I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi pagina 8

Testo di pubblico dominio

audace per adunare tesoro, quivi sembrava da tutti i venti della terra raccolto in generale adunanza. A cotesta orribile assemblea pareva che il Signore avesse indirizzato le parole d'Isaia:—prendetevi un gran rotolo, e scrivetevi sopra in istile di uomo: Egli si affretterà a spogliare, egli si solleciterà a prendere,—(c. 8, v. 18).—Dai suoi fianchi la isola versava migliaia di pescicani in sembianza di corsari a percorrere il Mediterraneo intenti alla preda, frotte di delfini gladiatori studiosi di rompere le reti del blocco continentale come la lingua della balena: scorrevano rivi di oro, di fango e di sangue, e intorno ai rivi si affollava prostesa una moltitudine sitibonda di belve maschi e femmine con sembianze umane. Tra queste belve la più atrocemente feroce che io mi conoscessi era costui…—cotesto tenerissimo Presidente. Al primo vederlo io dissi:—Costui si chiama Maher salab Hasbaz!—Ei venne con moneta di frode, cuore di pietra, e mani violente: cominciò ad esercitare l'arte di mezzano di tutto,—merci,—peccato,—delitto… però la fortuna gli svolazzava d'intorno come mosca molesta; lanciava la mano, e quella si allontanava irridendolo: quindi più forte riardeva in lui la rabbia dell'oro. Tentò una via, e fu questa.—Condusse a fitto una casa, e studio fosse o ventura, nelle botteghe terrene io notai un oste, uno armaiolo e un caffè; al primo piano si teneva bisca, al secondo bordello; il terzo abitò il Presidente, quasi trono condegno alla sua divinità. Quinci come il ragnatelo dal buco muoveva le fila insidiose della tela. Certo fondaco inglese, ricco di molti milioni di oro, si fermò a Malta per raddoppiare smisuratamente gli averi, come persuade la folle agonia agli uomini. Potente di danari, favorito dal governo, da menti alacrissime ottimamente diretto, i suoi traffici in breve parvero un uragano di lire sterline.—Preposto alla cassa era un giovane biondo e bello e di gentile aspetto, di anni tra i venticinque e i trenta. Spesso lo vidi circondato da masse enormi di ghinee, di luigi, di dobloni; e me lo finsi un ebbro che corre intorno all'orlo dell'abisso, sicchè talora mi venne fatto esclamare:—Dio di Giacobbe, abbilo in guardia! Chi lo traesse e come, io non saprei ben dirti, ma e' fu tratto alla bisca: giuocò danari, ma pochi; lo vinse il fastidio, ed andò via. Il pesce aveva bucato la rete. Il Presidente immaginò nuova insidia: tanto vi si adoperò, che lo condussero come bove al macello; ma come avevano preveduto lo prese la sazietà, e lasciò il luogo: ed ecco andargli incontro, non la donna dei Proverbi di Salomone,—in assetto di meretrice, strepitosa, e sviata,—ma una fanciulla cauta di animo, dimessa nelle vesti, e in sembianza mesta, intenta tutta a ricercare una moneta smarrita che aveva riscossa per certi pannilini lavati e stirati:—e non le doleva già la moneta, ma il pensiero che la sua povera madre, la quale abitava su nelle soffitte, l'aspettava per comprarne la cena. Il giovane ebbe pietà della giovane bellissima; e gentile com'era, volendola aiutare e ad un punto non offenderla, finse unirsi a lei nella ricerca, e trattosi destramente di tasca una moneta uguale alla perduta, gliela porse dicendo averla trovata. Qui sorrisi e grazie da una parte, e dall'altra lunghi sguardi e benigni, perchè la fanciulla era bella. E mentre il giovane si partiva, la fanciulla, posto il piede sopra, inciampò nella sua moneta: fece atto di maraviglia, sembrò esitare un momento, ma poi chinatasi presto la raccolse, e volgendosi al luogo donde il giovane si era dipartito, scrollò due e tre volte il capo in aria beffarda. Allora il giovane prese usanza in cotesta casa; ma la fanciulla usciva rado, e in ore diverse. Come aspettarla, e dove?—Quello che non potè il giuoco lo potè amore. Appena gli restava ora libera, il giovane correva alla bisca: un servo comprato vigilava su l'andito, e se la fanciulla veniva, avvisava; ed ella passava, nè tanto spesso da distrarre il giovane dalle fatali allucinazioni del giuoco, nè tanto infrequente da disperarlo. La fanciulla, come quella che non era composta di pietra, a poco a poco resa più domestica, di salvatica che appariva in prima, porse le orecchie alle proposte dello innamorato giovane. Dài oggi, dài domani, egli la persuase presentarlo alla madre: veneranda matrona, vedova di capitano di mare, travolta dalla fortuna a guadagnarsi con le proprie mani povera ed onorata sussistenza, col mestiere della stiratora. Nè cotesta strettezza l'affliggeva per lei, che ormai rassegnata vivevasi nei voleri del Cielo, e vecchia e inferma sentiva esserle contati i giorni sopra questa terra; però rincrescerle acerbamente della ragazza troppo più con delicatura nudrita che al presente suo stato si convenisse, e che pure, ove il Signore chiamasse lei alla sua pace, poteva peggiorare. Ah! per cuore di madre quale acerba spina era mai questa!—e la misera donna celatosi il volto con le mani piangeva lacrime sommesse per non contristare la figliuola. A mano a mano vennero a mettersi innanzi parole di matrimonio; ma subito insorsero difficoltà per via della religione, chè la fanciulla professava religione cattolica, e il giovane il rito anglicano; e la madre aveva fatto voto alla Madonna di Loreto che la sua figlia non torrebbe marito ove non fosse puro sangue ortodosso. La cosa tirava in lungo, e così si voleva: dopo molti pianti e contrasti, e notti vigili, e giorni disperati, e fieri proponimenti di morte, alla fine il giovane piegava; egli consentiva abiurare, a patto che l'abiura rimanesse celata, la quale cosa dopo non lieve dibattimento gli venne concessa. Vinto questo, ecco levarsi altro intoppo, e per questa volta non dependente dalla volontà delle parti. Or come avrebbe il giovane provveduto ai bisogni della futura famiglia? Con la paga di commesso? Incerto troppo e labile assegnamento: nè poterlo mai consentire la madre, educata a dolorosa esperienza; saperlo pur troppo il suo cuore materno com'era dura angoscia avere figliuoli, e rimasta vedova non trovarsi tanto da comprare loro il pane.—"No davvero," la dabbene femmina esclamava; "se la mia figliuola ha da durare povera, è meglio che rimanga ragazza: a che pro mettere al mondo tanti infelici? La giovanezza dello sposo non mi assicura; la morte non patteggia con gli anni; ed anche il mio consorte, buona memoria, mi lasciò da giovane. Nè mi assicurano meglio la sua capacità e la facilità dei guadagni: altre e bene altre speranze io ho veduto appassirmi nelle mani! Anche il mio consorte fu nelle cose marinaresche peritissimo, e dei venti chirati della nave possessore di undici; e tutto questo un colpo di garbino irreparabilmente distrusse. D'altronde, ambedue giovani potevano aspettare: lo sposo attendesse a raccogliere danaro, e intanto si differissero le nozze…." Quando Canuto, re di Danimarca, alzava il trono sopra la spiaggia, ed ordinava all'Oceano si guardasse bene sollevare la sua marea e attentarsi bagnarlo, davvero era meno stolto di chi si sbraccia a persuadere due amanti che differiscano le nozze.—Ma se tutto è un giorno, un'ora, un istante;—ma se il desiderio infiammato può spegnersi da un punto all'altro;—ma se pittori e poeti finsero le ali allo amore perchè va via:—e con quale ragione volete voi che aspettino? Passeggeri sopra cosa che passa, chi mi sa dire se il cielo domani coprirà la terra? Quando l'amore può aspettare, egli è infermo come i fanciulli che si astengono da correre: lo colse la gotta, male da vecchio; l'amore dura vispo e lieto anche venti anni, ma se diventa vecchio, in meno che non balena eccolo decrepito. La fanciulla facevasi velo di lacrime alla faccia mansueta. Il giovane ragiona, prega, e tempesta insieme. La vecchia in mezzo immobile come il Destino. Il giovane disperato una sera entrò nella bisca; messe grosse poste, e vinse duegento ghinee: poca cosa, ma bastevole a sperimentare la fortuna, s'egli è pur vero ch'ella

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Argomenti: cuore materno,    puro sangue,    orribile assemblea,    blocco continentale,    trono condegno

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