “fa che tu mi rechi un poco di carta non nata e un vispistrello vivo e tre granella d'incenso e una candela benedetta, e lascia far me ... ” Calandrino stette tutta la sera vegnente con suoi artifici per pigliare un vispistrello, e alla fine presolo con l'altre cose il portò a Bruno; il quale, tiratosi in una camera, scrisse in su quella carta certe sue frasche con alquante cateratte e portogliele e disse: “Calandrino, sappi che se tu la toccherai con questa scritta, ella ti verrà incontanente dietro e farà quello che tu vorrai ... ” Nello, da cui Calandrino si guardava, avea di questa cosa quel diletto che gli altri e con loro insieme teneva mano a beffarlo: e per ciò, sì come Bruno gli aveva ordinato, se n'andò a Firenze alla moglie di Calandrino e dissele: “Tessa, tu sai quante busse Calandrino ti diè senza ragione il dì che egli ci tornò con le pietre di Mugnone, e per ciò io intendo che tu te ne vendichi: e se tu nol fai, non m'aver mai né per parente né per amico ... ” E preso suo mantello e una feminetta in compagnia, vie più che di passo insieme con Nello lassù n'andò; la quale come Bruno vide venir di lontano, disse a Filippo: “Ecco l'amico nostro ... ” La Niccolosa diceva: “O tu hai la gran fretta! Lasciamiti prima vedere a mio senno: lasciami saziar gli occhi di questo tuo viso dolce!” Bruno e Buffalmacco n'erano andati da Filippo, e tutti e tre vedevano e udivano questo fatto; e essendo già Calandrino per voler pur la Niccolosa basciare, ecco giugner Nello con monna Tessa; il quale come giunse disse: “Io fo boto a Dio che sono insieme”; e all'uscio della casa pervenuti, la donna, che arrabbiava, datovi delle mani il mandò oltre, e entrata dentro vide la Niccolosa addosso a Calandrino; la quale, come la donna vide, subitamente levatasi fuggì via e andossene là dove era Filippo ... La donna disse: “Sia, che Idio le dea il malanno!” Bruno e Buffalmacco, che con Filippo e con la Niccolosa avevan di questa cosa riso a lor senno, quasi al romor venendo, colà trassero; e dopo molte novelle rappaceficata la donna, dieron per consiglio a Calandrino che a Firenze se n'andasse e più non vi tornasse, acciò che Filippo, se niente di questa cosa sentisse, non gli facesse male ...