Libro proibito di Antonio Ghislanzoni pagina 6

Testo di pubblico dominio

malati
Sindaco e segretario;
Oggi son risanati….
Chi fu il veterinario?
NUOVI DRAMMI Alle abusate adultere
Oggi le Messaline
Sulla scena sottentrano
Con Cleopatra e Frine…
Di nome il palcoscenico
Ove tai donne han stanza
Mutar dovria, chiamandosi
Casa di tolleranza.
GUARENTIGIE Di sedere alla Camera
Ambiscon molti, e anch'io
Al nobil desco assidermi
Non sdegnerei, perdio!—
L'impiego, a ciò che dicesi,
È poco profittevole;
Ma ivi l'onor puoi perdere
Serbandoti onorevole.
A FLAVIO MORALISTA Allor che predichi
Dal tuo giornale
Tanta morale,
Veder mi pare
Un vecchio satiro
Dai peli grigi
Che al lupanare
Fa il panegirico
Di San Lüigi.
CUORE DI LOTTOMANIACI —Buon dì, Clelia!—Ben giunta…!
—Quali nuove?—Il Gualtieri
È morto—Quando?—Jeri….
—Ventisei…. qual disgrazia!—A dodici ore….
—Quanti anni avea?—Trentotto….
—Peccato! era un brav'uomo….
Dodici…. ventisei…. bel terno al lotto…!
ARTE NUOVA Strano vocío dagli ùteri
Uscia: «noi siam poeti….
Noi siam dell'arte i genii…
Largo agli illustri feti!
Le eccelse vie si sgombrino
Alla divina prole!
Notte voi siete e báratro,
Noi vi rechiamo il sole»
—Iddio vi assista! e plausi,
E gloria al mondo avrete;
Ma prima, questa grazia
Fateci almen: nascete!
ANEDDOTO DA SAGRESTIA —Desiderasti mai la donna d'altri?
È un orribil peccato
Diceva al penitente un buon curato.
—Io!… la donna degli altri!… qual follia!
Cederei volentieri anche la mia.
UOMO FELICE Di te qual avvi, o Flavio,
Uom più felice al mondo?
Tu ricco sei, tu nobile,
Tu grasso e rubicondo:
Odio giammai nè invidia
A te recò molestia;
Tu già tre volte sindaco,
Tu cavalier, tu…. bestia.
AD UNO SCRITTORE Il tuo stil, ne convengo, è assai purgato;
Pure, ogni volta che i tuoi libri ho letti,
Per non cader malato,
Purgarmi anch'io dovetti.
BANCHETTO GIORNALISTICO I giornalisti all'àgape
Fraterna convenuti,
L'uno all'altro ricambiansi
I brindisi e i saluti.
L'ire gelose e gli odii
In amistà si cangiano….
—Sazio han davver lo stomaco;
Fra lor più non si mangiano.
AD UN MAESTRO PLAGIARIO Con frasi tolte a prestito
Tu l'opere componi;
Opere invan le intitoli,
Non son che operazioni.
IN MORTE DI VITTORIO EMANUELE Morì Vittorio; al lugubre
Annunzio, il popol tutto
Segni di immenso lutto
Pel Sire estinto diè;
E ognun cogli occhi in lacrime
S'udia sclamar stupito:
«Fenomeno inaudito!
«Fu galantuomo e Re!»
AD UN GIORNALISTA Per le inserzioni—a pagamento
La quarta pagina—hai destinata.
Perchè da tutti—ripeter sento
Ch'è di tue pagine—la men pagata?
TRAVET Morto (d'inedia forse)
È un povero Travet—nè alcun si accorse
Del suo morir…. nè v'ha più chi lo nomini;
Pure, anch'egli era il Re…. dei galantuomini.
CATTIVO AFFARE Colla dote della moglie
So che i debiti pagasti,
Ma sposandoti incontrasti
D'ogni debito il maggior.
ONORIFICENZE Ieri, un calligrafo,
Per quel che ho udito,
D'equestre titolo
Venne insignito;
Nessuno in dubbio
Vorrà più mettere
Che or si proteggano
Le belle lettere.
CARATTERI FERMI —Perchè non paghi i debiti
Mutata è la tua sorte,
Tutti san che ricchissimo
Ti fe' d'un zio la morte.
—S'io pagassi, direbbero
Che col cangiar del fato,
Come gli stolti sogliono,
Anch'io mi son cangiato.
L'ISTRUZIONE OBBLIGATORIA «Dalla miseria
«Consunti siamo»
Gridano i popoli:
«Pan non abbiamo!»
Ed ecco provvido
Giunge un decreto:
«Chi ha fame nutrasi
Coll'alfabeto!»
A CLELIA Scioglimi un dubbio alfine:
Lèvati il falso crine;
Vediam se ancor ti resta,
O Clelia, un po' di testa!
RÉCLAME Vogliam raccomandare
Il Vero, un pio giornale,
Organo, a quel che pare,
Del clero liberale;
Gratis a chi lo chiede
Lo mandan per la posta,
E già fin d'or si vede
Che vale quel che costa.
CONFORTO Dalle nuziali soglie
Ieri fuggia tua moglie….
E contro Lui ti irriti!
E piangi…. e imprechi a Lei!
Pensa a quanti mariti
D'invidia oggetto sei!
RIPARAZIONI Era, fa un mese appena, il tuo giornale
Organo del partito moderato;
Progressista or divenne e liberale….
Ai mantici qualcuno ha riparato?
AL PIÙ ALTO DEI MAESTRI Maestro: alle tue musiche
Crescer dovresti il prezzo….
Col metro misurandoti
Formi un maestro e mezzo.
IN MORTE DI UN SINDACO È morto il Sindaco….
Ahi! fiero evento!
Presto! innalzategli
Un monumento!…
O del suo genio
Nella città
Doman più traccia
Non resterà.
LA DIVA [23] Diva è la Patti, e attestanlo
I molti suoi miracoli
Veramente incredibili
E sopranaturali….
Ieri, se il ver narrarono,
Il giornalista Gellio
Dopo un lustro di proroghe
Pagò quattro cambiali.
AD UN PRETE Rasa la testa, raso
Il mento ha don Tomaso;
Tutto, quest'uom del cielo,
Sul cor serbato ha il pelo.
QUESITO Membro dell'Accademia,
Membro del club artistico,
Membro dell'onorevole
Consesso giornalistico,
Membro al comizio agricolo,
Membro dell'Ippodromo….
Che sei tu dunque, o Gabrio?
Che sei? Un membro o un uomo?
GLI AVVENIRISTI I bimbi ai vecchi gridano:
«Dell'arte antica voi
«Siete le illustri mummie,
«E l'avvenir siam noi!»
Nè questi genii in fasce
Pensan che l'avvenire
Non spetta a ognun che nasce,
Ma a chi non dee morire.
IN EXTREMIS Della morte il pensiero
Non mi sgomenta affatto,
Già del grande mistero
L'esperienza ho fatto;
Mai non mi sono accorto
Del nulla mio profondo,
Pure fui sempre un morto
Pria di venir nel mondo.
IL MIO EPITAFFIO Dicendo mal di tutti, il vero espressi
Lassù nel mondo; se parlar potessi,
Pietoso passeggier, ora direi
Ogni bene di te, ma…. mentirei.
NOTE AGLI EPIGRAMMI [1] Io abborro i Wagneristi. Non ch'io disconosca i molti pregi della musica di Wagner. Ammiro quant'altri il genio dell'autore del Lohengrin e del Thannauser, ma ritengo esiziale ai giovani musicisti italiani seguire le sue orme, peggio che esiziale imitarlo nelle stravaganze e nei difetti. L'arte wagneriana è un abisso che attrae, ma è pur sempre un abisso. Il caos musicale che ora si è fatto in Italia è dovuto ai seguaci, agli insegnatori, agli ammiratori di una scuola che è il principio di un mostruoso abberramento. [2] Accade sovente di leggere nelle commemorazioni necrologiche la frase seguente: «insomma egli era sì onesto, sì buono, che non ebbe mai un nemico.» Se qualcuno nel giorno delle mie esequie venisse a recitarmi sulla fossa, un complimento di tal genere, vorrei che i becchini gli menassero tra il capo e la schiena quattro buoni colpi di zuppa, tanto da insegnare a tutti gli oratori da camposanto che un peggior insulto non si può fare alla riputazione di un galantuomo. «Non aveva nemici!… Ma era dunque un grand'asino, questo povero morto!…» Tale sarebbe o dovrebb'essere il commentario di ogni persona di buon senso.—Hai tu conosciuto degli uomini di mente e di cuore (non ti parlo dei grandi pensatori, dei celebri artisti, degli illustri capitani, ecc., ecc.) i quali, per poco abbiano studiato o lavorato a vantaggio o servigio dei loro simili, non siensi tirati addosso una tempesta di odii e di

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