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La divina commedia di Dante Alighieri pagina 40che più n'ha colpa, vegg'ïo a coda d'una bestia tratto inver' la valle ove mai non si scolpa. La bestia ad ogne passo va più ratto, crescendo sempre, fin ch'ella il percuote, e lascia il corpo vilmente disfatto. Non hanno molto a volger quelle ruote", e drizzò li ochi al ciel, "che ti fia chiaro ciò che 'l mio dir più dichiarar non puote. Tu ti rimani omai; ché 'l tempo è caro in questo regno, sì ch'io perdo troppo venendo teco sì a paro a paro". Qual esce alcuna volta di gualoppo lo cavalier di schiera che cavalchi, e va per farsi onor del primo intoppo, tal si partì da noi con maggior valchi; e io rimasi in via con esso i due che fuor del mondo sì gran marescalchi. E quando innanzi a noi intrato fue, che li occhi miei si fero a lui seguaci, come la mente a le parole sue, parvermi i rami gravidi e vivaci d'un altro pomo, e non molto lontani per esser pur allora vòlto in laci. Vidi gente sott'esso alzar le mani e gridar non so che verso le fronde, quasi bramosi fantolini e vani che pregano, e 'l pregato non risponde, ma, per fare esser ben la voglia acuta, tien alto lor disio e nol nasconde. Poi si partì sì come ricreduta; e noi venimmo al grande arbore adesso, che tanti prieghi e lagrime rifiuta. "Trapassate oltre sanza farvi presso: legno è più sù che fu morso da Eva, e questa pianta si levò da esso". Sì tra le frasche non so chi diceva; per che Virgilio e Stazio e io, ristretti, oltre andavam dal lato che si leva. "Ricordivi", dicea, "d'i maladetti nei nuvoli formati, che, satolli, Tesëo combatter co' doppi petti; e de li Ebrei ch'al ber si mostrar molli, per che no i volle Gedeon compagni, quando inver' Madïan discese i colli". Sì accostati a l'un d'i due vivagni passammo, udendo colpe de la gola seguite già da miseri guadagni. Poi, rallargati per la strada sola, ben mille passi e più ci portar oltre, contemplando ciascun sanza parola. "Che andate pensando sì voi sol tre?". sùbita voce disse; ond'io mi scossi come fan bestie spaventate e poltre. Drizzai la testa per veder chi fossi; e già mai non si videro in fornace vetri o metalli sì lucenti e rossi, com'io vidi un che dicea: "S'a voi piace montare in sù, qui si convien dar volta; quinci si va chi vuole andar per pace". L'aspetto suo m'avea la vista tolta; per ch'io mi volsi dietro a' miei dottori, com'om che va secondo ch'elli ascolta. E quale, annunziatrice de li albori, l'aura di maggio movesi e olezza, tutta impregnata da l'erba e da' fiori; tal mi senti' un vento dar per mezza la fronte, e ben senti' mover la piuma, che fé sentir d'ambrosïa l'orezza. E senti' dir: "Beati cui alluma tanto di grazia, che l'amor del gusto nel petto lor troppo disir non fuma, esurïendo sempre quanto è giusto!". XXV Ora era onde 'l salir non volea storpio; ché 'l sole avëa il cerchio di merigge lasciato al Tauro e la notte a lo Scorpio: per che, come fa l'uom che non s'affigge ma vassi a la via sua, che che li appaia, se di bisogno stimolo il trafigge, così intrammo noi per la callaia, uno innanzi altro prendendo la scala che per artezza i salitor dispaia. E quale il cicognin che leva l'ala per voglia di volare, e non s'attenta d'abbandonar lo nido, e giù la cala; tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar, venendo infino a l'atto che fa colui ch'a dicer s'argomenta. Non lasciò, per l'andar che fosse ratto, lo dolce padre mio, ma disse: "Scocca l'arco del dir, che 'nfino al ferro hai tratto". Allor sicuramente apri' la bocca e cominciai: "Come si può far magro là dove l'uopo di nodrir non tocca?". "Se t'ammentassi come Meleagro si consumò al consumar d'un stizzo, non fora", disse, "a te questo sì agro; e se pensassi come, al vostro guizzo, guizza dentro a lo specchio vostra image, ciò che par duro ti parrebbe vizzo. Ma perché dentro a tuo voler t'adage, ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego che sia or sanator de le tue piage". "Se la veduta etterna li dislego", rispuose Stazio, "là dove tu sie, discolpi me non potert'io far nego". Poi cominciò: "Se le parole mie, figlio, la mente tua guarda e riceve, lume ti fiero al come che tu die. Sangue perfetto, che poi non si beve da l'assetate vene, e si rimane quasi alimento che di mensa leve, prende nel core a tutte membra umane virtute informativa, come quello ch'a farsi quelle per le vene vane. Ancor digesto, scende ov'è più bello tacer che dire; e quindi poscia geme sovr'altrui sangue in natural vasello. Ivi s'accoglie l'uno e l'altro insieme, l'un disposto a patire, e l'altro a fare per lo perfetto loco onde si preme; e, giunto lui, comincia ad operare coagulando prima, e poi avviva ciò che per sua matera fé constare. Anima fatta la virtute attiva qual d'una pianta, in tanto differente, che questa è in via e quella è già a riva, tanto ovra poi, che già si move e sente, come spungo marino; e indi imprende ad organar le posse ond'è semente. Or si spiega, figliuolo, or si distende la virtù ch'è dal cor del generante, dove natura a tutte membra intende. Ma come d'animal divegna fante, non vedi tu ancor: quest'è tal punto, che più savio di te fé già errante, sì che per sua dottrina fé disgiunto da l'anima il possibile intelletto, perché da lui non vide organo assunto. Apri a la verità che viene il petto; e sappi che, sì tosto come al feto l'articular del cerebro è perfetto, lo motor primo a lui si volge lieto sovra tant'arte di natura, e spira spirito novo, di vertù repleto, che ciò che trova attivo quivi, tira in sua sustanzia, e fassi un'alma sola, che vive e sente e sé in sé rigira. E perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sole che si fa vino, giunto a l'omor che de la vite cola. Quando Làchesis non ha più del lino, solvesi da la carne, e in virtute ne porta seco e l'umano e 'l divino: l'altre potenze tutte quante mute; memoria, intelligenza e volontade in atto molto più che prima agute. Sanza restarsi, per sé stessa cade mirabilmente a l'una de le rive; quivi conosce prima le sue strade. Tosto che loco lì la circunscrive, la virtù formativa raggia intorno così e quanto ne le membra vive. E come l'aere, quand'è ben pïorno, per l'altrui raggio che 'n sé si reflette, di diversi color diventa addorno; così l'aere vicin quivi si mette in quella forma ch'è in lui suggella virtüalmente l'alma che ristette; e simigliante poi a la fiammella che segue il foco là 'vunque si muta, segue lo spirto sua forma novella. Però che quindi ha poscia sua paruta, è chiamata ombra; e quindi organa poi ciascun sentire infino a la veduta. Quindi parliamo e quindi ridiam noi; quindi facciam le lagrime e ' sospiri che per lo monte aver sentiti puoi. Secondo che ci affiggono i disiri e li altri affetti, l'ombra si figura; e quest'è la cagion di che tu miri". E già venuto a l'ultima tortura s'era per noi, e vòlto a la man destra, ed eravamo attenti ad altra cura. Quivi la ripa fiamma in fuor balestra, e la cornice spira fiato in suso che la reflette e via da lei sequestra; ond'ir ne convenia dal lato schiuso ad uno ad uno; e io temëa 'l foco quinci, e quindi temeva cader giuso. Lo duca mio dicea: "Per questo loco si vuol tenere a li occhi stretto il freno, però ch'errar potrebbesi per poco". "Summae Deus clementïae" nel seno al grande ardore allora udi' cantando, che di volger mi fé caler non meno; e vidi spirti per la fiamma andando; per ch'io guardava a loro e a' miei passi, compartendo la vista a quando a quando. Appresso il fine ch'a quell'inno fassi, gridavano alto: "Virum non cognosco"; indi ricominciavan l'inno bassi. Finitolo, anco gridavano: "Al bosco si tenne Diana, ed Elice caccionne che di Venere avea sentito il tòsco". Indi al cantar tornavano; indi donne gridavano e mariti che fuor casti come virtute e matrimonio imponne. E questo modo credo che lor Tag: noi voglia uno prima virtute alto vista poscia natura Argomenti: dolce padre, mille passi, grande arbore, grande ardore Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come girare lo schermo del computer Londra: panorami da non perdere Casablanca un patrimonio artistico e mille divertimenti Grecia, l'origine della civiltà occidentale Paestum
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