Il gusto per i libri gli era venuto presto. Più volte, da...


Autore: Virginia Woolf

Il gusto per i libri gli era venuto presto. Più volte, da bambino, un paggio lo aveva trovato, a mezzanotte suonata, ancora immerso nella lettura. Gli portavano via la candela e lui rimediava allevando lucciole. Gli portavano via le lucciole, e lui per poco non mandata a fuoco la casa con un acciarino. Per farla breve, lasciando al romanziere il compito di spianare le pieghe della seta e le sue implicazioni, diciamo che era un aristocratico malato d'amore per la letteratura. Molti suoi contemporanei, e più ancora molti del suo rango, si sottrassero a quel contagio, e così furono liberi di correre, di cavalcare e fare l'amore a loro piacimento. Ma alcuni s'infettarono presto di un germe che si diceva derivato dal polline dell'asfodelo e portato dai venti di Grecia o d'Italia; un germe di natura così virulenta da far tremare la mano che si alzava per colpire, da annebbiare l'occhio che cercava la presa e da far balbettare la lingua che pronunciava parole d'amore. Era nella funesta natura del morbo sostituire un fantasma alla realtà: a Orlando, cui la fortuna aveva dato tutti i doni – argenteria, biancheria, casa, servitori, tappeti, letti a profusione – bastava aprire un libro perché quell'enorme cumulo di ricchezze venisse avvolto dalla nebbia. I nove acri di pietra che formavano la sua dimora, svanivano; sparivano i centocinquanta domestici; diventavano invisibili gli ottanta cavalli; e sarebbe troppo lungo enumerare i tappeti, i divani, le bardature, le porcellane, le argenterie, le ampolle, gli scaldavivande e gli altri oggetti, spesso d'oro massiccio, che a causa di quel miasma svaporavano come bruma sul mare. Era così: Orlando, davanti a un libro, si ritrova solo, un uomo nudo.


Citazione di una frase tratta dall'opera Orlando di Virginia Woolf.


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